1 mar 2012

Tradizione e Modernità nel dispensario antitubercolare di Ignazio Gardella


Ignazio Gardella progetta e realizza il dispensario antitubercolare di Alessandria tra il 1934 e il 1938. 
Sono anni, quelli Trenta, che vedono la scena architettonica italiana impegnata nella parossistica ricerca di una identità cultural-fascista, divisa tra brandelli sostanziosi di accademismo tardo ottocentesco, razionalismo d’avanguardia percolato d’oltralpe ed assorbito per lo più dall’ambiente lombardo e la mediazione - tendente al monumentale - della scuola romana di Piacentini.
Certamente attratto dalle esperienze razionaliste e funzionaliste basate su principi etici e moderni, Gardella rimane tuttavia immune dagli schieramenti culturali, esercitando la sua lucida ed intelligente opera, attingendo allo stesso tempo dalla tradizione e dalla modernità.
Il dispensario antitubercolare di Alessandria è infatti l’esempio emblematico di un atteggiamento progettuale che cerca un idea di spazio moderno, salubre, chiaro e che usa - senza retorica - un sincretismo materico-formale di potente efficacia espressiva.
Adagiato su un’area un tempo periferica della città piemontese, il dispensario è un volume parallelepipedo compatto ed unitario, modellato planimetricamente sul rigore di un programma funzionale perfettamente interpretato.
Concepito geometricamente su un modulo di 35 x 35 cm in pianta e 25 x 35 cm in alzato, l’edificio è sviluppato su due livelli fuori terra rialzati da un piano seminterrato che accoglie gli impianti.
La pianta ha uno sviluppo rettangolare con il lato lungo parallelo all’asse est-ovest, così da sfruttare al meglio le potenzialità espositive del sito.
Al piano terra si accede attraverso una scala posizionata fuori asse a circa due terzi del lato lungo sul fronte sud. Una volta varcata la porta di ingresso si accede in uno spazio libero, abbastanza grande e luminoso, che accoglie la sala d’aspetto per i pazienti e che struttura il sistema distributivo degli ambulatori attigui che lo abbracciano su tre lati.
Posizionate in aderenza interna ai lati corti dell’edificio, due scale, di cui una di servizio, consentono una facile permeabilità al piano superiore. Questo piano accoglie gli uffici amministrativi, un piccolo reparto di degenza, l’abitazione del custode ed il solarium: riverbero spaziale della sala d’attesa del piano terra,  terrazza mediterranea, luogo per la cura en plein air dei malati.
I prospetti rispettano il rigore logico della pianta.
A nord il muro intonacato è articolato da una sequenza ritmica di finestre allungate in senso orizzontale con infisso tripartito che, a partire dal piano seminterrato, modulano il prospetto nella scansione verticale. Fanno da contrappunto a questa sequenza ritmica due pieni al piano terra ed una loggetta al piano primo in direzione est.
A est ed ovest la massa muraria è alleggerita da porte e finestre di diversa misura - sempre rispondenti al modulo - e da una piccola loggia, disposte in funzione delle esigenze interne.
Il prospetto sud infine è il risultato di una felice orchestrazione materica. Articolato sui due livelli (più quello seminterrato) dall’arretramento della facciata che crea potenti effetti di ombra-luce, è realizzato per favorire al massimo delle potenzialità il soleggiamento interno.
I materiali e le tecniche usate sono: il calcestruzzo armato per le strutture, il muro di vetrocemento (distribuito totalmente al piano seminterrato, quasi totalmente al piano terra e solo in piccola parte nel piano primo in direzione est), il muro in grigliato di mattoni (usato a misura del solarium nel primo piano), il muro intonacato (usato con parsimonia sia al piano terra all’estremo margine est del prospetto, che al piano primo a limitare il reparto di degenza) e la finestra a nastro (usata al piano terra per favorire l’affaccio verso l’esterno e al primo piano in direzione del piccolo reparto di degenza).
È proprio in questa dialettica composita del prospetto sud che si evince al massimo grado la capacità progettuale di Gardella di affiancare – sincronicamente -  tecniche, materiali e linguaggi eterogenei.
Il muro in grigliato di mattoni infatti, tema costruttivo antico e tipico degli aereatori dei fienili padani, dialoga con estrema efficacia con la finestra a nastro e il vetrocemento, propaggini linguistiche dell’ultima moda di quegli anni.