15 giu 2009
Anche l'Architettura coinvolta nella Terza Rivoluzione industriale
Il centro di ricerche Citera dell'Università La Sapienza di Roma e l'Ufficio europeo di Jeremy Rifkin, Foundation on Economic Trends, hanno dato vita a un seminario, ospitato dalla Facoltà di Architettura «Valle Giulia», con l'obiettivo di definire il ruolo e l'apporto degli architetti all'interno di quella terza rivoluzione industriale più volte prefigurata dall'economista e filosofo americano.
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La crisi dell'economia e della finanza tradizionali e l'emergere del problema del riscaldamento globale, secondo Rifkin, consente di volgere la crisi in opportunità, realizzando una vera e propria rivoluzione nel modo di produrre, immagazzinare e distribuire l'energia. Al centro di questa visione Rifkin pone gli edifici, le nostre case che dovranno essere riconvertite in «centrali energetiche», con al proprio interno tutti gli strumenti e gli elementi in grado di ottimizzare l'efficienza energetica. Il seminario prende le mosse dalla Dichiarazione di Venezia, un vero e proprio proclama sui fondamenti del nuovo paradigma dell'architettura sostenibile presentato all'11.ma Mostra internazionale di Architettura della Biennale di Venezia.
Alla giornata di discussione hanno preso parte, fra gli altri, il Rettore della Sapienza, Luigi Frati, il Direttore del Citera della Sapienza, Livio De Santoli, il Presidente di Foundation on Economic Trends, Jeremy Rifkin e gli architetti Stefano Boeri, Mario Cucinella e Franco Purini. Importante la partecipazione di numerosi esperti stranieri, in particolare delle nazioni che hanno per prime messo in pratica i nuovi principi dell'architettura, come Francia e Spagna.
Renato Cremonesi, Presidente della Cremonesi Consulenze, è intervenuto nel corso della Seconda Sessione del Seminario odierno, dedicata agli «Edifici ad Energia Positiva». L'intervento di Cremonesi si è concentrato su «L'esperienza italiana: la gestione energetica degli immobili».
«Dobbiamo essere noi – ha sottolineato Cremonesi - nelle nostre case a scegliere di cambiare il modo di consumare energia, perché il risparmio di questa risorsa è prima di tutto un tributo al futuro del nostro pianeta e in secondo luogo un'esigenza che nasce fattori come l'aumento dei costi dei combustibili fossili e la disponibilità di nuove tecnologie».
«Credo che l'obiettivo di questo convegno – ha proseguito Cremonesi - e più in generale della Dichiarazione di Venezia è di affermare una nuova sensibilità nell'approccio all'edilizia e a uno stile di vita sostenibile, mettendo in comunicazione categorie diverse: architetti, progettisti, esperti di efficienza energetica nelle abitazioni».
I dati forniti da Cremonesi nel corso del suo intervento, evidenziano come, in Italia, secondo i dati più aggiornati disponibili, i consumi di energia primaria (l'energia che serve a mantenere le condizioni di comfort all'interno di un edificio) sono pari a 31.158.240 tep (tep è la sigla che indica le tonnellate equivalenti di petrolio, cioè la quantità di energia contenuta in una tonnellata di petrolio) che a loro volta portano a una bolletta energetica di 32.069.720.871 euro.
La fetta maggiore di questa cifra è destinata ai consumi termici (66%) mentre la parte restante viene spesa per i consumi elettrici (34%).
I consumi termici, quindi, fanno la parte del leone nel bilancio energetico delle nostre abitazioni, in particolare per quel che riguarda il riscaldamento che rappresenta il 55% delle spese totali. Per quanto riguarda le emissioni di CO2 anche in questo caso si registra una predominanza dei consumi termici (59%) all'origine delle emissioni di gas a effetto serra, mentre il 41% è originato dai consumi elettrici.
«Il sistema italiano – ha affermato Cremonesi – deve effettuare una netta inversione di marcia per passare a un migliore sfruttamento dell'energia, visto e considerato che attualmente il 55% dell'energia legata alle case in cui viviamo viene dispersa, cioè sprecata».
«Di fronte a noi – ha concluso Cremonesi – abbiamo un mercato dell'efficienza energetica che potrebbe arrivare a valere circa 36 miliardi di euro all'anno e che potrebbe dare lavoro a circa 460.000 persone. Per questo, oltre che per la salvaguardia dell'ambiente, è necessario insistere nel perseguimento degli obiettivi stabiliti così chiaramente dalla Dichiarazione di Venezia».
(Fonte Extra comunicazione e Marketing)
(15 Giugno 2009)
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