21 mag 2009

11x11 - Decima Intervista: SEBASTIANO AMORE

Nato a Catania il 16 Settembre 1980, ha studiato ingegneria e architettura presso l’Università degli studi di Catania, laureandosi con il massimo dei voti. Ha svolto, contemporaneamente agli studi, attività di collaborazione didattica presso i corsi di composizione architettonica e si è occupato di docenza a seminari di informatica grafica. Dodici le partecipazioni a concorsi progettuali nelle quali si è sempre classificato nelle prime tre posizioni e da cui sono seguite realizzazioni e riconoscimenti. Nel 2006 ha collaborato con l’architetto francese Andrè Thomas Balla per il concorso “Due progetti per S.Cristoforo Sud”, Catania, classificandosi primo; ha fondato nel 2007 un piccolo studio progettuale a Catania ed ha all’attivo un progetto per residenze di lusso sul Lago di Garda e una riconversione di container prefabbricati in abitazioni unifamiliari al centro di Catania. Ha esposto presso i saloni della Triennale di Architettura di Milano, al Salone del Mobile di Milano e al centro culture contemporanee Zo, Catania. Attualmente collabora con l’agenzia di architettura 5+1AA, occupandosi di un piano di recupero su Piacenza e di Alfa city, museo Alfa Romeo.

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INTERVISTA

1- Spesso si fa una gran confusione nel definire il lasso di tempo che racchiude le opere di architettura “contemporanea”. La Storia contemporanea è il periodo storico che parte dal Congresso di Vienna ad oggi (193 anni). L’Arte contemporanea si riferisce all’arte creata nel presente ed include generalmente tutta l’arte creata dalla fine degli anni sessanta del XX secolo fino ai giorni nostri (circa 40 anni). La Musica contemporanea è quella composta nel XX e nel XXI secolo. Il Teatro contemporaneo è quello che si è sviluppato in un periodo compreso tra gli inizi del Novecento e i giorni nostri (circa 30 anni). Qual è, a tuo parere, l’intervallo temporale corretto che definisce l’architettura contemporanea?

30 anni, cioè il tempo medio di invecchiamento di un’architettura “contemporanea”.

2- Per una buona riuscita di opera ci vuole un buon architetto, un committente illuminato e una buona impresa. Per l’esperienza che tu hai potuto maturare all’estero, puoi indicare che peso hanno questi 3 fattori nella realizzazione di un’opera?

In una Architettura che si esprime come un alternarsi di azioni e reazioni, essere un buon architetto significa far avvicinare il committente alla qualità architettonica oggettiva, questo porta a coinvolgerlo e allo stesso tempo “interpretare” le sue esigenze, dialogo, non dobbiamo mai accettare qualcosa in cui non crediamo e che riteniamo ingiusto, ma spesso il lavoro viene prima di qualunque forma di orgoglio. Il cantiere, se vissuto, diventa secondario.

3- Riguardo l’architettura contemporanea, l’Italia negli ultimi anni sta tentando di recuperare il grosso divario con gli altri stati europei e lo sta facendo lentamente. Una importante tappa a livello nazionale è stata l’avvio del P.A.R.C. “Direzione Generale per la qualità e la tutela del paesaggio, della qualità del progetto e dell’opera architettonica e urbanistica”. La Sicilia ha recepito le direttive ministeriali con l’istituzione del D.A.R.C. Sicilia e ad oggi l’attività del Dipartimento per l’Architettura e l’Arte Contemporanea rappresenta un punto di riferimento per tutti i professionisti e gli enti che operano nel settore avendo già all’attivo il patrocinio di ben 12 concorsi internazionali entro il 2009. Qual è il tuo parere sull’attività del D.A.R.C. e sui possibili cambiamenti e i contributi che la sua istituzione potrà apportare nella cultura isolana riguardo l’architettura contemporanea?

Ritengo che l’attenzione ai giovani architetti, di cui si fa forte riferimento, sia un motore che finalmente spingerà verso grossi cambiamenti il nostro paese.

4- Qual’è l’esperienza che ha lasciato un segno indelebile nel tuo modo di progettare?

Tutti i capitoli della mia vita professionale sono stati influenzati da personalità. L’incontro con l’architetto francese André Thomas Balla, al corso di composizione architettonica, è sicuramente il momento di maggiore avvicinamento al “fare” architettura, in cui per la prima volta ho preso coscienza delle mie idee.

5- Quali sono gli aspetti che ritieni i più positivi ed i più negativi dell’architettura contemporanea?

La capacità di emozionare atemporalmente con piccoli gesti, minimali linee, accenni incompiuti, forti contrasti, trasparenze e finte leggerezze è l’aspetto positivo che l’architettura contemporanea trasmette. Di contro, un ingenuo progettista, potrebbe rendere superflui questi ingredienti, dunque ne concludo che l’architettura contemporanea è un gioco molto arduo e complesso di fascino e unicità.

6- L’architettura, al di là delle componenti artistiche, filosofiche e culturali, è anche un servizio professionale che viene reso ad un committente pubblico o privato in regime di mercato a seconda della “domanda” e dell’ ”offerta” del servizio stesso. Ritieni che la scarsa diffusione della cultura architettonica contemporanea in Sicilia e in altre parti d’Europa sia causata dalla mancanza di una “domanda consapevole” circa i necessari requisiti di contemporaneità di un’opera nuova?

Penso che la domanda dovrebbe essere posta in modo differente: perchè dovrebbe nascere una domanda consapevole se il panorama architettonico è quasi totalmente caratterizzato da una “architettura siciliana”? Penso sia solo questione di tempo e la cultura architettonica invaderà la Sicilia. Negli ultimi anni, dalla mia piccola esperienza, vedo una ricerca, con economicità, di timida contemporaneità ostacolata da regolamenti obsoleti. Io inizierei a sensibilizzare le amministrazioni comunali. La voglia esiste, occorre solo, sensibilizzare in materia di architettura, trasmettere alla “maggioranza” che quello che può essere costruito non è solo quello che “esiste” già.

7- Conoscendo la realtà siciliana ed in particolare di una delle città che conosci meglio, quale opera di architettura potrebbe risultare fondamentale per lo sviluppo del territorio?

Catania è ricca di luoghi ad “alto potenziale architettonico”, con sincerità penso che l’infrastruttura portuale sia una miniera d’oro inesplorata, ma ciò che più porterebbe allo sviluppo del territorio è la nascita di un campus universitario come luogo di vita, una città nella città, che completi l’università catanese e riesca a potenziare le innumerevoli infrastrutture a essa correlate.

8- Qual’è la principale differenza nell’organizzazione del lavoro all’interno dello studio professionale in cui operi rispetto a quella che si ha in Sicilia? (se l’intervistato opera all’estero)

Lo studio in cui opero è di media grandezza, tale da non essere settorializzato, ognuno si occupa e segue più passi dello stesso progetto e spesso più progetti contemporaneamente. Dove la ricerca progettuale si svolge sulla sottile linea di confine che separa e unisce il pubblico con il privato.
In Sicilia esistono studi così, ma a mio parere sono manchevoli di un ingrediente fondamentale.

9- Nella realizzazione di un’opera, grande importanza viene data all’effettiva esecutività del progetto; ritieni che l’Italia e la Sicilia in particolare siano ancora indietro rispetto agli standard qualitativi europei riguardo la qualità media dei progetti?

L'arretratezza delle nostre realtà purtroppo è innegabile. I fattori che ne determinano la causa credo siano molteplici: dalle amministrazioni locali, alle limitate conoscenze architettoniche dei committenti e spesso dei progettisti, all'irreperibilità o l'elevato costo dei materiali più innovativi, fino alle maestranze locali abituate ad operare sempre con le stesse tecniche.
In Sicilia la maggior parte delle volte ai protagonisti che operano nella progettazione e realizzazione di un'opera manca l'entusiasmo e il coraggio di "osare"; ma anche quando tale coraggio c'è, si troverebbe a scontrarsi non solo con un contesto architettonicamente molto radicato, ma anche, in casi frequenti, con committenti di ristrette vedute, regolamenti edilizi obsoleti, maestranze locali inesperte a "nuovi" modelli costruttivi (già radicati nel resto d'Europa) e vedrebbe elevare i costi di realizzazione a causa di materiali poco utilizzati e spesso irreperibili nel territorio.

10- L’avvento di internet ha reso di facile visione e diffusione le immagini dei progetti e delle opere costruite. Ritieni che il fascino e la seduzione visiva delle rappresentazioni grafiche ottenute con l’uso degli strumenti di visualizzazione digitale abbia in qualche modo condizionato i criteri progettuali e le tendenze compositive?

No, si fa e si pensa architettura sempre allo stesso modo, con la testa, con la differenza che la seduzione delle immagini spesso non corrisponde con la realizzazione. Questo porta ad una gara “fumosa” fra chi realizza immagini belle e spettacolari, discostandosi dall’essenza dell’opera architettonica.

11- Si ritiene che lo strumento del concorso di idee sia utile per la diffusione del principio di qualità e di trasparenza di un opera architettonica pubblica. Sei d’accordo con questa affermazione e ritieni che il livello di equità di giudizio offerto dalle commissioni giudicatrici sia mediamente accettabile?

Non posso che approvare l’affermazione, il concorso di idee è stato per me una miniera di soddisfazioni. In architettura si rincorre la funzionalità, il concorso è in assoluto il metodo più funzionale basato sulla competizione.

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