15 gen 2009

Lo studio O.S.K.A. Architects di Seattle vince l'Architecture Firm Award 2009



L'AIA (American Architecture Institute) sceglie lo studio di Seattle "Olson Sundberg Kundig Allen Architects" come vincitore del premio Architecture Firm Award 2009. Scott Allen: “La cosa grandiosa di questo premio è che viene attribuito non a un singolo individuo ma a un intero studio. Si tratta di un riconoscimento alla vera natura del lavoro dell’architetto ed onora le persone fantastiche che lavorano con noi, celebrando la cultura progettuale che abbiamo costruito negli ultimi trentacinque anni”. per visualizzare il resto del post clicca su "read more".

Si ringrazia Maurizio Zappalà per la segnalazione e per il testo dell'articolo.














4 commenti:

PEJA ha detto...

La cosa triste di queste manifestazioni è che sono troppo celebrative. Di solito i cataloghi non sono altro che serie di fotografie, e non viene nemmeno tentato un punto della situazione. Eppure è una occasione importante. Peccato.

Pietro Pagliardini ha detto...

La cosa triste è che vengano dati premi per qualche copertura a sbalzo e poco più.
L'architettura sta distruggendo sè stessa, anzi è già finita.
E il peggio è che sono finiti gli architetti perché i nostri giovani vivono una vita schizofrenica: da una parte il superomismo dell'architetto creatore, che si sfoga però guardando riviste, sognando e facendo concorsi, dall'altra la brutta realtà che viene insegnata loro, cioè la progettazione guidata dalla "sicurezza", il superamento delle barriere architettoniche, il fotovoltaico, cioè il politically correct di cui si nutre questo paese.
Manca completamente la fase centrale, cioè il mestiere e la capacità di fare un progetto normale, plausibile, accettato e accettabile, il rispetto per la cultura e la storia, per le regole della progettazione.
Sto sognando? Niente affatto, questa è la fotografia del grosso (e il grosso dell'enorme è parecchio) degli architetti che escono dall'università, dove si passa dai sogni alle miserie delle leggi.
Continuiamo a dare questi premi e a illudere i giovani architetti.
Saluti
Pietro

maurizio zappalà ha detto...

Certo, Pietro, anche della Galleria Nazionale di Berlino di Mies, potremmo dire che è una scatola d'acciaio!Ma ti rendi conto di cosa dici?Certamente come dici tu, siamo in Italia, patria miserabile dell'architettura! e quale architetto uscito anche dalla più m.....osa facoltà italiana non ha sognato di realizzare un sogno?Il sogno, per rimare concreti, è sfidare lo spazio! E questo non lo insegna nessuno! O si ha o se ne fa a meno!Tu parli del pulsante rosso che i vigili del fuoco desiderano per normativa! Io intendo che un buon progetto non viene, mai, inficiato dalle "barzellette" degli enti preposti alla distruzione dell'estetica!Insomma, tu, parli delle tue regole, delle tua cultura, della tua storia e pensi di abbeverare tutti? Già una volta telo dissi e lo ribadisco, hai bisogno, qualche volta, di un Jack, anche doppio, per lasciarti andare alla bellezze e alle sorprese dell'architettura contemporanea! così provi a "sbalzare" fuori Muratori!

Con affetto, perchè tengo alla tua salute!!!

Pietro Pagliardini ha detto...

Maurizio, intanto vedo che hai cambiato foto e questa è decisamente più allegra.
Forse non mi sono davvero spiegato io questa volta (a parte lo sbalzo che ribadisco).
Io conosco diversi giovani architetti e constato (come un fatto negativo e non come fatto positivo) che molti di essi vivono una vita schizofrenica, come architetti: da una parte le grandi aspirazioni "creative", che sfogano nei concorsi, dall'altra (loro, non io) quando devono affrontare un progetto vero ragionano (loro non io) in termini di leggi sulla sicurezza, pannelli solari, barriere architettoniche, cioè ragionano in termini di leggi (non le regole dell'architettura ma quelle dello Stato), quasi che tutto si esaurisca lì. Non vale ovviamente per tutti ma per molti sì.
Non sarò certo io a pensare che i progetti li debbano fare le leggi (anche se li fanno in effetti) è a loro che viene insegnato in questo modo, però, paradossalmente, spingendoli anche ai gesti creativi e individuali.
Volevo solo sottolineare questa contraddizione che è semplicemnete nei fatti.
Io vorrei sbalzare fuori la stragrande maggioranza dei professori, dottorandi, associati, contrattisti e via discorrendo e rimettere in sella Muratori.
Saluti
Pietro