28 mar 2009

Università e Concorsi di Architettura: nascono su Facebook i gruppi "Anti Baronato"


Vogliamo segnalare alcuni gruppi che ultimamente sono nati su Facebook in tema di Baronie Universitarie e concorsi di Architettura.

Facoltà di Architettura di Reggio Calabria: Il Baronato non è solo a Bari.... anche nella Città Mediterraea
Palemo: No alla parentopoli palermitana
Messina: Per il bene di tutto l'Ateneo Messinese ...
altri link:

27 mar 2009

Giovane architetto racconta: Workshop a Seoul 10_20 Gennaio 2009.


Mi fa piacere raccogliere l’esperienza di Valentina Buzzone (27 anni) per tanti motivi, primo fra tutti il desiderio di premiare la perseveranza con cui lei è andata sempre avanti e poi incoraggiare gli altri giovani, soprattutto le ragazze, che si accingono a intraprendere gli studi di architettura.
Valentina è nata a Caltagirone (CT), si è laureata presso la Facoltà di Architettura di Palermo e adesso lavora presso uno studio di progettazione a Roma. Ha partecipato ad un Workshop a Seoul; di seguito vi allego il racconto da lei inviatomi di come questa esperienza la abbia arricchita, fatta crescere e più di tutto motivata.

(testo di Valentina Buzzone).

Quel giorno,come faccio sempre, ho aperto la posta elettronica e tra le varie
e-mail ho letto “ Architettura Catania” etc.
E’ stato grazie al vostro blog che è cominciata questa avventura!

Workshop a Seoul dal 10 al 20 gennaio 2009, saranno selezionati 8 studenti o neolaureati italiani, per la vostra candidatura contattare Claudio etc.
Un po’ per curiosità ma, soprattutto spinta dalla voglia di sperimentare nuove esperienze in campo architettonico, dopo aver preso prima visione del programma, ho mandato il mio curriculum, seppure con qualche remora, considerato il fatto che il mio inglese era molto elementare e al workshop avrebbero partecipato ragazzi non solo italiani ma anche ragazzi della “Westminster University “di Londra e Sangmyung University” di Seoul.
Non avrei mai creduto che avrebbero scelto me, ma qualcosa mi diceva di mandare quel curriculum. Adesso sono grata a coloro i quali mi hanno incoraggiato e permesso di fare questa meravigliosa esperienza, che credo, tutti dovrebbero avere la possibilità di fare.
“Affrontare” un progetto architettonico in una maniera totalmente diversa da quella a cui io sono abituata (cioè quella che l’università di Palermo mi ha insegnato), mi eccitava molto e nello stesso tempo mi impauriva, ma la voglia di conoscere era troppa per non mandare quel curriculum. Dopo pochi giorni ho ricevuto una risposta dall’Architetto Claudio Lucchesi che mi diceva che avrei potuto frequentare il Workshop e che se avevo qualche timore per la lingua l’avrei sicuramente superata, perché “quando si disegna non servono le parole”…! E così è arrivato il giorno della partenza per Seoul e con questo il primo giorno di workshop. Da subito ci hanno diviso in 5 gruppi ognuno dei quali era formato da 3 ragazzi provenienti da Londra , 4 da Seoul e 2 dall’Italia. Il primo è stato un giorno di presentazioni anche se dopo la prima conferenza tenutasi la mattina ci “hanno messi” a lavorare!
Mi sono sempre chiesta se nelle università straniere i metodi di progettazione fossero uguali a quelli nostri o per lo meno uguali a quelli dell’ Università degli Studi di Palermo. Adesso avevo modo di conoscerli! E se anche il tema del workschop ,“ i sistemi parametrici ”, era particolare, perché in un certo senso “ci obbligava” a sviluppare e studiare il nostro progetto in una certa maniera e sotto certi punti di vista, ho comunque costatato che le metodologie di approccio al progetto architettonico non sono poi così differenti tra inglesi, coreani e italiani.
Con il mio gruppo siamo partiti da un’analisi generale del concetto di sistema parametrico per poi orientarci verso uno schema preciso. Quindi dal generale al particolare. Procedimento che ho sempre usato. Sicuramente gli inglesi erano più ferrati riguardo al tema, ma questo perché non era la prima volta che sviluppavano un progetto attraverso questo nuovo metodo. Credo faccia parte del loro programma universitario, differente sicuramente da quello nostro! Ecco, forse in questo le nostre università sono un po’ indietro, dovrebbero mettersi al passo con i tempi, cercare di affiancare a “certe scuole di pensiero” la conoscenza di altre, come quella di Patrick Schumacher, presentata all’undicesima Biennale di Architettura nel suo Manifesto, che poi è quella seguita al workshop. Ma questo probabilmente, deriva dalla nostra storia, dal patrimonio architettonico che ogni giorno abbiamo di fronte.
Lavorare con i ragazzi del mio gruppo è stato molto interessante, stimolante e costruttivo, per nulla faticoso, considerando il fatto che sono stata sempre abituata a svolgere lavori in equipe e a sostenere ritmi pesanti. Come in tutti i gruppi non sono mancati i momenti di scontro, ma non nel senso negativo del termine. Scontro come confronto, che credo abbia portato alla crescita professionale di ognuno di noi. E’ stato bellissimo confrontarsi e mettersi alla prova. Ci siamo dimostrati (coreani, italiani, inglesi) persone aperte, e della nostra diversità siamo riusciti a farne un punto di forza del nostro progetto. Perché mettendo assieme tutte le idee, credo che abbiamo raggiunto un buon risultato. Ognuno ha trasmesso qualcosa all’altro, sia professionalmente che umanamente.

E poi c’erano i professori:
Andrei Yau (University of Westerminster)
Andrei Martin (University of Westerminster)
Claudio Lucchesi (Urban Future Organization, Messina)
HyeongJung Kim (Kaywon School of Art Design)
HungKwon Ko (Suwon Science College)
Jungmook Moon (Sangmyung University)
Professori singolari.
Ci hanno accompagnato per tutto il workshop. Sono stati i nostri maestri. Non c’era giorno che fosse uguale all’altro. Avevi sempre modo di imparare.
Oltre alla fase di ideazione del progetto, all’interno del workshop erano previste delle conferenze-lezioni.
Inutile dire che sono stata veramente colpita dal loro sapere, dal loro modo di trasmettertelo, dalla loro umanità, dalla loro capacità di stimolarci continuamente.
La loro severità nel revisionare il nostro progetto, era accompagnata sempre da una sorta di stupore e contentezza, tutto ciò era stimolante. Nei loro volti vedevi sempre il sorriso, quasi fossero più contenti loro di fare questa esperienza. Era come se avessero modo di imparare da noi. Era uno scambio reciproco. Avevano fiducia nelle nostre potenzialità e cercavano di tirarcele fuori , ogni volta stupiti del risultato!

All’interno dell’organizzazione del workshop, erano previste delle escursioni.
Ho visto svariate architetture contemporanee, anche perché Seoul ne è piena, ma la cosa che mi ha colpito di più tra tutte è il “villaggio di Heyri”. Si potrebbe definire un “experimental place”. Heyri è formato da una comunità di 370 persone, la maggior parte di essi sono artisti, scrittori, scultori, pittori etc. che vivono all’interno di case qualificate da un principio architettonico ben preciso, progettate per lo più da architetti coreani. Ed è straordinario vedere concentrate in un unico posto tutte quelle residenze, diverse per carattere e morfologia. Nessuna dialoga con l’altra, ma messe assieme producono un effetto sconvolgente a mio io avviso. Si potrebbe definire questo villaggio una micropolis. Mai vista una cosa simile.
Sono del parere che per la formazione di un buon architetto sia importante fare tutto ciò, perché vieni messo alla prova, stimolato, la tua mente si apre e ti permette di capire dove sei arrivato e dove puoi ancora arrivare.

IL PROGETTO

Attraverso l’utilizzo del Diagramma 3D di Voronoi e quindi di precisi parametri scelti, abbiamo strutturato la forma del nostro progetto.
La fonte di ispirazione che ha determinato specifici parametri matematici è stato l’ordine naturale del sistema delle bolle”. In particolare abbiamo analizzato l’impianto di aggregazione di queste ultime.
Questi due ambiti e cioè quello naturale e quello matematico così apparentemente diversi si sono fusi attraverso l’utilizzo di un programma di modellazione quale è appunto “Rhino”.
Si sono cosi generati dei piani che sapientemente aggregati fra di loro hanno originato degli elementi geometrici. Abbiamo così determinato le curve di stile per la definizione della forma dell’oggetto.
Sulla base delle osservazioni effettuate sulle bolle si è poi deciso di aggregare fra loro i singoli elementi , ripetendoli, per determinare così delle situazioni spaziali particolari, partendo dallo studio delle singole facce dei piani a quello volumetrico per poi passare ad un’ analisi del sistema di pieni e vuoti .
Contemporaneamente abbiamo pensato agli aspetti costruttivi, per cui gli elementi sono aggregati fra di loro in modo tale che “l’oggetto” possa sostenersi, a quelli funzionali, ed estetico-formali .
La struttura così realizzata può avere svariate funzioni, ad esempio quella di essere utilizzata come allestimento. Il sistema di pieni e dei vuoti da la possibilità di utilizzare gli spazi come “contenitori “, involucri che ospitano opere d’arte, illuminate in modo diverso a seconda di dove si decida posizionare la luce nelle varie facce dei piani che determinano lo spazio in cui alloggia l’oggetto.
Il materiale pensato per la realizzazione del modello è stato il cartoncino di colore nero e come sistema di giunzione dei singoli elementi si sono utilizzate delle viti.
Nella realtà si può pensare anche ad altri materiali per la realizzazione del modello, il tutto dipende dall’utilizzo che se ne vuole fare. Ad esempio per un allestimento avevamo anche pensato all’utilizzo del policarbonato, che essendo trasparente, permetterebbe di fare filtrare la luce in svariati modi, anche grazie alla diversa inclinazione dei vari piani che compongono l’oggetto.

26 mar 2009

Waterfront San Leone, i vincitori















Lo scorso mese sono stati completati i lavori della giuria, per il concorso sulla riqualificazione del waterfront di San Leone e il 28 di Febbraio, presso i locali della Provincia di Agrigento nella Sala Convegni “Silvia Pellegrino”, è avvenuta la cerimonia di premiazione.
Il concorso ricordiamo, come altri (Scicli, Siracusa, Caltanissetta, Monreale) rientra nell’ambito del programma “A.qua.s” (architettura di qualità in Sicilia), ed è finanziato dal DARC e dall’Assessorato regionale ai beni culturali e ambientali e della pubblica istruzione.
La giuria ha stabilito la seguente classifica.

I CLASSIFICATO
CAPOGRUPPO FILIPPO ORSINI

II CLASSIFICATI EX AEQUO CON MENZIONE
CAPOGRUPPO CESARE FULCI
CAPOGRUPPO STEFANO SERAFINI

III CLASSIFICATI EX AEQUO (in ordine alfabetico)
CAPOGRUPPO TERESA CILONA
CAPOGRUPPO CALOGERO PUZZO
CAPOGRUPPO FRANCESCO TAORMINA
CAPOGRUPPO GIOVANNI FRANCESCO TUZZOLINO

Intervistato l'arch. Orsini spiega che il progetto prevede la realizzazione di un complesso capace di accogliere attività connesse al mare nell'area del porticciolo, una piscina marina e una lunga pista ciclabile che servirà a congiungere le varie aree.



24 mar 2009

Vetro e terra


Trasparente e concreta come la materia con cui realizza le sue opere, così appare Valentina Girbino, artista catanese del vetro, con una esperienza decennale alle spalle pur essendo ancora giovanissima.
Valentina ci accoglie una domenica di Marzo nel suo atelier – laboratorio, dove realizza a mano le sue opere, mostrandoci una parte della sua vasta produzione artistica, che spazia dai complementi di arredo, ai monili, dalle vetrate alle sculture.
La materia con cui lavora la nostra artista è naturale e riciclabile, vetro e terra e proviene dal nostro territorio.
L’intuizione è che può essere stravolta la caratteristica primaria del vetro ovvero la trasparenza, per cui la sua materia appare come una sorta di sabbia cristallizzata, porosa, grumosa e variopinta, il risultato è esaltante, le possibilità infinite.













Così dichiara l’artista nel suo sito :
“La mia materia viene intrisa di tutto questo, con colori, forme, con magiche sostanze naturali. Come un cuoco mi rinchiudo nella mia cucina, il mio caotico laboratorio, e comincio: un po' di questo un po' di quello e via in forno. Arriva la sera o è apparsa da poco l’alba, non vedo l’ora che arrivi l’indomani per poter sfornare…..e vedere se l’idea ha preso forma e può vivere nella vita”.
Per queste intuizioni e Valentina Girbino ha ricevuto il Premio "L'Eccellenza delle Donne" nel corso della manifestazione Arti & Mestieri Expo, che si è tenuta dall'11 al 14 dicembre 2008 presso la Nuova Fiera di Roma.
Valentina è un chiaro esempio di come si può trarre ricchezza dai prodotti naturali della nostra terra e dal riciclo dei materiali, oltre che un esempio di come le donne possano emergere in un contesto produttivo prevalentemente maschile.
Qui di seguito alcune foto di alcune realizzazioni, per maggiori dettagli e per visionare la sua produzione si può visitare il sito ufficiale di Valentina Girbino (http://www.valentinagirbino.com/)





23 mar 2009

Sulla loggia di Isozaki a Firenze... (sottotitolo: "il terrore del cambiamento")













Dopo esserci occupati del ponte di Calatrava a Venezia e dell'Ara Pacis di Meier a Roma, non potevamo esimerci da fare almeno un'accenno sull'attuale polemica riguardante la pensilina di Isozaki a Firenze. Nel 2000, come alcuni ricorderanno, il celebre architetto giapponese aveva vinto il concorso per la rievocazione della loggia dei Lanzi in Piazza della Signoria con una struttura in acciaio e pietra con statue classiche. (per leggere l'articolo completo clicca su "read more") .

Nella storia controversa della Loggia di Isozaki, le maggiori critiche sono giunte, ovviamente, per "il contrasto tra vecchio e nuovo... (probabilmente ci si aspettava un costrato soft tra "vecchio" e "finto"). Durante il governo Berlusconi, il sottosegretario ai Beni Culturali congelò il progetto, si impegnò a cambiarlo e definì il giapponese Isozaki un kamikaze dell'architettura. Dopo anni di polemiche, nel dicembre 2006 apparve su tutti i giornali la notizia dell'avvio della fase di progettazione definitiva/esecutiva dell'opera in modo da poter iniziare i lavori entro 18 mesi. Nel 2007 il progetto supera l'esame della Soprintendenza ma non quello dei cittadini. Nascono movimenti spontanei e fronti del "NO". La città si divide, anche se i favorevoli restano in silenzio (come sempre) mentre gli oppositori gridano a gran voce circa l'oscenità del progetto, l'offesa per la città di Firenze che non merita questo obbrobrio, etc. etc. Sgarbi la definì "un orrore... una rete da materassi". L'Ordine degli Architetti di Roma lanciò invece un appello affinchè si realizzi.
L'unica argomentazione convincente per un esito favorevole alla realizzazione del progetto che sembrò interessare l'opinione pubblica riguarda la penale prevista nell'incarico del progettista giapponese che prevederebbe il pagamento completo della parcella anche nel caso di mancata esecuzione dell'opera (circa 850.000 euro).
Insomma, non voglio generalizzare ma sembra sempre la stessa polemica innescata ogni qualvolta si pone il tema della modenità nei centri altamente storicizzati come già successo per il progetto del Ponte di Calatrava a Venezia, o dell'Ara Pacis di Maier a Roma . Io lo definirei "Il terrore del cambiamento" o, come la definirebbero gli psicologi/sociologi : una obiettiva difficoltà nella "gestione del cambiamento". Come alcune persone hanno difficoltà a veder modificate alcune cose (o alcuni spazi) che rappresentano la sicurezza, la tradizione, la solidità e pertanto sono fortemente "rassicuranti"; così il popolo italiano (a mio parere fortemente "insicuro"), si ancora al passato rappresentato dagli edifici, dalle piazze perchè è "terrorizzato" all'idea di poter perdere uno dei pochi primati che forse ancora per poco mantiene al mondo in tema di patrimonio culturale. Comprensibile... forse. Peccato che se anche i nostri antenati l'avessero pensata allo stesso modo, oggi non avremmo nessuna Venezia, Roma o Firenze da dover "difendere" dall'Architettura.
Insomma, il problema generale è sempre lo stesso:
L'INADEGUATEZZA CULTURALE DEL POPOLO ITALIANO IN MERITO AI TEMI DI ARCHITETTURA CONTEMPORANA E L'ASSOLUTO DIVARIO NEL DIBATTITO NAZIONALE TRA LE ISTANZE DI RINNOVAMENTO CULTURALE ED IL PREGIUDIZIO DELL'OPINIONE PUBBLICA NEI CONFRONTI DEL NUOVO.

Dite la vostra, se vi pare.

Ecco alcuni link: Architettiroma
Sgarbi su"Il Giornale della Toscana"
Bondi su "Nove.Firenze.it"
La Repubblica (sett 08) e (dic 08)

Giancarlo De Carlo commenta la Loggia di Isozaki













20 mar 2009

Concorso per il lungomare di Nicotera... finalmente i risultati














Finalmente dopo un nostro viaggio a Nicotera siamo riusciti a scoprire i misteriosi vincitori del "Concorso di idee per la riqualificazione del lungomare di Nicotera Marina e vie adiacenti" (vedi nostro post). Casualmente, dopo la nostra visita, il 17.03.2009 i risultati sono stati finalmente resi noti pubblicamente tramite il sito di Europaconcorsi mentre fin'ora, a dispetto di quanto indicato nel bando, solo i fortunati che si sono trovati a consultare l'albo pretorio comunale hanno avuto il privilegio di conoscerli in anteprima.
L'esito dà ragione a tanti calabresi che avevano "predetto" il risultato... o ci erano comunque andati molto vicini.
La giuria, composta dai seguenti commissari:
- Ing. Francesco Laganà (Dirigente del Settore Lavori Pubblici del Comune di Nicotera),
- Arch. Laura Thermes (Prof. Ordinario alla Facoltà di Architettura di Reggio Calabria e Coordinatore del DASTEC di Reggio Calabria);
- Arch. Maria Rosa Russo(Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria);
- Arch. Fernando Miglietta (Prof.presso Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria);
- Arch. Fabio Foti (Presidente dell’Ordine degli Architetti di Vibo Valentia)

si è espressa dando seguente esito:

1 Antonello Russo (Docente presso la facoltà di Architettura di Reggio Calabria e Dottore di ricerca presso il DASTEC) , Tito Albanese, Fabrizio Ventura, Giuseppa Miragliotta
2 Ugo Staropoli (Libero professionista), Raffaele Calabretta, Giovanni Laganà, Maurizio Grillo
3 Ottavio Amaro (Professore associato presso la facoltà di Architettura di Reggio Celabria e presso il DASTEC), Francesco Fedele, Vincenzo De Francia, Alessandro Rugolo (Dottore di ricerca presso il PAU di Reggio Calabria), Michele Seminara.

Qualcuno ha notato qualcosa....?

17 mar 2009

Concorsi di idee: cominciamo con Scicli (RG)

Esitati alcuni concorsi di idee nell’ambito del programma A.qua.S. Architetture di qualità in Sicilia, promosso dalla Regione Siciliana - Assessorato dei beni culturali, Ambientali e della Pubblica Istruzione, Dipartimento per l'Architettura e l'Arte Contemporanea (DARC Sicilia):
1-Concorso Internazionale di Idee per la “Rifunzionalizzazione dei plessi scolastici Lipparini-Micciche’ e delle aree limitrofe” Comune di Scicli (RG).
Elenco selezionati per la seconda fase: Emanuela De Leo, Massimiliano Larinni, Salvatore La Spina, Luisa Licita, Maria Armanda Modica, Claudio Nardi, Giuseppe Pellitteri tutti nella qualità di capigruppo.
Le informazione relative al concorso si possono trovare sul sito internet: www.comune.scicli.rg.it

14 mar 2009

Docenti universitari e libera professione

Sul sito AMATELARCHITETTURA, che ci piace considerare un nostro "alterego", è in corso un vivacissimo, interessante ed attuale dibattito in merito alla normativa in vigore sull'incompatibilità tra la docenza universitaria a tempo pieno e l'attività di libera professione compresa la partecipazione a concorsi di idee e/o la sottoscizione di incarichi per lavori pubblici.
Vi invitiamo a leggerlo con attenzione, ecco il link: "a proposito della torre di Purini all'EUR"
Riportiamo di seguito una deliberazione dell'Autorità di Vigilanza sui Lavori Pubblici del 2002 che sembra non lasciare dubbi sull'argomento (clicca su "read more").


Deliberazione n. 179 (AG 42/02) del 25/06/2002
Articolo 17 - Codice 17.2

Ai sensi del D.P.R. 382/1980, l'attività di docente universitario a tempo pieno è incompatibile con l'attività professionale di progettazione e direzione lavori, mentre l'attività di docente universitario a tempo parziale consente lo svolgimento di dette attività, stante il regime speciale previsto dall'indicato regolamento.
Non risulta conforme alla normativa vigente l'affidamento al personale docente universitario, non appartenente all'Ufficio tecnico dell'Ateneo, di incarichi di progettazione remunerati con l'incentivazione di cui all'art. 18 della legge 11 febbraio 1994 n. 109 e s.m.

Stante il carattere tassativo dell'elenco dei soggetti aventi diritto ad essere affidatari di incarichi di progettazione, contenuto nell'art. 17 della legge 11 febbraio 1994 n. 109 e s.m., risulta non conforme al dettato normativo l'affidamento di detti incarichi a dipartimenti universitari, fatta salva la possibilità per gli stessi di costituire apposite società in base all'autonomia riconosciuta alle Università dalla legge 168/1989.


13 mar 2009

L'architettura di Neil Denari: leggera, fluida e futuribile.














(testo di Maurizio Zappalà)
Pur non avvezzo e cattivo maneggiatore della “penna”, su invito, scrivo di Neil Denari, architetto americano. E premetto che lo faccio da voyeur-architetto e non da critico dell’architettura, perché non faccio questo mestiere! Allora la cosa nasce, brevemente, così. Stimolato e stimolante, nel blog che mi ospita, Architettura Catania, sono ultimamente passati, tra gli altri, gli UNStudio e W. Massie ma anche Scott Allen e Mutsue Hayakusa. Entra a pieno titolo, in taglio anche Neil Denari, nato nel 1957 a Fort Worth, in Texas, con studi presso l'Università di Houston e di Harvard.

Sicuramente il collante che lega questi architetti, è, per quanto mi riguarda, una ricerca critica e spaziale sulle “Forme del futuro” o meglio, la capacità di sperimentare e “realizzare” (cosa da non poco!) nuove forme d’architettura urbana! Normale amministrazione, per chi crede nel fare e non mena conservatorismo da due soldi! In linea con la comunità creativa internazionale d’artisti, architetti, designers, stilisti, businessmen, eccetera. Ora, sono stato colpito dal lavoro di Denari perché oltre ad essere contemporaneo e futuribile, è “palafitticolo-dinamico”. Che non è un ossimoro ma semplicemente un mix tra il tentativo d’essere leggero sui trampoli e fluido nello spazio! Certo la sua esperienza nelle tecniche formali del settore specifico (aerospaziale) e dei materiali nuovi costruttivi, in commistione con la morfologia urbana e il fashion design, senza tralasciare l’esperienza nipponica, lo hanno molto aiutato. Tutto ciò dà alla sua produzione un sapore originale e ricco di spunti che affascina e intriga, soprattutto nei particolari delle sue “soluzioni”. Denari amplifica la voglia di abitare nella nuova casa “modular”! No, nel senso di Modulor lecorbuseriano e quindi d’aurea-ripetibilità ma soprattutto dinamico e se volete liquido, nel senso di essere coinvolti nello spazio-materia-tempo. A mio parere, Denari stuzzica e lancia un’idea d’abitazione del “maritorio”. Un tema a me caro e descritto bene da Tino Vittorio (prof. di storia contemporanea a scienze politiche - Catania) in Il maritorio, (Il Mediterraneo e il caso della portualità di Catania) che né fa “l’altro da se” “delle città d’acqua lacustre, potamica, talattica, oceanica, attorno alle waterfrontcities”, alla “liquidità urbana” che può legittimamente confondersi con la liquidità spaziale. Ciò può accostarsi alla modernità della liquefazione informatica, alliquid room, alla e-topia della nuova architettura di Toyo Ito o del modello di “caos ciclonico urbano”, descritto in Tokyo-to, di Livio Sacchi, all’etero-topia degli insediamenti di frontiera, dell’edificato tra terra ed acqua. La città e il mare, quindi. La città e la sua essenza, la sua entelechia fondata sul suo archè, dove l’entelechia è la sua origine destinale (o il suo destino inscritto nel modo della nascita) e il suo archè è l’elemento primo, l’acqua. Ed è l’acqua come dice Giacomo C. Pellegrini, Mediterranean cities, in Mediterranean Geografies, a caratterizzarne il profilo con dei «sea-going links […] so strong […] that, despite the differences in lifestyles to be found in the different cities, there are not great differences between coastal cities which are close to one another ». Quindi Denari, pur lavorando da un’altra parte del mondo, lancia riferimenti e tensioni che sono anche nostri. Che la globalizzazione voglia significare anche questo?! Penso che Denari non s’immagini neppure che uno “sconosciuto” come me, lo guardi con attenzione e rispetto! E si riconosca nel pensiero e azione! E che la sua architettura sia pretesto per dialogare di terra e mare. O forse, un tantino, lui lo sa e lavora in questa direzione? Senza farglielo sapere, metterei sempre un liquido sotto i suoi progetti. Questi, galleggerebbero ma anche sott’acqua non avrebbero alcun problema! Per il resto, le immagini si commentano da sole e le realizzazioni, soprattutto, non tradiscono i progetti!

Testo ed immagini forniti da Maurizio Zappalà



































8 mar 2009

8 marzo : giornata internazionale della donna , ricordiamo l'artista Pippa Bacca


L'opera di Pippa Bacca , nipote dell'artista Piero Manzoni (ricordate la "Merda d'artista") si inserisce in quel vivacissimo corso dell'arte contemporanea che ha avuto nel tema dell'essenza femminile, uno dei suoi principali oggetti di riferimento, ed ha trovato proprio nell'opera di artiste donne la sua principale voce d'espressione.
Le opere di Pippa Bacca spesso e volentieri giocano con i luoghi comuni dell'iconosfera contemporanea, con i pregiudizi e i riflessi condizionati dei comportamenti sociali. La sua dissacrante spinta ironica, nasce da un contrasto dialettico: l'uso dell’uncinetto, ad esempio, tradizionalmente femminile e simbolo di un universo domestico di virtù, pazienza e sottomissione, diviene invece uno strumento di potente rottura iconoclasta attraverso la creazione di patchworks fallici o comunque esplicitamente ammiccanti alla sfera sessuale, talvolta giocati anche in installazioni di natura ambientale.
Lo testimoniano, dagli anni sessanta, le esperienze performative di Carolee Scheeman, Yayoi Kusama, Yoko Ono e Shigeko Kubota, fino agli anni settanta con gli interventi di Leslie Labowitz, Valie Export, Ulrike Rosenbach, Lynda Benglis e Gina Pane, sulla scorta delle teorie filosofiche-psicoanalitiche di Luce Irigaray. Nel 2008 le due artiste Pippa Bacca e Silvia Moro , in abito da sposa , diedero vita ad un progetto di forte impatto culturale percorrendo in autostop i paesi del Mediterraneo sconvolti da recenti guerre, con lo scopo di portare loro un messaggio di pace, speranza e solidarietà, attraverso il viaggio stesso e una serie di performances di grande valore simbolico.
In Turchia il percorso fu bruscamente interrotto dalla tragica morte di Pippa , barbaramente uccisa(nella foto un opera del 2003 , intitolata "il ventre dell'Architetto" , Spaziozebra, Genova ).

6 mar 2009

Evento storico per l'Arte in SICILIA: 21/02/2009 RISO, Museo d'Arte Contemporanea della Sicilia



Abbiamo visitato il nuovo sito culturale regionale e vi riferiamo quanto annotato , non risparmiando qualche critica "costruttiva" e fornendovi anche un'utile guida riassuntiva della mostra in corso . Dopo un anno di esistenza "virtuale” si fisicizza nella sua “naturale” sede in Palazzo Riso , nel cuore del centro storico di Palermo , il Museo d'Arte Contemporanea della SICILIA . Ma la mission di questo Istituto , promosso dalla Giunta Regionale nel 2001 , anche con intenti turistico-culturali , è quella di museo "diffuso" sul territorio , mettendo in rete e valorizzando gli attori pubblici e privati che offrono progettualità e che sono protagonisti di esperienze già consolidate , strategia che prevede la creazione di una rete di partnership regionali (attualmente Palermo , Gibellina, Siracusa e Castel di Tusa, quest'ultimo sotto analisi dalla Regione Siciliana per un possibile riconoscimento come "museo intermittente") e la tessitura di collaborazioni internazionali( per adesso Berlino) per valorizzare e promuovere la cultura del contemporaneo in Sicilia (con ad es. l'apertura all'interno di uno sportello per l'Arte contemporanea in Sicilia"SACS" ). L' intervento di recupero della struttura , non ancora completata, ha visto l'impegno della Soprintendenza dei Beni Culturali e Ambientali di Palermo , gli studiosi e i professionisti esterni diretti da Alessandra Raso , mentre la Direzione del museo e' stata affidata a Sergio Alessandro con coordinamento generale di Antonella Amorelli .
IL 21 febbraio si e' inaugurata al suo interno la mostra, aperta fino al 31 maggio ,
"Sicilia 1968/2008 . Lo spirito del tempo ", curata da Valentina Bruschi , Salvatore Lupo, Renato Quaglia e Sergio Troisi . Quarant'anni di storia italiana (che partono proprio dalle origini dell'arte contemporanea , dopo il periodo modernista) e siciliana raccontati , anche attraverso

altrettante quaranta selezionate opere d'arte contemporanea scelte tra quelle collezionate in Sicilia. Il museo sara' , in linea con gli altri della Regione , dotato di autonomia e il personale sara' quello gia' in organico all'assessorato ( quest' ultima nota dolente perche' nonostante l'impegno e' evidente la debole volontarieta' e adeguatezza a un ruolo di customer per questo genere di "risorse umane" -vedi foto addetto al museo "in pausa" ) . Altre note stonate sono le mancanze momentanee di un ascensore e di altri meccanismi ausiliari per l’accesso ai piani superiori e per la mostra in itinere , l'assenza di una traduzione in altra lingua della legenda che fa da tutor alle opere (museo solo italiano o internazionale?). A questo proposito e' da plaudire l'idea di accompagnare le opere anche da una pila di fogli asportabili che riportano la descrizione dell'opera e dell'autore da un lato e nell'altro dell'anno a cui e' stata abbinata, questo con un utile scopo divulgativo e didattico . Nella mostra da segnalare la presenza di opere provenienti da collezionisti anche di CATANIA , come Paolo Brodbeck e Gianluca Collica (di quest'ultimo si segnala c/o via Musumeci 129 Ct -095 439678- mostra fino al 30 marzo). Da evidenziare tra le opere una grande installazione di arte povera di Jannis Kounellis "Senza Titolo"(vedi foto) , che occupa un' intera sala del secondo piano, il piu' interessante per l'interior (e' stato ristrutturato solo il solaio e la pavimentazione , ma le pareti sono ancora quelle post bombardamento bellico e succesivi saccheggi) .Per quanto riguarda la presenza dell'evento sui media a Catania si deve rilevare l'assenza nelle testate locali e per l'advertising off line pochi manifesti, dei poco visibili 50x70 , buona invece la tracciabilita' on line.
La guida
Cosa
Sicilia 1968/2008
Lo spirito del tempo

Quando
21 /02/ 2009 - 31 /05/2009
Dove
Palazzo Riso, Corso Vittorio Emanuele, 365
Palermo
Orari
ore 10-20 da martedì a domenicaore 10-22 giovedì e venerdìchiuso lunedì tranne i festivi
Prezzi
Intero € 5Ridotto € 3
Gratuito :<25> 60 anni
Informazioni
091.8431608
http://www.palazzoriso.it/
Servizi museo
audioguide, bookshop, caffetteria,visite guidate
Catalogo
Silvana Editoriale € 25,00



Qual è il ruolo dell'Architetto?

Girovagando su internet mi sono imbattuto in un interessante, anche se un po’ datato, articolo. Il pezzo, che riporto integralmente di seguito a firma di Leonardo Servadio, parla di un divertente sondaggio commissionato nel 2003 dall’Ordine degli Architetti della provincia di Torino. Il sondaggio ha lo scopo di far luce sulla percezione che la gente comune ha del ruolo dell’Architetto al giorno d’oggi.
Pur essendo un sondaggio (del quale non sono a conoscenza dei dati diretti e quindi non posso sapere quanto vasto sia il campione esaminato, il ceto sociale degli intervistati, etc…), che quindi ha poco di scientifico, i risultati ottenuti sono di indubbio interesse ed invitano ad alcune riflessioni.
Dal sondaggio emerge che l’Architetto è una figura estrosa, artistica, molto legata al passato, quindi adatta per lo più ad attività di Restauro. E' un professionista che non ha molto a che fare con l’Architettura o con il costruire del presente, tanto è vero che non viene tenuto granché in considerazione neppure per commissionargli qualche lavoretto, anche quando è un parente o un conoscente.
L’Architetto è roba da chiese e castelli ed, in ogni caso, non è in grado di far stare in piedi le cose che immagina. Lui è un puro creativo, come può esserlo un pittore o uno scultore (con buona pace di Vitruvio, all’Architetto non interessano firmitas ed utilitas). Quindi, se si deve fare qualcosa di concreto e che stia in piedi da solo, conviene chiamare l’Ingegnere o, ancora meglio, il Geometra, così si risparmia pure.

A seguire l'articolo originale.


L'architetto, questo sconosciuto
Avvenire, 20/11/2003
di Leonardo Servadio

Tra le tante glorie che han dato lustro alla cultura italiana nel mondo, non mancano quelle architettoniche. Dal Cremlino moscovita al Palazzo Reale madrileno, gli architetti italiani si sono fatti apprezzare ovunque. E qui da noi è diffusa la coscienza dell'importanza delle città d'arte, il cui pregio attira ondate di turisti. Vi sono opere per le quali, accanto agli architetti, si è mobilitato il popolo: basti pensare al Duomo milanese o al complesso della cattedrale fiorentina di S. Maria del Fiore. Ma stiamo parlando del passato. Oggi il rapporto tra gli italiani e l'architettura sembra assai smorzato. Lo testimonia un'inchiesta commissionata dall'Ordine degli Architetti di Torino.
Lo scopo è indicato dalla curatrice, Barbara Loera: «Conoscere le percezioni e le convinzioni - anche imprecise - dell'utenza reale o potenziale, facilita l'incontro di domanda e offerta di architettura ed eventualmente permette di formulare interventi tesi a sensibilizzare e informare l'opinione pubblica…».
In altri termini: il dialogo tra i professionisti e i committenti richiede un certo grado di conoscenza reciproca. È importante per gli architetti sapere che cosa pensano gli italiani della loro opera. Su questa base potranno cercare di formulare strategie per migliorare il grado di conoscenza, e forse anche per orientare la loro professione.
Non è un problema piccolo: all'epoca di Filippo Juvarra gli architetti erano probabilmente poche decine su tutto il territorio nazionale. Oggi le facoltà di architettura, ormai diffuse ovunque nel Paese, sfornano annualmente migliaia di laureati. Basti pensare che, per restare nell'ambito dell'inchiesta in questione, il 76,3% degli intervistati ha affermato di non essersi mai rivolto a un architetto nemmeno per un preventivo, e tra questi il 27,7% ha almeno un architetto in famiglia o tra i conoscenti.
Come mai? Non ne abbiamo bisogno? O non ci fidiamo di loro? O semplicemente qui da noi il numero di architetti è eccessivo? In Italia circolano più architetti che negli Stati Uniti: eppure lì si costruisce molto più che nel nostro Paese. Qui gli architetti fanno di tutto: scenografi e costumisti, designer e paesaggisti, conservatori, museografi, arredatori, insegnanti di storia dell'arte o disegno, amministratori di condominio... Qualcuno fa il progettista di nuovi edifici e il restauratore di quelli antichi. Forse è anche per questo che, come mostra l'inchiesta, quando gli italiani pensano all'architettura, vengono loro in mente anzitutto le chiese e i castelli, gli anfiteatri e i palazzi d'epoca.
Il passato, insomma, non il presente. Per l'oggi gli italiani guardano agli architetti come a figure volte innanzitutto a restaurare il patrimonio antico (35% delle risposte) ed eventualmente a pianificare le aree urbane (19%). Solo il 18,5% li vede come figure orientate a costruire nuovi edifici abitativi e ancor meno (12,3%) li associa al progetto di edifici pubblici. L'architetto è considerato una persona creativa, capace di proporre soluzioni originali. Una specie di artista. Ma quando si tratta di costruire strutture di grandi dimensioni e legate a aspetti funzionali, la preferenza si dirige verso gli ingegneri.
Alla domanda «quale sia l'ambito di intervento professionale più adeguato per un architetto, un ingegnere o un geometra», circa l'80% preferisce l'architetto per progettare una chiesa o un teatro e una maggioranza lo preferisce anche per la villetta o il parco. Ma quando si tratta di progettare un condominio, una scuola, un ospedale, una fabbrica, un grattacielo o un ponte, la maggioranza preferisce un ingegnere.
Evidentemente l'architetto non è visto come qualcuno che sa «far stare in piedi» solidamente l'oggetto progettato. Ma probabilmente questa opinione è condivisa in buona parte dagli architetti stessi, visto che la stragrande maggioranza di loro si rivolge agli ingegneri per i calcoli delle strutture: cioè per l'ossatura portante degli edifici che progettano. In ogni caso, l'architetto di oggi è poco conosciuto. Solo il 27,7% ha letto un articolo di architettura e una percentuale leggermente maggiore ha seguito un programma televisivo sull'argomento, negli ultimi 12 mesi. E una percentuale quasi irrilevante di intervistati è in grado di dire a memoria il nome di un architetto contemporaneo famoso.
Per giunta gli architetti più noti sono stranieri: Le Corbusier, il cui nome è stato menzionato dal 2,7% degli intervistati, e Frank Lloyd Wright, menzionato dall'1,6%. I più conosciuti tra gli italiani sono Gio Ponti (1,3%) e Pier Luigi Nervi (0,8%). Ma quest'ultimo, per giunta, era ingegnere, non architetto. Sulle 1001 persone intervistate, solo 179 sono state in grado di citare qualcuno (nelle tabelle le percentuali sono riferite a questi 179 che sono stati in grado di rispondere, per cui le cifre sono maggiori). Insomma, c'è ancora molto da fare perché l'architettura entri nel circuito di conoscenze degli italiani.

2 mar 2009

Marella Ferrera racconta il suo museo ai catanesi

Forse grazie alla partecipazione della stilista Marella Ferrera in persona... o alla sincera passione dimostrata dal giovane architetto Giuseppe Scuderi nell'esposizione dei lavori di restauro; fatto stà che lo scorso giovedì presso il Centro ZO a Catania la presentazione dei lavori per la realizzazione del “MF Museum&Fashion” ha suscitato grande intresse nella platea catanese.

L'Arch. Scuderi ha esposto i lavori di restauro, trasformazione ed adeguamento delle antiche gallerie museo, la naturalia e l’antiquaria, di Palazzo Biscari a Catania, sottolinendo l'importanza delle preliminari analisi storiche che hanno favorito il ritrovamento delle antiche pavimentazioni e ponendo l'accento sulla ricerca progettuale che ha generato il "concept" esposiivo del museo.

La stilista ha precisato la sua continua ed attenta partecipaione a tutte le fasi dei lavori che hanno permesso il recupero dell'edificio in cui rimangono esposti tutti i suoi abiti più celebri, veri e propri capolavori d'arte, di sartoria e di inventiva.
L'evento, organizzato dalla Fondazione dell'Ordine degli Architetti della Provincia di Catania, fà parte di una serie di incontri culturali che sono in calendario fino alla prossima estate.