10 mag 2008

...a proposito di "cambiamento": il ponte di Calatrava a Venezia!

Visti i temi trattati negli ultimi post e nei commenti a proposito di "cambiamento", mi è sembrato interessante ripescare un argomento già trattato in questo blog qualche mese fa: il 4° ponte sul Canal Grande di Venezia in corso di realizzazione a firma di Santiago Caltrava . Basta fare una rapida ricerca su internet per trovare una infinità di blog, forum o siti dedicati che elencano gli argomenti del no!:
  • la celebrazione dell'inutilità del ponte,
  • il costo macroscopico,
  • lo scempio del patrimonio architettonio-ambientale veneziano definitivamente deturpato,
  • la scarsa attenzione per i disabili che sono costretti ad attendere l'ovovia montata nell'intradosso del ponte,
  • l'eccessiva durata dei lavori (il ponte di rialto completato in metà del tempo),
  • le insuperabili difficoltà per il trasporto e montaggio del concio centrale, etc.

Insomma, tutto secondo il tipico schema comportamentale italiano (o era una legge di Murphy?):

se le cose non si fanno, va male, se si fanno, va peggio.

E' anche divertente osservare i mezzi e i modi con cui chi non è favorevole alla sua realizzazione (ormai quasi ultimata) diffonde ed esaspera una polemica che ha avuto toni estremamente aggressivi nelle fasi più difficili del cantiere che ha inevitabilmente arrecato alcuni disagi. Non si contano i blog che accusano tutto e tutti di avere permesso un simile disastro e, come accade spesso in casi simili, sembrano essere tutti daccordo sul fatto che un'opera così moderna non andava fatta. In pratica ogni argomento è valido per dare addosso ad un'opera che ha definito in modo inesorabile un profondo cambiamento della città di Venezia.

Ovviamente la maggior parte di coloro che giudicava positivamente l'opera, stava in silenzio; un po' perché è sempre rischioso dichiararsi pubblicamente favorevole a qualcosa disprezzata /odiata da tutti, un po' perché comunque tutto questo cambiamento dava fastidio anche a loro.

Adesso che l'opera è quasi ultimata le polemiche vanno diradandosi perché nel frattempo i veneziani si sono abituati all'idea del ponte, lo hanno visto ieri in costruzione, lo vedono oggi ultimato, lo vedranno domani... e per fortuna ormai rimarrà sempre lo stesso: in sostanza il cambiamento è finito. Finalmente! Vedrete che tra qualche anno ne andranno tutti orgogliosi.

Chissà cosa succederà quando si comincerà a costruire il ponte sullo stretto di Messina!

7 commenti:

Brontese ha detto...

....e pensare che circa un quarantennio o poco più, la laguna, o meglio l'accademia, rifiutava l'opera di le Corbusier, -l'ospedale di Venezia-.Oggi, forse, avrebbero accettato una "macchina" all'avanguardia !?.

ceranto ha detto...

La domanda è... cosa ne pensate della piramide del Louvre???

Può l'architettura moderna accostarsi a quella classica??

Questo ponte è davvero così brutto, o è difficile immaginare un'opera del genere a Venezia???

Fabrizio Russo ha detto...

Per rispondere ad entrambi citerei la definizione di Avanguardia tratta da Wickipedia: "Avanguardia è la denominazione attribuita ai fenomeni artistici e letterari più estremisti ed audaci", precisando che l'Architettura è sicuramente un fenomeno artistico e che tutte le architetture a cui oggi diamo un valore culturale (dall'architettura greca ad oggi) sono state in realtà di avanguardia.
L'invenzione romana dell'arco e del cemento era d'avanguardia;
Le cupole del Brunelleschi erano d'avanguardia;
La rivoluzione Liberty era d'avanguardia;
I volumi puri di Le Corbusier erano d'avanguardia;
La piramide del Louvre dell'Arch. Pey era d'avanguardia.
Anche il ponte di Calatrava a Venezia è d'Avanguardia; lo è per il rapporto estremamente leggero tra la sua grande campata e gli elementi estremamente filiformi che lo compongono; lo è per l'innovazione della larghezza variabile (è largo solo 3 metri alle stremità e 9 al centro in previsione della sosta dei pedoni); lo è per l'innovazione tecnologica della balaustra invisibile e luminosa che lo rende ancor più leggero;
Probabilmente dovranno passare almeno 10-15 anni perchè venga accettato dal popolo, così come è stato per la torre eiffel (che i parigini volevano demolire in quanto "obbrobrio decontestualizzato").
Non esistono luoghi per costruire in modo classico e luoghi per costruire in modo moderno.
L'architettura moderna di qualità DEVE accostarsi a quella classica.
L'architettura classica cui oggi riconsciamo un valore, un tempo è stata modernissima; anche per questo oggi è riconsciuta di interesse culturale, perchè ai tempi era d'avanguardia.
E poi l'architettura non è un'arte come la pittura o la scultura che si guarda e basta. Le città vanno vissute, gli edifici sono abitati, ci si lavora dentro. La funzione è un elemento fondamentale della progettazione.... e se proprio andava fatto un ponte a Venezia per motivi di viabilità pedonale, di protezione civile, di fruizione turistica, di accessibilità etc., come andava progettato se non all'avanguardia? forse in muratura? con volute e riccioli barocchi? Se Leonardo fosse vissuto ai giorni nostri avrebbe apprezzato il lavoro di Calatrava.

Brontese ha detto...

In merito al concetto di avanguardia ricordo un testo, per me di difficile lettura, di Manfredo Tafuri: "la sfera e il labirinto".Uno dei primi capitoli è dedicato all'architetto, forse l'unico, che anacronisticamente ha gettato le basi di quella che nei primi del novecento, sulla scia del primitivismo di Gauguin, fu l'avanguardia in pittura come negazione del fondamento (dadaismo);mi riferisco all'opera ed alla figura di G.Piranesi.Il capitolo,per chi non l'ho avesse gia letto è: "da Piranesi a Eisenstein,storicità dell'Avanguardia".Premesso cio, è vero che quasi ogni forma di architettura ha rappresentato avanguardia; l'indagine sta nel capire quanto si sia realmente discostata dal passato e quanto appartenga a quella serie di "inizi" che poi danno origine alla modernità o contemporaneità.Vedi anche dualismo Piranesi-Escher o Ledoux-Escher

FURNITTO.COM

Pietro Pagliardini ha detto...

A Fabrizio Russo.
Dissento totalmente da quello che dici perchè tu trascuri alcuni elementi essenziali:
la storia,
il rapporto tra storia e avanguardia,
la differenza tra le arti di avanguardia e l'architettura di avanguardia.
La storia non è solo un peso da scrollarsi di dosso con fastidio ma è il nostro patrimonio culturale, genetico ed economico; mancarle di rispetto vuol dire distruggere il nostro passato, tagliare "i ponti"; c'è una bella frase di Chesterton che dice:La tradizione non significa che i vivi sono morti ma che i morti sono vivi.
Quella che tu chiami "avanguardia" in Brunelleschi è "innovazione". Per essere avanguardia c'è una condizione essenziale: la consapevolezza di volerlo essere; essere di avanguardia è una scelta che volutamente annulla ciò che c'era prima per ricominciare da capo. Brunelleschi (ed altri innumerevoli innovatori) hanno rinnovato ma sempre nel filone della storia e della tradizione (fortunatamente). L'avanguardia ha un valore deliberatamente distruttivo che, prima del novecento, non c'era. La torre Eiffel non è avanguardia, è una consapevole scelta tecnologica, non a caso è nata per una esposizione temporanea.
L'avanguardia pittorica, anche se commettesse errori e producesse brutto, fa danni limitati perchè un quadro lo puoi vendere, bruciare, mettere in soffitta, un edificio no, rimane lì per secoli.

L'archiettura di Calatrava, che è talora indubbiamente bella, ormai è solo autoreferenziale, come quella di tutte le archistar che producono pessimi monumenti a se stessi e ai loro sponsor. Quanto al Ponte di Venezia credo che unisca il niente al niente, proprio l'opposto della funzione di un ponte.
Pietro

Fabrizio Russo ha detto...

mi scuso per il ritardo nella risposta.
Rivolgendomi a P. Pagliardini vorrei invitarlo a spostare la "location" di questo scambio di opinioni al nuovo post di Giovanni D'Amico appena pubblicato proprio sull'argomento :
http://architetturacatania.blogspot.com/2008/06/storia-e-avanguardia.html

Fabrizio Russo ha detto...
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