18 ott 2008

Che fine ha fatto la donna architetto?

Sono tutte attrici le grandi donne, mai architetti, poche scrittrici e pochissime si distinguono in politica. Non se ne sente parlare e loro non parlano, nemmeno in un piccolo pezzettino del nostro spazio su architetturacatania. Poi però ci sono immagini on line di tante donne manager ... come a dire quante donne però hanno “potere”… ma a che servono? se nemmeno le comuni mortali riusciamo ad affacciarci in mezzo a una folla di professionisti uomini rivali e accaniti! In Italia il 29% degli architetti è donna. Una percentuale in crescita ma sempre troppo bassa rispetto ai numeri delle iscrizioni alle Università. Molte abbandonano gli studi oppure si laureano e poi non riescono ad intraprendere la professione. In un mio vecchio post qualcuno commentava che in effetti le donne architetto a volte sembrano delle casalinghe disperate, e aggiungeva che se i risultati sono buoni ... poco male! Dunque l’esclusione della donna dalla creazione degli spazi è tuttora reale. Non si accetta che la donna possa progettare in modo assolutamente diverso da un uomo, ma alla fine l’architettura è sempre architettura non è né uomo né donna. Oggi «il modello di cittadino è maschile» proprio come scrive la spagnola Marta Román, specializzata in relazioni tra lo spazio e il genere, e che le città sono pensate “da e per” gli uomini e che questo modello urbanistico tradizionale esclude tanto le donne, quanto le altre persone, siano essi bambini o anziani. Altro che abbattimento delle barriere architettoniche... se ne parlava dal 1971, poi la Legge nel 1989. Oggi non si vedono cambiamenti radicali soprattutto in Sicilia. Così è per la crescita delle donne architetto. Ma se non demoliamo una credenza sgradevole come questa che può essere cambiata tramite l’educazione alla cultura e le pari opportunità non avremo mai una città a misura di essere umano (donna/uomo).
Eppure le competenze manageriali che tipicamente si riconoscono alle donne sono la capacità nelle relazioni, l’attenzione alle persone e ad una migliore qualità della vita. Ecco dunque, perchè non sfruttare tutte queste risorse? il che non significa relegare tutte le donne a fare ciò di cui l'uomo è stanco, ma ciò che l'uomo non è capace a fare al meglio. Nel mondo dell’Architettura contemporanea i nomi che più si sentono e che corrispondono davvero alle grandi del nostro tempo sono: Zaha Hadid, Benedetta Tagliabue e Gae Aulenti, esse nel loro lavoro hanno ben reso il concetto di esistenza di diversità in ambito progettuale, consapevoli della ricchezza che può portare all’intera società. E’ importante alimentare il dialogo tra i diversi modi di interpretare la realtà ed è fondamentale sostenere il progresso e la valorizzazione della donna nella professione di architetto.

Vi segnalo un libro:
Gisella Bassanini, "Per amore delle città. Donne, partecipazione, progetto"

10 commenti:

Pietro Pagliardini ha detto...

Voglio essere scorrettissimo. Guarda il lato positivo: nessuno potrà dire che la Hadid si è affermata grazie alle doti sulle quali molto spesso si basano le attrici, visto che le tiri in ballo te.
Il mistero sta, per me, in base a quali grandi meriti si sia affermata, oltre all'ottima posizione sociale di cui ha goduto.
Saluti
Pietro

PEJA ha detto...

Hai scordato Odile Decq e McFarlene, che nonostante siano donne ed affascinanti, non han goduto delle posizioni sociali di cui Pietro parla, ma di talento! ;)

Emmanuele

Giovanni D'Amico ha detto...

Le ragioni dell'esclusione delle donne dalla nostra professione sono tante e sono legate al fatto che nell'opinione comune ancora in Italia la donna è brava a svolgere solo certe mansioni e non è certo in grado di intraprendere una professione "pratica" come l'architettura o l'ingegneria.
Al limite nell'opionione comune un architetto donna è al massimo una brava arredatrice.
In tutto questa "pochezza" di civiltà in cui viviamo come giustamente dice Eleonora primeggiano poche donne, poche in politica, pochissime nelle grandi aziende (solo l'1% è nei CDA).
L'aspetto comico della vicenda e che poi gli uomini eleggono a capo della Confindustria una donna.
Tuttavia tornando al nostro campo e alla nostra realtà, vorrei dire che i colleghi hanno trascurato l'arch maria giuseppina grasso cannizzo, forse la più talentuosa architetto degli ultimi 10 anni.

Giovanni D'Amico ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
maurizio zappalà ha detto...

Cara Eleonora, o sei un'invenzione di Paul Julius Moebius autore del più esilarante pamphlet maschilista di tutti i secoli ("L'inferiorità mentale della donna") o una sopravvissuta dell'inabissamento del matriarcato (supposto, reale?) di Bachofen. Ovunque le donne fanno quel che vogliono e non fanno quello che non vogliono. Ad esempio, non fanno le carpentieresse, non fanno le muratrici, non tirano la cantarella, non fanno le killer della mafia,non fanno le camioniste, non lavorano all'epurgo pozzi neri, non fanno le vvoricamotti ("becchine"), non fanno le pescatrici(non nel senso del pesce, ma del pescatore femmina), nè le macchiniste delle navi a vapore, nè il pallone in una partita di calcio. Fanno ammattire i maschi, fanno gioire i maschi, si tirano i capelli tra di loro.O fanno le vittime se e quando non arrivano all'uva. Come i maschi noiosi e mediocri. A scuola e all'Università il processo di femminizzazione è travolgente. Nella cartellonistica stradale, vetri istoriati delle chiese della contemporaneità, l'immagine è femminile. Quanto alla condizione dell'architetto in Sicilia, il problema non è l'architetto donna, ma l'architetto, maschio, femmina, trans o gay.

Viva il fianco dove affonda la prua il capitano! (canta la Vanoni)

Tino vittorio e Maurizio Zappalà

Eleonora Butera ha detto...

Come al solito a parlare siete sempre gli uomini... mah è incredibile!
Cari Maurizio e Co. il problema architetto donna si aggiunge, è vero, al problema odierno architetto uomo, gay, trans e architetti eccentrici...ma simpatici. Chi vivrà... o sopravviverà...
Saluti!

Eleonora Bonanno ha detto...

...purtroppo non ho potuto intervenire prima perchè quando torno a casa mi tocca stirare...
Penso che il mio collega Zappalà abbia ragione quando dice che le donne fanno solo quello che vogliono fare...io ho scelto di fare l'architetto e anche la mamma ma non ho scelto la sensazione di sentirmi sempre un passo indietro.
Un passo indietro rispetto ai miei colleghi che rimangono fino a tardi in studio a lavorare e un passo indietro rispetto alle mamme che sono sempre accanto ai loro figli.
La filosofia e i libri scritti dagli uomini non credo possano appieno comprendere la quotidianità di una madre che cerca, fra mille interrogativi, di trasmettere ai propri figli l'amore e la passione per il proprio lavoro.

maurizio zappalà ha detto...

Beautifuls eleonor-e avete capito bene che siamo womenfans! ma sforziamoci di non differenziare, perchè se no chiamo Moebius! Siamo per condividere tutto con le donne! e non vi racconto quanti pannolini(x 3) ho cambiato, nella mia vita e quante ninnananne ho cantato fino ad addormentarmi prima dei miei figli!Credetemi, è dura con i gemelli! Soprattutto quando l'indomani ti attende una schiera di "muratori" che sanno loro come si fa!!! Quindi non c'è da mettere in giuoco chi fa di più, uomo o donna!C'è soltanto da tirare fuori "the balls", uniti!E ricordate che "la porta si apre sempre da dentro"!

Unknown ha detto...

Vi segnalo un'itervento di Gisella Bassanini
http://beta.vita.it/news/view/85080/
per farsi un'idea di che cosa vuol dire oggi 'cultura di genere' - per i molti che non lo sanno o l'hanno dimenticato - e di che cosa c'entra con il progetto di architettura. Vi segnalo anche "Parametro" n. 257, Maggio/Giugno 2005, numero monografico dal titolo eloquente "Le architettrici" ed anche "Casabella" n.732, Aprile 2005, numero monografico sulle donne architetto. Buona lettura!

Unknown ha detto...

evviva! sono contenta di leggervi grazie! un attimo di sconforto a volte diventa una folata di vento che apre una porta chiusa su una stanza senza...lati. Ebbene, anche io architetto senza voglia di fare distinzioni inservibili, inutili, nonchè mamma di due gemelle. Conosco donne che fanno "il pescatore", "il camionista", "l'ingegnere", alcune sono anche mamme, molte altre hanno scelto di essere "solo" mamma e casalinga. Eleonora Bonanno non ha fatto altro che esprimere la percezione di noi stesse nella famiglia e nella società di cui facciamo parte. E' un senso difficile da comprendere, un senso con il quale è difficile convivere. Tuttavia, fra mille e mille difficoltà volevo augurare a tutti voi i migliori auguri di buon anno.Ora in ufficio..a presto. Sabrina