24 feb 2008

Calatrava e il ponte di Venezia

Premesso che sono un fanatico di Calatrava, per due motivi, primo perchè ha saputo innovare in maniera intelligente il linguaggio archiettonico degli ultimi 30 anni e poi perchè è riuscito a sintetizzare nelle sue opere le istanze archiettoniche e quelle ingegneristiche.
Detto questo, volevo parlare di Calatrava, in merito al costruendo Quarto ponte che collegherà la stazione di Santa Lucia con Piazzale Roma, per dimostrare quanto sia difficile fare archiettura contemporanea in Italia.

Dopo anni ecco il risultato: tempi e costi dell'opera triplicati, polemiche da parte del mondo accademico e della città, infine scelta di una impresa inadeguata, la quale ha presentato, nel corso dei lavori, riserve per oltre 7 milioni di euro, mentre il costo iniziale dell'opera era di 5 milioni di euro. Per illustrare meglio tali vicende riporto qui di seguito alcune opinioni di semplici persone e di tecnici trovate in rete:

per la citta':

"Il ponte di Calatrava è una vergogna. 14 milioni di euro spesi per un obrobrio che non centra con tutto il contesto. Abbiamo già avuto in passato esempi di arte non degna di venezia, come la facciata del bauer o del daniel excelsior. Se proprio si doveva fare un ponte, non si poteva fare qualcosa di simile al resto?
Oltretutto, prima di fare questo ponte, non si poteva risolvere il problema che un veneziano che si deve recare a mestre, ci mette un'oretta?? La viabilità era una priorità, non questo ponte costosissimo! Vergogna"

per la categoria Architetti /Ingegneri:

"Questo ponte non può essere considerato accessibile e come tale - così com'è - non si deve realizzare, per questioni simboliche, etiche, estetiche, di principio e di rispetto della normativa vigente:
per la cultura progettuale del terzo millennio l'accessibilità è un requisito qualitativo e funzionale dell'architettura: un progetto esemplare come questo non può permettersi di eludere tale tema


la legislazione vigente non prevede "deroghe" per opere di questo tipo adducendo come motivazione unica l'unicità del luogo in cui si opera. Il territorio italiano è diffusamente connotato da innumerevoli valenze storico-artistiche e monumentali, e tale atteggiamento potrebbe costituire un pericoloso precedente a cui fare riferimento per successivi interventi a Venezia o nelle molte città storiche del nostro Paese
deve essere superato un approccio che vede nel servoscala una soluzione di utilizzo semplice e
immediato. Il servoscala non è una soluzione tecnicamente valida (l'esperienza stessa dell'adeguamento di alcuni ponti esistenti a Venezia ha dimostrato come queste apparecchiature, installate all’aperto, in presenza di un ambiente salmastro, non siano in grado di garantire la necessaria affidabilità, autonomia e sicurezza) oltre ad essere stigmatizzante ed emarginante sotto il profilio psicologico

la rilevanza dell’opera e del suo autore sono tali da rendere il nuovo ponte un riferimento per i progettisti (soprattutto i più giovani), i quali potrebbero intendere che il requisito dell’accessibilità possa essere opzionale, se anche ‘un grande’ l’ha elusa (si ricorda che a settembre Calatrava è stato insignito del riconoscimento ‘Leonardo Da Vinci Medal’ con motivazioni che includono, fra le altre, "l’alto valore educativo delle realizzazioni")

è infine banale ricordare - ma forse sfugge ai più - che si tratta di un ponte pedonale (ovvero di un’opera che sottende un' ’intimità’ con l’utente, la possibilità che possa essere vissuta ed interpretata come luogo d’incontro, punto panoramico, etc..)"

Come al solito c'è chi la vuole "cotta" e chi la vuole "cruda", ma io mi chiedo: "ma non saranno solo invidiosi?"
Piuttosto mi piacerebbe alla fine verificare come l'architetto/ingegnere spagnolo riuscira' a risolvere i problemi gia' emersi nel ponte di Bilbao riguardo alla scivolosita' del vetro.

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