23 mar 2009

Sulla loggia di Isozaki a Firenze... (sottotitolo: "il terrore del cambiamento")













Dopo esserci occupati del ponte di Calatrava a Venezia e dell'Ara Pacis di Meier a Roma, non potevamo esimerci da fare almeno un'accenno sull'attuale polemica riguardante la pensilina di Isozaki a Firenze. Nel 2000, come alcuni ricorderanno, il celebre architetto giapponese aveva vinto il concorso per la rievocazione della loggia dei Lanzi in Piazza della Signoria con una struttura in acciaio e pietra con statue classiche. (per leggere l'articolo completo clicca su "read more") .

Nella storia controversa della Loggia di Isozaki, le maggiori critiche sono giunte, ovviamente, per "il contrasto tra vecchio e nuovo... (probabilmente ci si aspettava un costrato soft tra "vecchio" e "finto"). Durante il governo Berlusconi, il sottosegretario ai Beni Culturali congelò il progetto, si impegnò a cambiarlo e definì il giapponese Isozaki un kamikaze dell'architettura. Dopo anni di polemiche, nel dicembre 2006 apparve su tutti i giornali la notizia dell'avvio della fase di progettazione definitiva/esecutiva dell'opera in modo da poter iniziare i lavori entro 18 mesi. Nel 2007 il progetto supera l'esame della Soprintendenza ma non quello dei cittadini. Nascono movimenti spontanei e fronti del "NO". La città si divide, anche se i favorevoli restano in silenzio (come sempre) mentre gli oppositori gridano a gran voce circa l'oscenità del progetto, l'offesa per la città di Firenze che non merita questo obbrobrio, etc. etc. Sgarbi la definì "un orrore... una rete da materassi". L'Ordine degli Architetti di Roma lanciò invece un appello affinchè si realizzi.
L'unica argomentazione convincente per un esito favorevole alla realizzazione del progetto che sembrò interessare l'opinione pubblica riguarda la penale prevista nell'incarico del progettista giapponese che prevederebbe il pagamento completo della parcella anche nel caso di mancata esecuzione dell'opera (circa 850.000 euro).
Insomma, non voglio generalizzare ma sembra sempre la stessa polemica innescata ogni qualvolta si pone il tema della modenità nei centri altamente storicizzati come già successo per il progetto del Ponte di Calatrava a Venezia, o dell'Ara Pacis di Maier a Roma . Io lo definirei "Il terrore del cambiamento" o, come la definirebbero gli psicologi/sociologi : una obiettiva difficoltà nella "gestione del cambiamento". Come alcune persone hanno difficoltà a veder modificate alcune cose (o alcuni spazi) che rappresentano la sicurezza, la tradizione, la solidità e pertanto sono fortemente "rassicuranti"; così il popolo italiano (a mio parere fortemente "insicuro"), si ancora al passato rappresentato dagli edifici, dalle piazze perchè è "terrorizzato" all'idea di poter perdere uno dei pochi primati che forse ancora per poco mantiene al mondo in tema di patrimonio culturale. Comprensibile... forse. Peccato che se anche i nostri antenati l'avessero pensata allo stesso modo, oggi non avremmo nessuna Venezia, Roma o Firenze da dover "difendere" dall'Architettura.
Insomma, il problema generale è sempre lo stesso:
L'INADEGUATEZZA CULTURALE DEL POPOLO ITALIANO IN MERITO AI TEMI DI ARCHITETTURA CONTEMPORANA E L'ASSOLUTO DIVARIO NEL DIBATTITO NAZIONALE TRA LE ISTANZE DI RINNOVAMENTO CULTURALE ED IL PREGIUDIZIO DELL'OPINIONE PUBBLICA NEI CONFRONTI DEL NUOVO.

Dite la vostra, se vi pare.

Ecco alcuni link: Architettiroma
Sgarbi su"Il Giornale della Toscana"
Bondi su "Nove.Firenze.it"
La Repubblica (sett 08) e (dic 08)

Giancarlo De Carlo commenta la Loggia di Isozaki













7 commenti:

maurizio zappalà ha detto...

Insomma,fabrizio, deve essere chiaro, sancito e ratificato che la maggioranza dell'intellighenzia (ce ne fosse una!sic!) architettonica italiana non capisce che le proposte di contemporaneità o meglio di "futurismo architettonico", oltre all'aspetto culturale, presentano un'importante prospettiva economica! "Un investimento economico-estetico"!Un concetto che è entrato a pieno titolo nell'immaginario culturale europeo e americano e globale tranne in quel puntino a forma di stivale! Ricordo, per la cronaca che il museo di Bilbao di Gehry, viene realizzato contro il volere del popolo che desiderava, dal momento che ­la crisi del golfo di Biscaglia si tagliava con il coltello, investimenti pubblici per la salvaguardia dei posti di lavoro tramite finanziamenti alle industrie in crisi. La verità è stata, invece che quella scommessa superò le migliori aspettative!Il successo e la volontà di un sindaco (contro tutto e tutti!) cambiò radicalmente il clima avverso che si era formato.
Nel primo anno, '97-'98, entrarono nel Museo 1.360.000 di visitatori!!!La città cambiò radicalmente! L'economia si risollevò e soldi per tutti! E, senza alcun dubbio, non si può che evidenziare la riappropiazione dell'autostima della società bilbaina! Insomma di quelli che mettevano le bombe!!!! Ah la grande cultura italiana! Vergogna!!!!Vergognamoci!!!!

Pietro Pagliardini ha detto...

Vedo solo oggi questo post che mi era completamente sfuggito e, senza entrare troppo nel merito perché è piuttosto tardi, segnalo solo che gli schizzi a mano riportati nel post sono di Nikos Salìngaros che ha presentato a Firenze, nella conferenza stampa con Vittorio Sgarbi un suo scritto sulla e contro la pensilina di Isozaki, che io definisco il grande gazebo. Se l'avesse progettata il geometra del Comune (che avrebbe fatto forse meglio) tutti avrebbero gridato allo scandalo.
Basta andare sul posto per rendersene conto.
A Maurizio dico solo che Bilbao avrà bisogno di Ghery per i turisti ma Firenze non ha bisogno di Isozaki, visto che è già seppellita da orde di turisti con quel che c'è adesso.

Lo scritto di Salìngaros, con i relativi schizzi, è pubblicato sul sito Artonweb di Vilma Torselli. Questo il link:
http://www.artonweb.it/architettura/articolo24.html

Saluti
Pietro

maurizio zappalà ha detto...

Anch'io, pietro , non entrerei nel merito ma mi sembra che ci dobbiamo proprio entrare! Potrei dirti che certo il progetto di Isozaki non mi fa impazzire! Ma il busillis non mi pare questo! Rincaro la mia solita dose sull'immobilismo tutto italiano nell'ambito dell'investimento estetico! Insomma, gli italiani sono stati capaci di sferrarsi contro il ponte di Calatrava a Venezia! ti risulta, pietro? si scivola, le "pedate" disomogenee, quant'è costato, i soldi potevano essere spesi diversamente, eccetera e insomma millanterie di penosi veteroluogocomunisti e presuntuosi passatisti!“ovofans” quelli che hanno scoperto l’ovovia solo per i gradini del ponte di Calatrava e non per i millanta della storia pontesca veneziana!Allora e richiudo Il problema è di altra natura ed è ovvio che un amante della "seduzione del passato" come sei tu, difenda il "popolo turistico" di Firenze, ops dei monumenti di Firenze , ops del 90% perc di patrimonio mondiale di oprere d'arte etc, etc! Come al solito, pietro, non vuoi accettare che esiste un concetto contemporaneo di investimento estetico che rinfresca l'area, l'architettura, le città e il nostro spirito!!!

Pietro Pagliardini ha detto...

Maurizio, mi piace la tua frase finale:
"esiste un concetto contemporaneo di investimento estetico che rinfresca l'area, l'architettura, le città e il nostro spirito!!!"
Il rinfrescarsi dell'aria, del senso estetico, delle nostre città è concetto che condivido. Sono il primo a riconoscere che una città, ogni città, non debba, e non potrebbe farlo neanche se lo volesse, ripetersi uguale a se stessa. La necessità, il bisogno di cose nuove, di case nuove, è intrinseco alla nostra società che, in quanto libera e aperta, non potrebbe rinunciarvi. Esistono però delle precauzioni e delle regole.
Le precauzioni stanno nella conservazione del patrimonio che ci è stato tramandato e che non può essere dilapidato per le voglie degli architetti.
Le regole sono quelle dell'urbanistica, della formazione delle città che non sono nè quelle delle Norme di Piano nè quelle delle fantasie degli architetti.
La città (l'ho detto mille volte) è l'ambiente di vita dell'uomo, è la sua natura artificiale e ha regole che derivano dal fatto che l'uomo è animale sociale e deve stare insieme agli altri. Senza questo dato non sarebbe nata la città. Dunque la città deve conformarsi a questo dato. Se tu prendi un leone e lo metti in una foresta di betulle al freddo, il leone è fuori del suo ambiente e muore. Non diversamente accade per l'uomo: se lo costringi a vivere in una Disneyland muore dentro ugualmente.
Una struttura urbana forte accetta tranquillamente architetture diverse, contemporanee, nuove, fresche, come dici te. Una città inesistente fatta di oggetti di design strampalati ognuno steso su un piano come i soprammobili di casa non è una città.
La città non è il campo di sperimentazione dell'architetto-poeta ma è il luogo dei cittadini.
In fondo il mio passatismo è tutto qui.
Saluti
Pietro

maurizio zappalà ha detto...

Senti, pietro, dobbiamo necessariamente metterci d'accordo su cosa intendi per "coerenza"!Io ad esempio, aborro e "sparo" chi invoca i "padri fondatori" e li fanno scendere in campo, appena, desiderano garanzie!e mi ritengo coerente! Tu, ad uso meramente speculativo/personalistico, appena s'intende mettere "mano" ad un "catorcio", ritenuto "passatisticamente datato", urli e vuoi che intervengano gli " angeli degli avi" per prendere multe ed amputare "mani". Insomma, sei un architetto o un "angelo" urbano?
Appena mi arrischio a dire che sei amante delle regole tu invochi Dio (nel senso che mi dai del "benedetto"!)! Appena parlo d'investimento estetico che a parer mio non deve risparmiare neanche "San Pietro", mi ricordi forbitamente che esistono "precauzioni e regole! Insomma, pietro, a che gioco vuoi giocare? Sii coerente ad affermare che per te,nulla, "dalla cinta duecentesca alla città ottocentesca", debba essere toccato, al massimo, forse, manutentata!E anche lì, se non si ha ben chiaro il codice del restauro o il "modernissimo" manifesto di S. Muratori, chiari chiari nelle proprie "corde" , shut up!Ma possiamo andare avanti così? Insomma, la tua "cìttà ideale" non corrisponde assolutamente alla città di un contemporaneo! la città è il Campo di Marte dove nessuna regola vige se non quella codificata da uomini!Il dubbio con ti coglie , che siano stati "interessati" e scarsi? Mah ritengo che sia un offesa a Marte che tra l'altro era un dio!!!Il tuo passatismo è che sei passato...poeticamente!cosa da manuale cencelli!!!

Pietro Pagliardini ha detto...

"Benedetto Maurizio" non chiama in causa Dio ma è espressione paternalistica e basta.
Il centro storico non va toccato, questo è il mio pensiero, o almeno non va toccato con l'intenzione di non rispettarlo e l'esercizio creativo e creatore significa deturparlo, renderlo un campo di sperimentazione.
Per me significa non essere architetti e basta perché il mestiere dell'architetto richiede la lettura di ciò che esiste. Se uno non sa leggere non può neanche scrivere.
Io mi riferisco alla città nuova, o alle parti di essa, che strutturata proprio con le regole muratoriane, che ti invito a soppesare con attenzione, tollera anche interventi di diverse sensibilità. A parte, è ovvio, le Architetture dell'assurdo, citando il recente libro di John Silber, che non passerà alla storia ma che insegna qualcosa.
Saluti
Pietro

maurizio zappalà ha detto...

Io non so leggere la città come la sai leggere tu! Io non so progettare come sai progettare tu! E al di là del leggere e dello "scrivere"/progettare, io mi sento libero e tu non hai nulla da spiegarmi!!!Non si puo nemmeno immaginare quanto la vita potrebbe essere libera da peccati se la morale non si scandalizzasse!
(K. Kraus)