5 set 2008

Architettura rurale contemporanea (1)

A mio parere, per garantire la sopravvivenza cerebrare della nuova generazione di architetti, bisognerebbe demolire acun preconcetti che negli ultimi anni hanno imbalsamato la creatività e la progettualià nella libera professione. Uno di questi riguarda un pensiero diffuso tra i committenti secondo cui vale l'equazione "architettura rurale" = "architettura tradizionale" = "casa in c.a con rivestimento in pietra e tetto in coppi siciliani". per leggere il resto del post clicca su "read more"
Non è proprio così e per dimostrarlo basta approfondire il senso della parola "rurale". In Germania il distretto rurale è una unità amministrativa costituita da un gruppo considerevole di comuni localizzati nella stessa regione geografica. Le chiese rurali, istituite nel Medioevo in tutta europa, servivano a diffondere il culto cristiano nelle campagne. Insomma sembrerebbe che l'appellativo rurale stia a significare un legame con il territorio nell'accezione naturale del termine. Quindi per architettura rurale dovremmo immaginare un'architettura in cui il rapporto con la natura circostante sia tra le linee guida inizali del progetto fino a divetare, in alcuni casi, la "natura" del progetto stesso. Ebbene, questo obiettivo può essere raggiunto esprimendo forme e tecnologie contempranee utilizzando, perchè no, materiali appartenenti alla tradizione. Ecco alcuni esempi con la promessa di approfondire il tema con altri rifermenti progettuali quanto prima. (vedi ArchitetturaRurale Contemporanea / 2 del 4 nov 08)





13 commenti:

Pietro Pagliardini ha detto...

Ragazzi, fate tutto quello che volete, ma non toccatemi la Sicilia!!!! Posso sopportare tutto, anche Freud, ma lo sputtanamento del luogo più bello del mondo proprio no.
Non tirate bestemmie, non immaginate neanche lontanamenete di piazzare quelle baracchette di acciaio e legno in mezzo ai muri a secco o in un giardino. Non paragonate la Germania, il paesaggio più noioso del mondo, alla Sicilia: quelli pagherebbero firo di vecchi marchi per avere luoghi come i vostri e voi le vorreste sputtanare con quattro assi di legno?
Pentitevi, ragazzi, pentitevi dei vostri cattivi pensieri.

Paternalisti saluti
Pietro

Brontese ha detto...

ritengo che l'uso di materiali "tradizionali", non abbia nulla a che vedere con la cosidetta "tradizione" in architettura; penso che in ambiente rurale stiano quei materiali che abbiano un "legame" con esso (non certo le plastiche o derivati fossili), ma la forma certamente deve necessariamente essere reinterpretata, allora si rischia di cadere nell'imitazione. Un'architettura se non è pensata che architettura è? "Bella" la soluzione adottata in esame, nel mio fondo la metterei volentieri (purtroppo ho un vincolo ambientale....), devo mettere le persiane ed il tetto in coppi.

Pietro Pagliardini ha detto...

Meno male che c'è il vincolo! Mi dispiace perchè è casa tua ma....la bellezza del territorio appartiene a tutti. Davvero non mi so capacitare del perchè "la forma deve essere reinterpretata". A me sembra che questa pulsione a reinterpretare non sia una necessità dell'oggetto, cioè dell'edilizia, ma del soggetto, cioè del progettista. Ma l'oggetto del nostro lavoro è l'architettura, l'ambiente e, infine, l'uomo. La scuola va male perchè al centro non ci sono gli interessi dei ragazzi ma dei professori, dei bidelli, dei sindacati, ecc; la sanità va male perchè al centro non c'è la salute dei pazienti ma gli interessi di medici, infermieri, direttori sanitari, ecc. Lo stesso avviene con l'architettura.
Se rifletti un momento su questo ti renderai conto che il tuo fondo non ti chiede invenzioni supreme ma.. un tetto di coppi.
So bene che un'invenzione, ma una ogni tanto, può non essere dannosa, ma la nostra è una società di massa e una non potrà mai essere, saranno mille, diecimila e lo sputtanamento è fatto. vorrei farti un esempio: a Noto c'è il famoso "grattacielo" che in realtà è una schifezza di palazzone, che deturpa (converrai con me) tutto il paesaggio.
Se quel palazzo fosse stato progettato "bene" pensi che non avrebbe deturpato ugualmente?
Saluti
Pietro

Brontese ha detto...

sono sempre dell'opinione che in una città quello che realmente si deve tutelare è la percezione che i cittadini hanno dello spazio della propria comunità. Il grattacielo di cui parli, a mio giudizio, sarebbe stato una schifezza anche "intonandosi" con l'ambiente circostante. Forse la cosa piu grande che mi ha lasciato il mio docente di storia è la consapevolezza che un progettista appena laureato ha la tendenza a scopiazzare. Col tempo questa tendenza si attenua diventando solo suggestione (qualcuno diverrà anarchico), ma pensa che nel settecento puo essere definito uno spazio storico della modernità, una serie di eventi hanno messo in discussione 2000 anni di architettura. Conoscete un'altra forma di progresso?
Tanti Saluti

Giovanni D'Amico ha detto...

Da quando abbiamo deciso di aprire questo spazio di discussione, gli argomenti piu' dibattuti sul blog sono stati quelli legati al rapporto tra architettura
e societa' contemporanea ovvero tra architetti e clienti (pubblici e privati), da queste discussioni a volte aspre, sono emersi spunti interessanti che
ci fanno capire bene quanto sia complesso questo rapporto.
Durante questi mesi si sono delineate due correnti di pensiero, una tradizionalista che mira a conservare e a tutelare i luoghi e gli spazi attraverso l'uso di
tipologie costruttive e tipi edilizi consolidati, e l'altra progressista che fiduciosa nel futuro cerca "di re-interpretare le forme" ed elaborare nuovi modi
di abitare, ognuno credo cercando di tutelare il piu' possibile la natura (almeno nelle intenzioni).
Premesso tutto questo, occorre stabilire se gli architetti della prima corrente costruiscono realmente come avrebbero fatto i nostri avi,
(strutture in muratura, materiali tradizionali locali, pietra, legno etc.) oppure costruiscono delle case in cemento armato rivestendole in pietra o mattoni
e se gli architetti "progressisti" progettano realmente spazi per l'uomo contemporaneo o sono cosi' arroganti da amare se stessi e le proprie forme.
Chi ha ragione? Ognuno dei due schieramenti propone tesi condivisibili.
Secondo gli antichi romani la ragione sta sempre nel mezzo per cui e' giusto cercare nuovi materiali, nuove tecnologie,nuovi modi abitativi, ma sempre nel rispetto
della natura costruita e non e quindi dell'uomo stesso.

Brontese ha detto...

daccordo con te! ho sempre sostenuto dove possibile una "terza via".

maurizio zappalà ha detto...

Ho capito! Credete di stare nella foresta di sherwood e giocare al "fazzoletto"! D'Amico tiene il fazzoletto e chiama i concorrenti. N°1: Pagliardini-Zappalà....N°2: Pagliardini-Russo...etc. L'esempio è chiaro...! Non mi sembra necessario disturbare alcuno! La "cosa" si complica quando si affermano castronate che non riguardano esclusivamente l'architettura! Affinchè la discussione non scada nella sterile e non pertinente tesi del "futuro contro il passato" (che è la mia preoccupazione fin dall'inizio!), bisogna rendersi conto di oggettività palesi! Credo che il busillis sia di altra "natura" ! Non è questione di "stile", è questione "antropologica" !I padri sordi ed anacronistici, ribadisco, dovrebbero avere il buon gusto di deporre le armi! Almeno, rimarrebbe il buon ricordo, di se!I "vecchi" (culturalmente!), se non sono "shaolin", è troppo semplice colpirli!anche solo con l'ironia! Per cui, basito,attendo stimolazioni piu degne!

Pietro Pagliardini ha detto...

Stamani abbiamo un continuo scambio di opinioni con D'amico che mi sembra abbia decisamente azzeccato i due punti di vista del contendere in questo blog.
Quello che non mi piace è però il temine "progressista" riferito a chi ha fiducia nell'architettura del futuro. Intanto è un termine mutuato dalla politica e, anche qui, vallo a capire chi è progressista e chi conservatore!
La questione è proprio antropologica nel senso che le società sono figlie della propria cultura, della propria storia e azzerare la storia è violenza.
Poi ci sono (c'erano) le cosìdette avanguardie che rompono con la storia e va benissimo finchè è un fenomeno culturale d'elite, di avanguardia appunto, ma quando si impone alla massa quel tipo di "rupture" cominciano, come sono cominciati, i disastri perchè è come nella ricerca scientifica: libertà di ricerca sì ma libertà di applicazione no: un farmaco deve essere testato, la clonazione deve essere approvata ecc.
Quindi chi parla di "ricerca" in architettura paragonandola alla scienza banalizza il problema.
Comunque il dibattito continua.
Saluti
Pietro

maurizio zappalà ha detto...

No!Allora non è chiaro! Neanche con l'ironia!e del resto, però, non rimane altro! La risorsa della Natura incontaminata o della Natura predominante è stata ideologicamente giocata contro l’antropizzazione, facendo derivare il collasso ambientale dall’eccessiva o brutale presenza dell’uomo. Si fa sempre più chiaro quanto il paesaggio non sia staticamente immobile e quanto, invece, sia animato da una sua Storia, che è la Storia della Natura, degli eccessi della Natura (terremoti, effusioni laviche, smottamenti, tsunami, alluvioni, inondazioni, etc). La migliore difesa della Natura è quella predisposta dall’intelligenza dell’uomo, dalla antropizzazione... Per usare un’analogia si può dire che fra la Natura indifferente, muta o autoreferenziale quindi insignificante e la Natura dell’intelligenza, dall’intelligenza amministrata c’è la stessa differenza tra un fatto e una notizia. Un fatto diventa notizia solo se è informato a criteri di comunicazione qualificati; un “fatto” naturale diventa risorsa solo se è raccolta nelle mani dell’uomo. Per uscire dalla metafora, se la bellezza di un sito è il suo valore, gli è necessario che si valorizzi il sito con interventi incisivi ed orientati alla salvaguardia della Bellezza, bisogna maritare la Natura con l’artificio, il piacere disinteressato del panorama, (del mare, ad esempio, nel nostro territorio) con il tintinnio della moneta, con l’interesse dell’imprenditore turistico. Amministrare la Bellezza potrebbe sembrare impossibile ad occhi ingenui: dietro un bel volto di donna c’è tutta la scienza del cosmo, tutta la cosmetica.
Tanto per intederci, il Pincio, non è la foresta di Sherwood! A suo tempo, è stato "pensato", insomma, c'è la mano dell'uomo!!!
Quello che scambiate per "Natura" è luogo antropizzato!!!Altro è, se un progetto ha qualità o è scadente! Ma quello è tutta un'altra storia!!!La logorrea ambientalista è una truffa!Il trucco sta che non esistendo in Italia, ormai, nessuna capacità politica (idem sinistra - destra)e culturale, di progettare il futuro, si tira fuori dal cappello l'alibi della cementificazione e del "verde"!!!E discutiamo ancora! Ma di cosa? Ancora, qualcuno fa confusione tra antropizzazzione e storia!Insomma c'è da chiamare la Neuro!C'è chi farebbe arrestare le avanguardie, chi tornerebbe al chinino, perchè un pugno fa male quando te lo dichiaro, no , quando lo ricevi!!!Siamo al paradosso!!!!

daniela ha detto...

Qualcuno ha visto questo fantastico museo dentro un parco di Monaco di Baviera?

www.buchheimmuseum.de

Perfetta combinazione fra natura e architettura moderna.

maurizio zappalà ha detto...

http://www.multimedia.ilsole24ore.com/fotogallery/ef7a4292-8a57-11dd-a3c8-efc7617055b7/ef7a4292-8a57-11dd-a3c8-efc7617055b7.shtml?1

Beh, anche questo esempio non mi sembra male,male!
...E comunque, il problema non è trovare modelli di riferimento eseguiti! Potremmo aprire un "catalogo" infinito! Ci si deve intendere su cosa, oggi, non è stato antropizzato dall'uomo!e fare, una pernacchia, per esempio, ad Alemanno ed ai suoi accoliti!!!

Unknown ha detto...

Mi trovo vicino all'idea di "Brontese" più che di altri.
In ogni epoca l'architettura ha lasciato prova delle sue evoluzioni in ogni sua branca. Lasciare ai nostri pronipoti una paesaggio rurale fatto di imitazioni sarebbe come dichiarare che nella nostra epoca non è esistita l'architettura. Cosa che non è.
Da un altro canto però è anche vero che gli edifici postati in questo articolo rappresenterebbero, in gran parte del paesaggio rurale siciliano, un netta rottura, un divorzio, uno strappo al contesto dall'effetto poco piacevole. Con il mio progetto credo preferirei adagiarmi sul paesaggio con una struttura antisismica, un volume rivestito dei materiali naturali locali, una vegetazione che tenga conto del posto e che aiuti a rendere poco impattante l'esistenza del fabbricato all'interno del contesto. Della nostra preziosissima masseria siciliana manterrei solamente l'uso dei materiali locali e null'altro.
Discorso totalmente diverso ovviamente quando si tratta di recupero e non dinuova costruzione

Elite Elevators ha detto...

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