19 ago 2008

La Villa Savoye riprodotta in scala con i LEGO



Si dice che buona parte degli architetti siano diventati tali perchè da piccoli hanno sviluppato capacità creative tridimensionali con l'ausilio di giocattoli, costruzioni, modellini, etc. Se fosse vero, vuol dire che Matija Grguric non vuole proprio crescere.
Eppure la sua iniziativa piace alla comunità globale degli architetti sul web che continua a visitare il sito in cui questa giovane studentessa di architettura Croata pubblica le foto della sua realizzazione: una copia in scala della celebre Villa Savoye realizzata a Poissy dal celebre architetto Le Corbusier.
E' bene precisare che non esiste nessuna scatola prodotta in serie con tutti i pezzi da assemlare e le istruzioni per l'uso. Ha fatto tutto da sola e devo dire che lo ha fatto proprio bene. per leggere il resto del post clicca su "Read more"
Colgo l'occasione per fare qualche riflessione sul valore di quest'opera che ho avuto la fortuna di poter visitare di persona quando a mia volta ero studente. Quando nel 1929 fu ultimata la Ville Savoye in Europa la maggior parte delle realizzazioni erano condizionate dal peggiore eclettismo. Gli gli architetti, disorientati e privi di modelli e/o riferimeni compositivi, si rivolgevano al passato o ad altri influssi extraeuropei o ancora alla trasposizione in architettura di mode ed orientamenti nati in altre discipline come la pittura o la scultura (di cui lo stile liberty fu forse l'espressione migliore).
In Sicilia (tanto per fare un esempio vicino ad alcuni nostri lettori) negli anni trenta andavano per la maggiore edifici con ossatura in c.a. opportunamente mascherato rivestendo le facciate con orpelli e decorazioni superficiali ad imitazione del linguaggio architettonico ottocentesco fatto ancora di muratura (spessa, solida ed utile). A quell'epoca un'opera come la VIlla Savoye doveva sicuramente apparire più simile ad una astronave aliena appena atterrata nel giardino della famiglia Savoye che alla loro abitazione di campagna. E dove sono gli ornamenti? E le tegole? E perchè stà così..... campata in aria .......senza un solido basamento? Chissà le critiche. Chissà le vicine di casa, lì a Poissy, cosa avranno potuto dire di come a casa Savoye si sperperavano i soldi per costruire questa specie di cubo sospeso senza nemmeno un capitello! Eppure quest' architetto è passato alla storia. Le sue opere sono ancora attuali. Ha avuto il coraggio di cambiare le cose. Tanto che ottanta anni dopo una studentessa appassionata di architettura e di modellini ne ha fatto una bella casetta per Barby-Savoye in perfetto international style. Le-GOrbusier sarebbe contento.
Adesso mi chiedo: con cosa giocheranno i nostri nipoti?

21 commenti:

Pietro Pagliardini ha detto...

Oh Madonna benedetta!!!! Il passatismo dell'International style!!! Il rimpianto e la paura per i nipoti che non sapranno con quali architetture giocare!
Oh Madonna benedetta!!! Siamo addirittura al modernariato in architettura!

Ragazzi, non sono solo io ad invecchiare. Guardate che ora vi tocca anche a voi un pensiero di Paul Valery!

Fabrizio Russo ha detto...

Ciao Pietro, buonanotte.
Anche se fingi di aver frainteso, sono sicuro che hai colto benissimo il senso del post che non era certo celebrare Le Corbusier come esempio contemporaneo. Il messaggio è semmai quello di osare anche oggi con lo stesso coraggio.

Pietro Pagliardini ha detto...

Certo che ho compreso! Volevo solo sottolineare ironicamente un aspetto, che non considero affatto negativo, di rimpianto per sentirmi meno solo, anche se l'oggetto del rimpianto è diverso.

Chissà, ci potremmo dare appuntamento tra 20 anni e vedere se l'oggetto coincidesse!
A chi pensasse che non arriverò all'appuntamento faccio le corna di rito.
Saluti
Pietro

Brontese ha detto...

Bisognerebbe ritornare a giocare con gli antenati dei mattoncini lego. i giochi froebeliani; del resto Wright, noto "giocatore" da piccolo, penso ne abbia tratto beneficio. Rimpiango volentieri quando da bambino mi rotolavo nella sabbia vulcanica di un cantiere, scavando gallerie, e rimpiango pure quegli architetti di indiscussa genialità. Da loro prenderne l'atteggiamento, non di certo lo stile.
FURNITTO.COM

maurizio zappalà ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
maurizio zappalà ha detto...

È possibile spiegare qualcosa senza comprenderlo? La "spiegazione" prescinde dalla soggettività a cui la "comprensione" si rivolge! Ma per questo occorre "essere in dialogo" anche se, come già scriveva Kafka: "Prescrivere ricette è facile, parlare con la gente è molto più difficile"!E allora se il "passato" non ci ascolta, complici di questa mancata comunicazione, imbocchiamo quella strada che porta a tacitare l’anima della creatività!Se il silenzio intorno a noi e dentro di noi si fa cupo e buio, apriamo un luogo di conoscenza, una terra amica, dove possiamo constatare che le “malattie dell’anima”, prima che una faccenda medica o farmacologica, sono condizioni comuni dell’esistenza umana, che i poeti,i pittori,gli architetti(ricordo i problemi sulla creatività di Toni Cordero!) prima e meglio dei medici, sanno descrivere in tutta la loro abissalità. Perché gli artisti, come ci ricorda Heidegger, sono “i più arrischianti”, i più vicini, agli scenari della "follia"! Dico questo ed è valido solo per chi tenta la strada della "diversità creativa", per i "capitelli" il discorso si fa molto semplice! Il problema creativo non si pone completamente!La condizione umana è già codificata nella "legge" e da lì non sposta!!!Altro che Valery, le cannonate!!!

Pietro Pagliardini ha detto...

A Zappalà. Per mia colpa probabilmente ma ho capito molto poco del tuo commento. Una cosa però l'ho capita: non è che "il passato non ci ascolta", siamo noi che non ascoltiamo il passato.
Sulla creatività, la follia ecc. mi sembra che in giro ce ne sia anche troppa, dell'una e dell'altra.
Saluti
Piero

maurizio zappalà ha detto...

Volevo dire proprio quello che non hai capito!Non riesco a spiegarti quello che non comprendi!Se non ti lasci andare alla creatività tout court, ti perderai sempre qualcosa dell'architettura! E' mai possibile che ancora fai differenze tra eventi straordinari e ordinari per la "creazione" di una architettura? Con tutti i limiti e le norme che ci ammazzano non riesci a liberare la tua fantasia, quando progetti? ma non credi che sia la "posizione" più libera del mondo quando decidi come verra una forma, una struttura, una "pelle"?E quanto sarà più bella se avrai ingaggiato una competizione,prima con te stesso e poi con ciò che ancora non è stato "indagato"!Insomma, Pagliardini, a me l'unica cosa che mi sostiene, per non entrare irreversibilmente nella "malattia dell’anima" è quell’energia che Freud ha chiamato “libido”, quando progetto!!!Puoi immaginare quanto me ne frega di Palladio e Vitruvio,che naturalmente ho digerito, ucciso e superato!!!!

Pietro Pagliardini ha detto...

Caro Zappalà, questa volta sei stato molto esplicito, senza tirare fuori Heidegger, e ho capito.
Cosa ci divide? Forse poco, meno di quello che tu possa pensare, ma è quel poco, quel piccolo passettino per il quale si precipita in un baratro o si resta vivi. Cerco di spiegarmi.
In questo tuo commento fai un accorato e sincero appello alla fantasia più sfrenata, al godimento e alla sofferenza che può provocare l'atto di progettare e mi domandi: ma tu, pietro, che uomo, che architetto sei che non provi questo impulso quando prendi la matita in mano per un nuovo progetto? Sei forse arido, privo di stimoli, ti limiti al rispetto di tutte le infinite norme e poi quel che viene viene?
Non ci crederai, ma anch'io provo sempre lo stesso stato di eccitazione, più che di godimento all'inizio di un nuovo progetto (non di tutti, s'intende); e fino a qui corriamo insieme, affiancati verso l'ignoto. Poi viene un momento che io penso: ma questo progetto per chi è: per me? Certo è anche per me, sia umanamente che professionalmente. Ma questo progetto, che non è un disegno (si spera) che resta su carta ma che diventerà mattoni, cemento, pietra, insomma un manufatto corposo e, praticamente eterno rispetto alla vita dell'uomo, non è solo mio, è di tutti, è del cliente, prima di tutto, ma è anche di tutti coloro che ci vivranno o vi passeranno davanti e lo dovranno subire, o apprezzare, o ignorare. Questo progetto, piccolo o grande, bello o brutto, lo consegnamo alla storia, che piaccia o non piaccia, anche se uno pensa che sia solo suo e si esaurisca nel momento che è finito e fotografato. Contribuirà, quando tu ed io saremo morti e defunti (speriamo tardi)a dire che quel luogo è bello o brutto e il giudizio che ne verrà dato non sarà, alla lunga "ma quanto è stato fantasioso chi l'ha fatto?". E allora io giro lo sterzo e controllo la mia (grande o piccola) fantasia, che poi potrebbe essere prosopopea, e cerco di fare un progetto che soddisfi tutti quelle esigenze spesso divergenti.
Tu prosegui dritto sparato e...cadi nel baratro.
La metafora è solo per spiegare ma il baratro della fantasia e della ricerca sfrenata esiste davvero.
Abbaimo due atteggiamenti filosoficamente diversi.
Io però ho un vantaggio su di te: ero come e ti posso comprendere, tu no. Lo svantaggio è che ho qualche anno di più.

Quandto a Freud su questo credimi andiamo sempre in direzione opposta: rifuggo la psicanalisi e la psicologia d'accatto. Quando mi citano Freud generalmente me ne vado e già ho fatto un sacrificio a risponderti non per l'argomento, che mi interessa e che tu hai inquadrato bene, ma per Freud e i suoi innumerevoli complessi.

Saluti
Piero

Pietro Pagliardini ha detto...

Scusa Zappalà, ma ho dovuto scrivere in fretta perchè mi chiamavano a cena e mi sono dimenticato di scrivere una cosa:
quando sterzo io non mi castro ma godo come un matto. Tra l'altro, come è ben noto, l'architettura migliore nasce dai vincoli, dalle difficoltà. Maggiori sono i limiti e più grande è la soddisfazione nel superarli e risolverli.
E' come in amore: col pagare tutti sono capaci ma una conquista lunga, difficile, piena di ostacoli, di sacrifici, anche di sconfitte, beh, c'è tutta un'altra soddisfazione.
Lascio a te l'interpretazione freudiana di questa mia battutaccia.
Saluti
Pietro

maurizio zappalà ha detto...

Senta Pagliardini, se il piano si fa complesso e non ha geometrie cartesiane, Le vengono le traveggole!Ed è questo che continua a non capire!Non si avventuri su similitudini o differenze che diventano complesse e gratuite!Tanto per rimanere nella sua pseudo razionalità che definirei al minimo contraddittoria, la sua capacità d'indagare "mondi altri" è zero! Cioè lei proprio li evita, perchè non li sente!O meglio, lei ha un senso del limite che è il suo limite!Proprio per questo si è perso e si perderà sempre qualcosa! e non c'entra un cazzo l'età! Io da quando ho memoria sono sempre stato così!!!Avido di sapere e di mettermi in discussione!
Lottatore strenuo e curioso come una scimmia di ciò che non conosco!La concorrenza non la misuro con il passato ma con il futuro! Cento volte meglio passare per "vecchio", correndo con uno giovane che non correre del tutto! Insomma la pappardella della committenza, della fotografia, dell'uso,...dell'eternità sa di muffa, di passato, di "luogocomunista"!Vuole capire o no che esiste una nuova "sintassi spaziale"! E che lei vi aderisca o no non cambierà proprio nulla!C’è un gioco, all'infinito, delle equivalenze e delle possibilità che solleva la pratica architettonica dalla responsabilità del giudizio e della critica. In questa prospettiva è in corso (con e senza la sua consapevolezza!)una rivoluzione della "struttura del linguaggio architettonico"! Un ordine trascendente , un insieme di fatti estremamente concreti e contingenti, il senso dei quali non può essere colto da chi guarda unicamente verso il mondo degli avi!!! In altre parole, i mutamenti in corso nell'estensione della configurazione progettuale sollecitano un vero e proprio ripensamento dei principi strutturali della “formatività” architettonica (che non c'entra un'altro cazzo, con le archistars!!!)Insomma lei forse arriva ad ascoltare "Fausto Papetti", a me già sta stretto John Coltrane!!!!Glielo ribadisco: è finito il tempo che i "pesi scaricano a terra!!!"

Pietro Pagliardini ha detto...

Ma lo sa Zappalà che lei è proprio un bel tipo! Io non mi arrabbio quasi mai e anche in questo caso non mi arrabbio, solo che non capisco cosa mi spinge ancora a risponderle: forse è, a proposito di limiti, vedere se c'è un limite alle sciocchezze che la mente umana può partorire.
Credo di aver capito il 20% di quello che ha scritto ma ce n'è d'avanzo.
Ma lei, che dice "C’è un gioco, all'infinito, delle equivalenze e delle possibilità che solleva la pratica architettonica dalla responsabilità del giudizio e della critica" (dove per inciso la prima parte della frase è totalmente priva di alcun significato logico, ma la seconda è chiara nella sua assurdità)crede di essere al di sopra di ogni giudizio umano? Fors'anche divino! Ma lei crede di essere al di là del bene e del male? LEI E' e basta. Come Dio.
Dalle mie parti si dice: c'è da ingrullire (per dichiarare stupore)!
Lei l'ha sempre pensata così? Bravo. Si è forse offeso per il mio riferimento al fatto che anch'io ho detto che la pensavo come lei e poi ho cambiato opinione? Mi correggo subito perchè ho sbagliato di grosso: io non l'ho mai pensata come lei, per fortuna.
Io immaginavo di trovarmi nell'ambito del buon senso, non del non-senso. No, no, no, io non l'ho proprio mai pensata come lei, ci mancherebbe.
Il cliente: conta niente! Il giudizio degli altri: conta niente!
Lei si giudica da solo. Complimenti vivissimi.
Adesso capisco perchè cita sempre Freud!
Io sono un fesso perchè devo sempre ascoltare il mio istinto che mi dice di cambiare aria quando c'entra di mezzo Freud e invece ci sono ricaduto.
Saluti
Pietro

maurizio zappalà ha detto...

La vita come l'architettura, è questione di punti di vista e di coordinate temporali. L'Architettura come "sintassi progettuale" non s'è fermata ad Eboli! Per Lei dell'ero, gli architetti mondiali si sono rappresi, come una colata lavica estenuata,ad Arezzo! Giunge notizia che non è lava ma paglia!

Brontese ha detto...

non capirò granchè di architettura; ma prego dio di lasciarmi nel limbo dell'ignoranza piuttosto di trovarmi in simili "sterili" conversazioni; poi non vi lamentate se la gente "comune" non capisce gli architetti. è vero: "ammazzateli tutti da piccoli".
FURNITTO.COM

maurizio zappalà ha detto...

C'è tempo per tutto e tutti! Quando però non si comprende (per propria ammissione!!!) bisogna stare zitti!!!quindi torna nella tua "caverna" e "prega", dato che sei piccolo, di non morire!

Brontese ha detto...

neanche chi mi ha dato i natali mi ha mai chiesto di stare zitto. lei architetto sarà molto sapiente! tanto grande è la sua cultura, tanto la sua maleducazione. E' proprio vero è solo un troll.

maurizio zappalà ha detto...

Bravo, dato che solo i bambini possono vederlo!

Brontese ha detto...

felice di esserlo! riesco ancora a sognare una società migliore.

maurizio zappalà ha detto...

Naturalmente, io già ci sono!

lucio tuzza ha detto...

Io, invece faccio plastici.
Quelli veri.
Sto realizzando una mini storia dell' Architettura del '900 con i plastici.
Saranno plastici rigorosamente in scala.
Incomincio con VILLA SAVOYE di Le Corbusier in scala 1:100.
Per i disegni , mi documento con serietà.
Ho visitato anche l' Archivio Storico della Facoltà di Architettura di Venezia (IUAV).
Sono plastici costruiti in resina e materiali plastici.
Nella vostra biblioteca oltre a libri su Villa Savoye, potrete avere Villa savoye (in scala 1:100)
Costerà solamente 190 euro + spese di spedizione.
Visitate il mio blog (dove la potrete vedere) su www.archiportale.com
Visitate anche il mio sito www.plasticituzza.it
e contattatemi.
Saluti alla Sicilia!!!

Marcu ha detto...

Quale infantile snobismo sia nel testo principale che in alcuni commenti riguardo al fatto che la costruzione sia stata fatto coi Lego. Tanto che si potrebbe dire che Eero Saarinen non è mai cresciuto perché anche lui, all'alba commerciale dei mattoncini più celebri del '900, lì usò anche per progetti d'una certa importanza... Tanto che la Lego fondò la MODULEX nel '62 proprio con lo scopo di fornire mattoncini speciali per architetti, passando ben presto ai segnali archittetonici e ai calendari scomponibili. Cosa c'è di strano ad usare i Lego per modelli architettonici? Mah!