E’ stato un viaggio tra le biennali del mondo a cui hanno partecipato 126 grandi curatori e artisti internazionali insieme al pubblico che ha riempito gli oltre 50 appuntamenti in programma, superando così ampiamente i risultati della prima edizione che aveva visto oltre 10.000 presenze. Il festival dell’arte Contemporanea, di cui si è conclusa lo scorso aprile la seconda edizione, si è confermato come un appuntamento unico nel panorama internazionale, offrendo tre giornate in cui pensare (non ci sono spazi espositivi e mostre vere e proprie ) non solo l’arte, ma la nostra contemporaneità. Al festival si è raccontata un’arte che si confronta con un momento di ripensamento del mondo nella crisi internazionale e con un panorama globale che, come indicava il tema di questa edizione, è costellato di grandi appuntamenti espositivi. Questa edizione del festival è stata infatti dedicata a una riflessione su queste grandi mostre, anticipando i cambiamenti di quelle che verranno, partendo da Venezia, fino ad arrivare a Documenta, di cui si è parlato nell’ultimo incontro in programma con la direttrice della prossima edizione, Carolyn Christov Bakargiev, intervistata da Carlos Basualdo in un Teatro Masini gremito di pubblico. Rispettata quindi la promessa dello scorso anno di un’edizione ancora più internazionale, così come da una maggiore presenza degli artisti, protagonisti di conversazioni e degli incontri “dentro l’opera”.
Cresciuta, oltre alla partecipazione del pubblico, anche quella dei ragazzi che da tutta l’Italia e non solo, hanno contribuito all’evento come volontari: quest’anno erano oltre 250, che testimonia il protagonismo delle nuove generazioni e l’importanza di guardare al futuro della comunità. Infatti a Faenza amministratori e attori locali stanno costruendo il primo distretto culturale evoluto in Italia (http://www.motodidee.org/ ) , modello in cui la cultura assume il ruolo di protagonista nella definizione di nuovi percorsi di sviluppo locale. Grande soddisfazione anche da parte della direzione scientifica , coordinata da Pier Luigi Sacco, che ha salutato il pubblico con l’annuncio del tema della prossima edizione: Opere. È emerso un ragionamento complessivo sulle biennali che darà i suoi frutti sicuramente nelle mostre che verranno organizzate in futuro, i cui protagonisti erano a Faenza per questo grande appuntamento. Le biennali del futuro saranno sicuramente diverse dalle biennali precedenti e il festival è stato una opportunità per riuscire a capire che questo cambiamento è in corso. Il commento di Angela Vettese è che “Il festival ha dimostrato per la seconda edizione il desiderio di partecipazione di molte persone e soprattutto di giovani con operazioni collaterali e non preordinate, segno di un desiderio di riflessione, che rappresenta forse anche uno degli effetti positivi della crisi in atto. Il festival d’altronde è questo, non una mostra, ma riflessione, un luogo per pensare l’arte”.
Cresciuta, oltre alla partecipazione del pubblico, anche quella dei ragazzi che da tutta l’Italia e non solo, hanno contribuito all’evento come volontari: quest’anno erano oltre 250, che testimonia il protagonismo delle nuove generazioni e l’importanza di guardare al futuro della comunità. Infatti a Faenza amministratori e attori locali stanno costruendo il primo distretto culturale evoluto in Italia (http://www.motodidee.org/ ) , modello in cui la cultura assume il ruolo di protagonista nella definizione di nuovi percorsi di sviluppo locale. Grande soddisfazione anche da parte della direzione scientifica , coordinata da Pier Luigi Sacco, che ha salutato il pubblico con l’annuncio del tema della prossima edizione: Opere. È emerso un ragionamento complessivo sulle biennali che darà i suoi frutti sicuramente nelle mostre che verranno organizzate in futuro, i cui protagonisti erano a Faenza per questo grande appuntamento. Le biennali del futuro saranno sicuramente diverse dalle biennali precedenti e il festival è stato una opportunità per riuscire a capire che questo cambiamento è in corso. Il commento di Angela Vettese è che “Il festival ha dimostrato per la seconda edizione il desiderio di partecipazione di molte persone e soprattutto di giovani con operazioni collaterali e non preordinate, segno di un desiderio di riflessione, che rappresenta forse anche uno degli effetti positivi della crisi in atto. Il festival d’altronde è questo, non una mostra, ma riflessione, un luogo per pensare l’arte”.
1 commento:
E dire che Faenza è una delle poche città italiane famose per le splendide ceramiche, oggi si rinnova, sperimenta e da altri spunti... è da ammirare.
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