31 mag 2009

Karim Rashid: designer di origine egiziana.


Da tempo si parla di Karim Rashid, designer newyorkese di origini egiziane, che ha conquistato il mondo con oggetti dal "design fluido e organico frutto dell'impiego di tecnologie digitali". Nato al Cairo nel 1960, di origine anglo-egiziana, cresciuto in Canada, attualmente vive e lavora a New York. Karim Rashid è noto soprattutto per il suo design pensato con l'obiettivo di sensibilizzare le persone al design rendendolo accessibile a tutti.
Ha creato oltre 2000 disegni e modelli, compresi i progetti che vanno da interni, moda, arredamento, illuminazione, arte e musica per installazioni. Grazie alle sue collaborazioni con importanti aziende quali Alessi, Georg Jensen, Umbra, Prada, Miyake, Method, Rashid sta radicalmente cambiando l'estetica del design di prodotto.
Ultimamente ha lavorato per un interessante collezione: "DESIGN ART COLLECTION: KARIM RASHID for C&C Milano", inoltre ha collaborato per la nuova collezione di porte dell'azienda Albed per cui è stato organizzato un evento durante il Salone del mobile di quest'anno a Milano dal titolo: “Doors to a New World”

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Si è occupato dell’interior design di spazi quali il ristorante Morimoto a Philadelphia e l’hotel Semiramis ad Atene, vincitore dell’European Hotel Design Award.
Le sue creazioni fanno parte delle collezioni permanenti di 14 musei nel mondo tra i quali il MoM
A di New York.

29 mag 2009

PREMIO per la VALORIZZAZIONE dell’ARCHITETTURA CONTEMPORANEA in SICILIA


Nell’ambito delle proprie iniziative culturali il Comune di Pedara, organizza un evento, diretto agli operatori “della fabbrica d’architettura”. Promuove e istituisce quindi, un “ premio d’architettura contemporanea“, indirizzato a professionisti che si sono distinti, nella ricerca della qualità, nella realizzazione di opere d’ architettura in Sicilia, nelle diverse sezioni e discipline fissate dal regolamento.
L’evento è organizzato in collaborazione con l’Ordine degli Architetti della Provincia di Catania, e con l’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Catania.

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Info:
Comune di Pedara

III Edizione 3 e 4 luglio 2009
Il premio si articola in sei differenti sezioni:
1 - Premio G.B.Vaccarini alla carriera;
destinato ad un architetto, la cui attività professionale e le cui opere prodotte in Sicilia rappresentano una distinta peculiarità e un evidente apporto alla qualità architettonica.
2 – Premio G.B. Vaccarini ad un architetto siciliano
destinato ad un architetto siciliano che ha realizzato opere di architettura significative su ambito Nazionale o Internazionale.
3 - Premio G.B.Vaccarini ad un’opera di architettura;
destinato ad un’ architettura, realizzata nell’ambito del territorio dell’isola d’ evidente qualità architettonica e che abbia contribuito a conferire dignità figurativa al contesto paesaggistico.
4 - Premio G.B.Vaccarini ad un opera prima;
Nell’intento di promuovere figure emergenti nel panorama professionale isolano, non adeguatamente valorizzate e conosciute, il premio è destinato ad un architetto o ad un gruppo d’architetti i cui componenti non superano il quarantesimo anno d’età, distintisi in special modo nella ricerca della qualità nella realizzazione di un’opera d’ architettura.
5 - Premio G.B.Vaccarini ad un’architettura d’interni;
Questo premio avrà per oggetto un allestimento d’interni, realizzato da un architetto o da un gruppo d’architetti. Il premio può avere per oggetto anche un semplice oggetto di design, purché questo sia stato prodotto e commercializzato in più copie.
6 - Premio G.B.Vaccarini ad una Scuola;
Premio destinato ad una Scuola, ad un Istituto Superiore, ad una Università siciliana, che si sia impegnata nella divulgazione e nella valorizzazione dell’architettura contemporanea.

BENI CULTURALI :istituito l'Osservatorio nazionale per la qualità del paesaggio


Il Sottosegretario per i Beni e le Attività culturali, on. le Francesco Giro su delega del Ministro Sandro Bondi e alla presenza del Direttore Generale della per la qualità e la tutela del paesaggio, l’architettura e l’arte contemporanea arch. Francesco Prosperetti , ha istituito l’osservatorio nazionale per la qualità del paesaggio previsto dal codice dei Beni Culturali.
L’Osservatorio promuoverà studi e analisi per la formulazione di proposte idonee alla definizione delle politiche di tutela e valorizzazione del paesaggio italiano. Tra le sue funzioni avrà anche quella di proporre le linee guida per la redazione dei progetti di qualità architettonica incidenti sui beni paesaggistici e le modalità di identificazione dei paesaggi a rischio. Ancora tra i compiti assegnati all’Osservatorio vi saranno quelli di proporre l’adozione di parametri e obiettivi di qualità paesaggistica e gli orientamenti per le politiche di restauro, ripristino e riqualificazione paesaggistica di beni e aree degradate. Infine elaborerà ogni due anni un rapporto sullo stato delle politiche per il paesaggio.
Oltre al Ministro e al Direttore Generale fanno parte dell’Osservatorio un direttore regionale del Ministero, i dirigenti del servizio II e III della direzione della Parc, tre rappresentanti degli enti territoriali designati dalla Conferenza unificata, tre rappresentanti delle associazioni di protezione ambientale individuate dal Ministro, più un esponente del Consiglio Nazionale degli Architetti e quattro esperti in materia di paesaggio di elevata professionalità, sempre individuati dal Ministro.
fonte:http://www.beniculturali.it/

28 mag 2009

Quando mancano gli architetti...



...a volte mancano i politici, a volte mancano gli architetti....
Vi giro La Lettera aperta del Movimento “AMATE L’ARCHITETTURA” al Presidente dell'ANCE


Lettera aperta al Presidente Nazionale dei Costruttori Buzzetti


Spett.le Dott. Ing
Paolo Buzzetti
Presidente ANCE
Ass. Naz. Costruttori Edili




Agli “Stati Generali” c’erano tutti: alcuni ministri del Governo e il Presidente, rappresentanti dell’opposizione, Federazioni artigianali, Cooperative, tutte le sigle sindacali del settore variamente rappresentate, Associazioni industriali, Associazioni di Agenti immobiliari, Associazioni di grandi, piccole e medie imprese, c’erano Federazioni a non finire e c’era anche l’OICE. Quasi casualmente però – per aver sentito la notizia della “Convention” il giorno precedente su “Radio 24”- c’eravamo anche noi del Movimento “AMATE L’ARCHITETTURA”. Tutto giusto, tutto corretto, tutto condivisibile.
Chi si sente di non aderire pienamente alle mille e mille istanze, idee, approfondimenti, benefici fiscali, “bonus” svariati, contrazioni dell’IVA, detassazioni ecc., analisi economiche per l’immediata ripresa e la veloce “cantierabilità”, analisi e proiezioni a medio e lungo termine, sviluppo infrastrutturale localizzato e generale, avvio di grandi opere, ripresa diffusa dei lavori pubblici e lotta alla perdurante contrazione del credito. Non ultimo però, c’erano anche tutte le dichiarazioni di sostegno e affermazione della bio-edilizia al risparmio energetico e alla ecostostenibilità variamente rappresentate e articolate, deriva positiva verso una maggior sensibilità e grado di civiltà del localismo Italico. C’era anche, da più parti, l’utilizzo del termine molto generale di “qualità”. C’era tutto, è mancata e manca ancora l’Architettura. Non è difesa corporativa. E’ certezza che “fare architettura” è anch’esso un metodo, un modo, un sistema per propugnare, incentivare e sostenere ampiamente anche il mercato e non solo qualità fine a se stessa.
Ha fatto caso come da troppi anni l’Architettura è intesa solo ed esclusivamente nella sua accezione di edilizia (bio-Architettura, Architettura-sostenibile).
Ha fatto caso come da troppi anni gli architetti abbiano assunto il solo ruolo di tecnici, di meri contabilizzatori di opere pubbliche e di appalti, i più disparati, senza alcuna rilevanza del valore di progetto. E qui il Codice degli Appalti e “mamma Merloni” sono quasi gli unici responsabili. Pazzesco: bandi di gara di architettura i cui parametri sono le “dotazioni informatiche” dello studio e il “fatturato”, spesso stratosferico rispetto all’opera da progettare. Lasciamo perdere i concorsi, poi, una presa per i fondelli istituzionalizzata, con improbabili giurie e Amministrazioni locali che hanno addirittura facoltà di non ammettere al Concorso professionisti non appartenenti al …..”territorio”!.
Noi crediamo e sosteniamo che l’Architettura diffusa, dal piccolo/piccolissimo intervento al grande segno è volano industriale, economico e di civiltà per il nostro arretrato paese. E ci è sembrato strano che in questa concertazione degli “Stati Generali” non abbia trovato adeguato spazio l’Architettura, non come tecnica ma come valore aggiunto di artisticità. Prendiamo la distanza dalla visione meramente utilitaristica sia pur vitale del mercato e dell’economia del settore: pensiamo più in grande e …… ci consenta un grido accorato:


AMATE L’ARCHITETTURA…!!


“AMATE L’ARCHITETTURA”

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25 mag 2009

L’architettura contemporanea in Sicilia riparte da "11X11"

Come gia’ avevamo previsto (vedi 11 Domande x... ) il meeting "11 domande x 11 architetti", promosso dall’Associazione culturale Spazi Contemporanei e organizzato insieme alla Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Catania , ha assunto la veste di un vero e proprio forum , a cui hanno via via partecipato tutti gli attori del panorama accademico , culturale e professionale dell’ architettura in Sicilia e come spettatori da segnalare numerosi giovani studenti .
Grande assente la politica , ufficialmente per impegni elettorali e se essa rappresenta la volonta’ popolare e’ facile intuire il perche’ ( come invece non accade in Spagna , come evidenziato nel suo intervento da una degli 11 ,Lucy Giuliano ) l’ architettura contemporanea non sia nelle “corde”della popolazione e tanto piu’ della burocrazia (come e’ stato riportato da un’ esperienza personale di Davide Cammarata con la Soprintendenza ) siciliana e di conseguenza non vengano implementate delle policy che incentivino o comunque favoriscano nel nostro territorio una sua maggiore presenza .
Il dibattito , dopo i saluti di Carlotta Reitano , Presidente della Fondazione dell’Ordine , di Antonio Licciardello , Presidente dell’Ordine e di Giovanni D’Amico , Presidente dell’Associazione culturale Spazi Contemporanei , e’ stato vivacemente moderato dal critico Luigi Prestinenza Puglisi , il quale , volendo rappresentare la professione dell’architetto in Sicilia , ha provocatoriamente parlato di situazione disastrosa , per il gran numero di operatori rispetto al numero di abitanti e ascoltando le varie esperienze migratorie degli “11” , ha concluso come oggi si stia delineando la figura dell’architetto mercenario e sempre con la valigia pronta . Ma non ha risparmiato critiche al mondo universitario , che era rappresentato dal Preside della Facolta di Architettura di Siracusa Giuseppe Dato e da un suo docente , il Prof. Fabio Ghersi , “rei” di non insegnare ai ragazzi a saper confezionare un curriculum “con- vincente , al di la’ di quello europeo non proprio accattivante ” o a parlare fluidamente l’inglese . L’Arch. Fabrizio Russo , nella duplice veste di consigliere della Fondazione e rappresentante di Spazi Contemporanei , ha ribadito come per il professionista in Sicilia si patisca una crisi di mercato , per uno sbilanciamento pesante verso una carente domanda a causa di un pregiudizio di diffidenza e di un’ insufficiente abitudine culturale al contemporaneo .
L’Architetto Angelo Buccheri , Consigliere della Fondazione dell’Ordine , ha ricordato la funzione sociale dell’architettura come testimone del tempo (come a dire che i nostri tempi , senza una architettura che la rappresenti , rischiano di raccontare ai posteri come di una propria non identita’ ) e ha sottolineato l’esigenza di allontanarsi dall’accademismo universitario , come accade in Portogallo dove i professori esercitano anche la professione , avendo cosi’ un riscontro sociale . Il Dirigente del DARC Giuseppe Carrello ha riferito di un fermento di attivita’ del suo ufficio e Franco Porto ha ricordato l’attivita’ e il ruolo di promozione che ha svolto l’Inarch Sicilia . Interessante la testimonianza personale dell’Arch. Giuseppina Grasso Canonizzo , che ha raccontato della sua scelta di vivere in Sicilia , senza alcun rimpianto per palcoscenici internazionali . Il dibattito finale ha evidenziato lo scollamento tra società civile e il mondo dell’architettura . Ma l’esperienza “faticosa” e insieme piena di soddisfazioni di questi 11 giovani architetti siciliani , molti dei quali desiderano ritornare in questa terra ostile , danno una concreta speranza al futuro dell’architettura contemporanea in Sicilia .
Nella foto gli 11 architetti e gli infaticabili di "Spazi Contemporanei" alla mostra "Architettura contemporanea in Portogallo "aperta al pubblico presso Le Ciminiere fino al 31 Maggio 2009 .
Il forum sull'architettura contemporanea in Sicilia continua con le vostre risposte alle 11 domande che potete segnare nello spazio commenti del sito dedicato http://undiciperundici.wordpress.com/2009/01/17/le-11-domande/#respond o inviare all’indirizzo spazicontemporanei@gmail.com , le piu' interessanti verranno via via pubblicate in questo blog .






21 mag 2009

11x11 - Undicesima Intervista: FRANCESCO DUCATO

E' L'ULTIMA DELLE INTERVISTE DA NOI PUBBLICATE per introdurre l'evento denominato "11 domande x 11 architetti" e dunque con l'Arch. Ducato si conclude la prima tappa di un percorso conoscitivo che sarà ampliamente studiato, esaminato ed esposto al Centro Culturale Zo di Catania il giorno 23 maggio 2009. Di seguito dunque una breve descrizione dell'undicesimo partecipante alla tavola rotonda assieme ad altri esponenti dell'arte, della cultura e dell'architettura in Sicilia.

Francesco è nato nel 1979 a Montecchio Emilia (Reggio Emilia), una cittadina nel nord d'Italia, da una famiglia siciliana. Si trasferì in Sicilia, quando era molto giovane ed è cresciuto a Siracusa. Lì ha cominciato a ricevere uno educazione artistica dalla scuola e dall'ambiente stesso, pieno di carattere storico e naturale "monumenti". Fin da piccolo ha dimostrato capacità artistiche, ha partecipato a mostre e ottenuto premi. Poi ha deciso di studiare architettura.
"L'architettura è l'arte", con questa idea Francesco cresceva nel mondo universitario, ed ha sempre abbinato agli studi d'arte attività (mostre, workshop).
Dopo aver vissuto due anni a Palermo nel 2000 ha ottenuto una sovvenzione (Erasmus) per andare a Barcellona Università di Barcellona, una delle più importanti scuole di architettura in Europa. Lo spostamento a Barcellona è stato un grande cambiamento in termini di vita e di formazione.
Francesco completato gli studi con lode e menzione speciale tra Palermo e Barcellona per immergersi nella nuova cultura europea. Al momento sta dottorando in Progetto Architettonico su "I nuovi strumenti di architettura", anche a Barcellona, dove si basa.
È stato sempre lontano dalle definizioni delle arti, e questo divenne gradualmente evidente in diversi tipi di lavori che ha svolto durante il primo periodo della sua carriera. Industrial design, interior design, l'architettura, la mostra di progettazione, la fase di progettazione, web design, la scultura, la pittura e la poesia è l'arte di qualche settore in cui Francesco sta lavorando e ottenere risultati di rilievo.
Sempre in continuo divenire è stata proprio la progettazione e la collaborazione con importanti studi di architettura o di artisti come Cloud 9 (www.themakingofcloud9projects.com) a Barcellona o Robert Wilson (www.robertwilson.com), a New York. Con l'approccio di Wilson taglienti e multitasking è l'ultimo dei progetti in via di sviluppo come il Cloud 9 di installazione per la Biennale di Venezia 2008 chiuso lo scorso novembre la 23a con un importante successo di pubblico.

INTERVISTA

1. Spesso si fa una gran confusione nel definire il lasso di tempo che racchiude le opere di architettura “contemporanea”. La Storia contemporanea è il periodo storico che parte dal Congresso di Vienna ad oggi (193 anni). L’Arte contemporanea si riferisce all’arte creata nel presente ed include generalmente tutta l’arte creata dalla fine degli anni sessanta del XX secolo fino ai giorni nostri (circa 40 anni). La Musica contemporanea è quella composta nel XX e nel XXI secolo. Il Teatro contemporaneo è quello che si è sviluppato in un periodo compreso tra gli inizi del Novecento e i giorni nostri (circa 30 anni). Qual è, a tuo parere, l’intervallo temporale corretto che definisce l’architettura contemporanea?

Ho poco interesse per le definizioni in genere perché ritengo che siano necessarie piú alle accademie che a chi costruisce. Direi che contemporaneo puó essere ogni cosa che abbia ripercussioni sulla vita quotidiana attuale, includendo anche la dimensione intellettuale chiaramente, indipendentemente dal periodo di realizzazione. Non sono quindi d’accordo nell’organizzare i programmi di Storia dell’architettura per ordine cronologico.

2. Per una buona riuscita di opera ci vuole un buon architetto, un committente illuminato e una buona impresa. Per l’esperienza che tu hai potuto maturare all’estero, puoi indicare che peso hanno questi 3 fattori nella realizzazione di un’opera?

L’architettura é l’arte collettiva per eccellenza, non la puó fare una sola persona, ogni componente della squadra ha esattamente la stessa importanza, come avviene in un’orchestra o nel team che realizza un film. Un’opera riesce bene quando ogni componente della squadra ha rispetto e coscienza del lavoro altrui e si rema insieme con entusiasmo nella stessa direzione. In questo senso l’idea di Star System é del tutto falsante della situazione reale e anche in questo é una semplificazione dei mezzi di comunicazione assolutamente inutile per gli attori reali del’arte del costruire.

3. Riguardo l’architettura contemporanea, l’Italia negli ultimi anni sta tentando di recuperare il grosso divario con gli altri stati europei e lo sta facendo lentamente. Una importante tappa a livello nazionale è stata l’avvio del P.A.R.C. “Direzione Generale per la qualità e la tutela del paesaggio, della qualità del progetto e dell’opera architettonica e urbanistica”. La Sicilia ha recepito le direttive ministeriali con l’istituzione del D.A.R.C. Sicilia e ad oggi l’attività del Dipartimento per l’Architettura e l’Arte Contemporanea rappresenta un punto di riferimento per tutti i professionisti e gli enti che operano nel settore avendo già all’attivo il patrocinio di ben 12 concorsi internazionali entro il 2009. Qual è il tuo parere sull’attività del D.A.R.C. e sui possibili cambiamenti e i contributi che la sua istituzione potrà apportare nella cultura isolana riguardo l’architettura contemporanea?

In Italia il senso del Bello é diffuso in tutte le sue espressioni, lo é e lo sará sempre nonostante le intenzioni distruttive e banalizzanti della sciocca classe politica che abbiamo, con poche eccezioni purtroppo. L’estetica si respira nell’aria ovunque. La creazione di istituzioni puó servire se chi le compone sono persone intelligenti, attive e con una voglia reale di cambiamento. La D.A.R.C. puó essere davvero importante per la diffusione di una cultura contemporanea e per contribuire a generare la necessitá del nuovo, attraverso la realizzazione di concorsi (non solo di idee) e per poi accompagnare i team di professionisti alla realizzazione sotto il concetto di “Controllo di Qualitá”. “Una societá incapace di produrre il nuovo é una societá malata”, dice Roberto Alajmo in “Palermo é una cipolla”. Speriamo che le cure che si stanno sperimentando siano effettive.

4. Qual’è l’esperienza che ha lasciato un segno indelebile nel tuo modo di progettare?

La mia fortuna credo sia stata l’esperienza professionale fin dagli inizi. Appena finita l’università ho iniziato a lavorare con Pere Riera (www.rga.es), tra i migliori architetti di Barcellona, misicista e scenografo in gioventù. Da lui ho imparato che il rigore nella progettazione deve essere accompagnato dalla apertura mentale e la pratica interdisciplinare.
A questo si é accompagnata la possibilitá di progettare in vari contesti e con varie persone o collettivi. Superare la dicotomia tra pensare e fare che mi avevano insegnato all’universitá (sia in Italia che in Spagna), cosí é per Enric Ruiz Geli/Cloud 9 (www.themakingofcloud9projects.com) con cui collaboro dal 2007).
Per Bob Wilson (www.robertwilson.com con cui collaboro dall’estate scorsa) l’idea contemporanea del multitasking si traduce nella possibilitá accedere a tutti i linguaggi artistici immaginabili (nonostante lui stesso sia architetto). Questa é la mia scuola e spero sia sempre piú evidente nei miei progetti (www.francescoducato.com).

5. Quali sono gli aspetti che ritieni i più positivi ed i più negativi dell’architettura contemporanea?

L’aspetto piú negativo probabilmente é la sua spettacolarizzazione e conseguente banalizzazione.
L’aspetto piú positivo la popolarizzazione: é piú facile per tutti accedere a architettura di qualitá.
L’ultima Biennale di Architettura di Venezia, a cui ho partecipato, è stata un’occasione per riflettere su questi aspetti. Sia Aaron Bestky con il suo invito a riflettere sulla “Architettura aldilà dell’edificio”, sia Emiliano Gandolfi che ci ha diretto come curator nel Padiglione Italia (architettura sperimentale), hanno fatto un ottimo lavoro e ci hanno obbligato a pensare e far pensare su questi aspetti.

6. L’architettura, al di là delle componenti artistiche, filosofiche e culturali, è anche un servizio professionale che viene reso ad un committente pubblico o privato in regime di mercato a seconda della “domanda” e dell’ ”offerta” del servizio stesso. Ritieni che la scarsa diffusione della cultura architettonica contemporanea in Sicilia e in altre parti d’Europa sia causata dalla mancanza di una “domanda consapevole” circa i necessari requisiti di contemporaneità di un’opera nuova?

Sicuramente la committenza ha un ruolo fondamentale. Molta architettura contemporanea viene commissionata con obiettivi pubblicitari, di marketing, sfruttando il nome dell’architetto o l’immagine “moderna” del prodotto, ruolo fondamentale delle istituzioni e delle universitá dovrebbe essere divulgare la cultura contemporanea in genere e di conseguenza anche architettonica.

7. Conoscendo la realtà siciliana ed in particolare di una delle città che conosci meglio, quale opera di architettura potrebbe risultare fondamentale per lo sviluppo del territorio?

Probabilmente il ponte sullo stretto di Messina. Costruendo in Sicilia una delle difficoltá é usare materiali e tecnologie contemporanee, per problemi economici e di circolazione delle idee e persone soprattuto. Potrebbe aiutare a superare gli aspetti negativi dell’”isolamento” della Sicilia, diventerebbe un’opera “simbolo” del link con il continente europeo e credo che potrebbe avere un impatto pratico e psicologico di enorme portata.

8. Qual’è la principale differenza nell’organizzazione del lavoro all’interno dello studio professionale in cui operi rispetto a quella che si ha in Sicilia? (se l’intervistato opera all’estero)

Innanzitutto l’intorno dello studio é diverso. Aperto alla innovazione e alla nascita di giovani attivitá. La ricerca e apprezzata e agevolata. Bisogna lavorare duro, ma impegnandosi i risultati arrivano. La sensazione é di avere prospettive. Collabori con uno studio sapendo che se lavori seriamente riuscirai a costruire la tua dimensione creativa autonoma (anche economicamente) che potrai difendere e alimentare nel tempo.
In Sicilia “l’isolamento” congenito e la mentalitá mafiosa diffusa porta a permettere certi meccanismi inaccettabili che rendono difficile pensare a una propria attività. Tutto questo determina alla lunga una situazione insostenibile per i giovani che per questo emigrano numerosi.

9. Nella realizzazione di un’opera, grande importanza viene data all’effettiva esecutività del progetto; ritieni che l’Italia e la Sicilia in particolare siano ancora indietro rispetto agli standard qualitativi europei riguardo la qualità media dei progetti?

Si. Comunque il caso siciliano é particolare. Nel costruire in Sicilia si ritrova una difficoltá innanzitutto nella cultura architettonica del cliente che determina un ruolo educativo dell’architetto fondamentale. Quando si arriva al cantiere nasce il problema delle maestranze che devono reimparare a costruire a certi livelli. E se é vero che tramite internet si puó fare ricerca sui materiali e le tecnologie attuali, però purtroppo spesso i costi di trasporto materiali e della manodopera specializzata sono proibitivi. Dal mio punto di vista la sfida in Sicilia si converte oggi nella ricerca di nuove applicazioni di materiali e know how tradizionali su concetti contemporanei piú che nella ricerca su materiali e tecnologia. Questo richiede all’architetto uno sforzo maggiore riguardo aspetti di contenuto, concettuali e di reinterpretazione tipologica.

10. L’avvento di internet ha reso di facile visione e diffusione le immagini dei progetti e delle opere costruite. Ritieni che il fascino e la seduzione visiva delle rappresentazioni grafiche ottenute con l’uso degli strumenti di visualizzazione digitale abbia in qualche modo condizionato i criteri progettuali e le tendenze compositive?

Effettivamente il rischio per noi giovani architetti cresciuti nella societá dell’immagine é di costruire alla ricerca delle immagini da rivista, perdendo concetti e contenuti, l’dea di spazio. Per me ha detto bene Zevi, l’architettura non si puó rappresentare, bisogna viverla con i cinque sensi. E quindi in fase di progettazione (che comprende la costruzione) bisogna immaginarla con i cinque sensi e nelle quattro stagioni aggiungerei.
Per quanto riguarda gli strumenti di rappresentazione digitale ritengo che siano di grande utilitá alla progettazione e realizzazione, basti pensare ai processi Cad Cam sempre piú diffusi o i software di animazione come Maya che stanno diffondendo un nuovo approccio al progetto architettonico basata sul concetto di performative particles. Noi ne facciamo uso quotidiano e non vedo perché non dovremmo farlo.

11. Si ritiene che lo strumento del concorso di idee sia utile per la diffusione del principio di qualità e di trasparenza di un opera architettonica pubblica. Sei d’accordo con questa affermazione e ritieni che il livello di equità di giudizio offerto dalle commissioni giudicatrici sia mediamente accettabile?

Effettivamente il concorso di idee é uno strumento importante per le istituzioni e un esercizio interessante per chi progetta. Ancora piú interessante sarebbe se si sviluppassero le fasi successive al brain storming e si potesse scendere in dettaglio e andare in cantiere in piú occasioni. Negli ultimi concorsi in cui ho partecipato in Sicilia il livello delle commissioni giudicatrici é migliorato molto e credo che la tendenza sia positiva. Spero che in genere gli architetti siciliani avremo modo di partecipare in molti altri concorsi in Sicilia e costruire molto di piú.

11x11 - Decima Intervista: SEBASTIANO AMORE

Nato a Catania il 16 Settembre 1980, ha studiato ingegneria e architettura presso l’Università degli studi di Catania, laureandosi con il massimo dei voti. Ha svolto, contemporaneamente agli studi, attività di collaborazione didattica presso i corsi di composizione architettonica e si è occupato di docenza a seminari di informatica grafica. Dodici le partecipazioni a concorsi progettuali nelle quali si è sempre classificato nelle prime tre posizioni e da cui sono seguite realizzazioni e riconoscimenti. Nel 2006 ha collaborato con l’architetto francese Andrè Thomas Balla per il concorso “Due progetti per S.Cristoforo Sud”, Catania, classificandosi primo; ha fondato nel 2007 un piccolo studio progettuale a Catania ed ha all’attivo un progetto per residenze di lusso sul Lago di Garda e una riconversione di container prefabbricati in abitazioni unifamiliari al centro di Catania. Ha esposto presso i saloni della Triennale di Architettura di Milano, al Salone del Mobile di Milano e al centro culture contemporanee Zo, Catania. Attualmente collabora con l’agenzia di architettura 5+1AA, occupandosi di un piano di recupero su Piacenza e di Alfa city, museo Alfa Romeo.

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INTERVISTA

1- Spesso si fa una gran confusione nel definire il lasso di tempo che racchiude le opere di architettura “contemporanea”. La Storia contemporanea è il periodo storico che parte dal Congresso di Vienna ad oggi (193 anni). L’Arte contemporanea si riferisce all’arte creata nel presente ed include generalmente tutta l’arte creata dalla fine degli anni sessanta del XX secolo fino ai giorni nostri (circa 40 anni). La Musica contemporanea è quella composta nel XX e nel XXI secolo. Il Teatro contemporaneo è quello che si è sviluppato in un periodo compreso tra gli inizi del Novecento e i giorni nostri (circa 30 anni). Qual è, a tuo parere, l’intervallo temporale corretto che definisce l’architettura contemporanea?

30 anni, cioè il tempo medio di invecchiamento di un’architettura “contemporanea”.

2- Per una buona riuscita di opera ci vuole un buon architetto, un committente illuminato e una buona impresa. Per l’esperienza che tu hai potuto maturare all’estero, puoi indicare che peso hanno questi 3 fattori nella realizzazione di un’opera?

In una Architettura che si esprime come un alternarsi di azioni e reazioni, essere un buon architetto significa far avvicinare il committente alla qualità architettonica oggettiva, questo porta a coinvolgerlo e allo stesso tempo “interpretare” le sue esigenze, dialogo, non dobbiamo mai accettare qualcosa in cui non crediamo e che riteniamo ingiusto, ma spesso il lavoro viene prima di qualunque forma di orgoglio. Il cantiere, se vissuto, diventa secondario.

3- Riguardo l’architettura contemporanea, l’Italia negli ultimi anni sta tentando di recuperare il grosso divario con gli altri stati europei e lo sta facendo lentamente. Una importante tappa a livello nazionale è stata l’avvio del P.A.R.C. “Direzione Generale per la qualità e la tutela del paesaggio, della qualità del progetto e dell’opera architettonica e urbanistica”. La Sicilia ha recepito le direttive ministeriali con l’istituzione del D.A.R.C. Sicilia e ad oggi l’attività del Dipartimento per l’Architettura e l’Arte Contemporanea rappresenta un punto di riferimento per tutti i professionisti e gli enti che operano nel settore avendo già all’attivo il patrocinio di ben 12 concorsi internazionali entro il 2009. Qual è il tuo parere sull’attività del D.A.R.C. e sui possibili cambiamenti e i contributi che la sua istituzione potrà apportare nella cultura isolana riguardo l’architettura contemporanea?

Ritengo che l’attenzione ai giovani architetti, di cui si fa forte riferimento, sia un motore che finalmente spingerà verso grossi cambiamenti il nostro paese.

4- Qual’è l’esperienza che ha lasciato un segno indelebile nel tuo modo di progettare?

Tutti i capitoli della mia vita professionale sono stati influenzati da personalità. L’incontro con l’architetto francese André Thomas Balla, al corso di composizione architettonica, è sicuramente il momento di maggiore avvicinamento al “fare” architettura, in cui per la prima volta ho preso coscienza delle mie idee.

5- Quali sono gli aspetti che ritieni i più positivi ed i più negativi dell’architettura contemporanea?

La capacità di emozionare atemporalmente con piccoli gesti, minimali linee, accenni incompiuti, forti contrasti, trasparenze e finte leggerezze è l’aspetto positivo che l’architettura contemporanea trasmette. Di contro, un ingenuo progettista, potrebbe rendere superflui questi ingredienti, dunque ne concludo che l’architettura contemporanea è un gioco molto arduo e complesso di fascino e unicità.

6- L’architettura, al di là delle componenti artistiche, filosofiche e culturali, è anche un servizio professionale che viene reso ad un committente pubblico o privato in regime di mercato a seconda della “domanda” e dell’ ”offerta” del servizio stesso. Ritieni che la scarsa diffusione della cultura architettonica contemporanea in Sicilia e in altre parti d’Europa sia causata dalla mancanza di una “domanda consapevole” circa i necessari requisiti di contemporaneità di un’opera nuova?

Penso che la domanda dovrebbe essere posta in modo differente: perchè dovrebbe nascere una domanda consapevole se il panorama architettonico è quasi totalmente caratterizzato da una “architettura siciliana”? Penso sia solo questione di tempo e la cultura architettonica invaderà la Sicilia. Negli ultimi anni, dalla mia piccola esperienza, vedo una ricerca, con economicità, di timida contemporaneità ostacolata da regolamenti obsoleti. Io inizierei a sensibilizzare le amministrazioni comunali. La voglia esiste, occorre solo, sensibilizzare in materia di architettura, trasmettere alla “maggioranza” che quello che può essere costruito non è solo quello che “esiste” già.

7- Conoscendo la realtà siciliana ed in particolare di una delle città che conosci meglio, quale opera di architettura potrebbe risultare fondamentale per lo sviluppo del territorio?

Catania è ricca di luoghi ad “alto potenziale architettonico”, con sincerità penso che l’infrastruttura portuale sia una miniera d’oro inesplorata, ma ciò che più porterebbe allo sviluppo del territorio è la nascita di un campus universitario come luogo di vita, una città nella città, che completi l’università catanese e riesca a potenziare le innumerevoli infrastrutture a essa correlate.

8- Qual’è la principale differenza nell’organizzazione del lavoro all’interno dello studio professionale in cui operi rispetto a quella che si ha in Sicilia? (se l’intervistato opera all’estero)

Lo studio in cui opero è di media grandezza, tale da non essere settorializzato, ognuno si occupa e segue più passi dello stesso progetto e spesso più progetti contemporaneamente. Dove la ricerca progettuale si svolge sulla sottile linea di confine che separa e unisce il pubblico con il privato.
In Sicilia esistono studi così, ma a mio parere sono manchevoli di un ingrediente fondamentale.

9- Nella realizzazione di un’opera, grande importanza viene data all’effettiva esecutività del progetto; ritieni che l’Italia e la Sicilia in particolare siano ancora indietro rispetto agli standard qualitativi europei riguardo la qualità media dei progetti?

L'arretratezza delle nostre realtà purtroppo è innegabile. I fattori che ne determinano la causa credo siano molteplici: dalle amministrazioni locali, alle limitate conoscenze architettoniche dei committenti e spesso dei progettisti, all'irreperibilità o l'elevato costo dei materiali più innovativi, fino alle maestranze locali abituate ad operare sempre con le stesse tecniche.
In Sicilia la maggior parte delle volte ai protagonisti che operano nella progettazione e realizzazione di un'opera manca l'entusiasmo e il coraggio di "osare"; ma anche quando tale coraggio c'è, si troverebbe a scontrarsi non solo con un contesto architettonicamente molto radicato, ma anche, in casi frequenti, con committenti di ristrette vedute, regolamenti edilizi obsoleti, maestranze locali inesperte a "nuovi" modelli costruttivi (già radicati nel resto d'Europa) e vedrebbe elevare i costi di realizzazione a causa di materiali poco utilizzati e spesso irreperibili nel territorio.

10- L’avvento di internet ha reso di facile visione e diffusione le immagini dei progetti e delle opere costruite. Ritieni che il fascino e la seduzione visiva delle rappresentazioni grafiche ottenute con l’uso degli strumenti di visualizzazione digitale abbia in qualche modo condizionato i criteri progettuali e le tendenze compositive?

No, si fa e si pensa architettura sempre allo stesso modo, con la testa, con la differenza che la seduzione delle immagini spesso non corrisponde con la realizzazione. Questo porta ad una gara “fumosa” fra chi realizza immagini belle e spettacolari, discostandosi dall’essenza dell’opera architettonica.

11- Si ritiene che lo strumento del concorso di idee sia utile per la diffusione del principio di qualità e di trasparenza di un opera architettonica pubblica. Sei d’accordo con questa affermazione e ritieni che il livello di equità di giudizio offerto dalle commissioni giudicatrici sia mediamente accettabile?

Non posso che approvare l’affermazione, il concorso di idee è stato per me una miniera di soddisfazioni. In architettura si rincorre la funzionalità, il concorso è in assoluto il metodo più funzionale basato sulla competizione.

11 Domande x... 100,1000 risposte : FORUM permanente sull'architettura contemporanea in Sicilia


Il meeting " 11 domande x 11 architetti " che avra’ svolgimento sabato 23 maggio, ideato dall’ Associazione Culturale Spazi Contemporanei e organizzato insieme alla Fondazione dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Catania , sta evolvendo sempre piu’ verso un evento work in progress . Infatti oggi , durante la conferenza stampa di presentazione , il Presidente dell’Ordine Architetti di Catania Antonio Licciardello e il Presidente della Fondazione dell’ Ordine Architetti della Provincia di Catania Carlotta Reitano , hanno dichiarato che , a sentire " i rumors dell’ambiente..", in realta’ la fase del dibattito del meeting sia gia’ iniziata , cio' facendo emergere la voglia dell’architettura siciliana e in particolar modo quella della nuova generazione , di uscire fuori dall’anonimato e dal torpore e la voglia di affermarsi ed esprimersi come quella di chi , per rompere gli " indugi " , ha scelto di andare via da questa terra .
Quindi il meeting rappresentera’ soltanto una tappa di un percorso che e’ partito dal web 2.0 , attraverso i post "11x11" del blog Architettura Catania e che continuera’ a essere social e cioe ' condivisione , sulla rete . Quindi invitiamo chi volesse a rispondere alle 11 domande o alcune di esse allo spazio commenti del sito dedicato http://undiciperundici.wordpress.com/2009/01/17/le-11-domande/#respond o inviarle all’indirizzo spazicontemporanei@gmail.com o a consegnarle nella giornata di sabato . Quelle pervenute prima di sabato potranno essere oggetto di dibattito durante il meeting , che quindi va sempre piu’ assumendo la veste di un forum sull’architettura contemporanea in Sicilia .
Nella foto i presenti alla conferenza stampa : da sinistra l'Arch. A. Guardo , per Spazi Contemporanei gli Architetti G. D'Amico e F.Russo , il Presidente Fondazione Ordine Architetti Provincia di Catania C. Reitano , il Presidente Ordine Architetti Provincia di Catania A. Licciardello , l'Arch.D. Cammarata e l'Arch. A.Buccheri (consigliere della Fondazione dell'Ordine degli Architetti della Provincia di Catania) .




11x11 - Nona Intervista: LUCIA GIULIANO


Lucia Giuliano (Catania, 1972) si laurea presso la Facoltá di Architettura di Palermo nel 1999 discutendo la tesi “Residui di Cittá”, racconto e descrizione dei luoghi subalterni della cittá contemporanea. Dopo il master “Historia, arquitectura, arte y ciudad” svolto nel 2002 presso la Univesitat Politécnica de Catalunya di Barcelona, frequenta presso il dipartimento di Proyectos Arquitectónicos della stessa universitá il corso di dottorato di ricerca. Dal 2000 collabora stabilmente con lo studio Arata Isozaki y Asociados di Barcelona, lavorando ad alcuni dei progetti che l’architetto giapponese ha realizzato in Spagna, tra cui il complesso di residenze Isozaki Atea di Bilbao, l’edifico per uffici Distrito 38 a Barcelona in collaborazione con lo studio ForeignOffice Architects di Londra, il progetto di interni della decima pianta dell’Hotel Puerta America di Madrid,il complesso di 154 abitazioni pubbliche, promosso dal Comune di Madrid nel quartiere di Carabanchel, ed altri.
Insieme a Luca Bullaro e Chiara Rizzica nel 2001 vince il primo premio del concorso Misterbianco Città Possibile bandito dal comune di Misterbianco (Catania) e nel 2005 è ammessa alla seconda fase del concorso “5 Piazze Botaniche” bandito dal Comune di Catania e da In/Arch Sicilia.

Per leggere l'intervista clicca sul Titolo

Il link dell'Evento: 11x11

INTERVISTA

1. Spesso si fa una gran confusione nel definire il lasso di tempo che racchiude le opere di architettura “contemporanea”. La Storia contemporanea è il periodo storico che parte dal Congresso di Vienna ad oggi (193 anni). L’Arte contemporanea si riferisce all’arte creata nel presente ed include generalmente tutta l’arte creata dalla fine degli anni sessanta del XX secolo fino ai giorni nostri (circa 40 anni). La Musica contemporanea è quella composta nel XX e nel XXI secolo. Il Teatro contemporaneo è quello che si è sviluppato in un periodo compreso tra gli inizi del Novecento e i giorni nostri (circa 30 anni). Qual è, a tuo parere, l’intervallo temporale corretto che definisce l’architettura contemporanea?

Contemporaneo Qualche mese fa la facciata dell’Altes Museum di Shinckel a Berlino era dominata da un grande neon dell’artista Maurizio Nannucci che recitava a grandi lettere “All Art has been contemporary”.
L’architettura, come l’arte, é sempre espressione del proprio tempo e sempre rappresenta la contemporaneitá della societá che la produce.
L’architettura contemporanea di oggi é l’architettura che esprime il momento storico che stiamo vivendo.

2. Per una buona riuscita di opera ci vuole un buon architetto, un committente illuminato e una buona impresa. Per l’esperienza che tu hai potuto maturare all’estero, puoi indicare che peso hanno questi 3 fattori nella realizzazione di un’opera?

L’ideale é la coestistenza delle tre cose. Ognuna, infatti, puó avere un peso determinante sulla riuscita di un opera. Un bravo architetto puó comunque (o deve) sempre correggere il tiro di un cattivo cliente e di una cattiva impresa.

3. Riguardo l’architettura contemporanea, l’Italia negli ultimi anni sta tentando di recuperare il grosso divario con gli altri stati europei e lo sta facendo lentamente. Una importante tappa a livello nazionale è stata l’avvio del P.A.R.C. “Direzione Generale per la qualità e la tutela del paesaggio, della qualità del progetto e dell’opera architettonica e urbanistica”. La Sicilia ha recepito le direttive ministeriali con l’istituzione del D.A.R.C. Sicilia e ad oggi l’attività del Dipartimento per l’Architettura e l’Arte Contemporanea rappresenta un punto di riferimento per tutti i professionisti e gli enti che operano nel settore avendo già all’attivo il patrocinio di ben 12 concorsi internazionali entro il 2009. Qual è il tuo parere sull’attività del D.A.R.C. e sui possibili cambiamenti e i contributi che la sua istituzione potrà apportare nella cultura isolana riguardo l’architettura contemporanea?

Mi sembra fondamentale che istituzioni come il D.A.R.C. promuovano e sostengano l’architettura contemporanea in Sicilia. Quello che bisogna evitare peró é rimanere chiusi nella nicchia degli architetti. L’architettura contemporanea all’estero funziona perché é voluta dalle amministrazioni e dalla gente comune. Senza questo gli architetti sono soli.

4. Qual’è l’esperienza che ha lasciato un segno indelebile nel tuo modo di progettare?

Piú che un’esperienza in concreto é l’approccio al progetto, il processo e il modo in cui una squadra di persone é capace di portare avanti un’idea edi costruirla.

5. Quali sono gli aspetti che ritieni i più positivi ed i più negativi dell’architettura contemporanea?

Il piú positivo, l’infinita libertá di mezzi e tacnologie che ha a disposizione. Il piú negativo, l’infinita libertá di mezzi e tacnologie che ha a disposizione.

6. L’architettura, al di là delle componenti artistiche, filosofiche e culturali, è anche un servizio professionale che viene reso ad un committente pubblico o privato in regime di mercato a seconda della “domanda” e dell’ ”offerta” del servizio stesso. Ritieni che la scarsa diffusione della cultura architettonica contemporanea in Sicilia e in altre parti d’Europa sia causata dalla mancanza di una “domanda consapevole” circa i necessari requisiti di contemporaneità di un’opera nuova?

Mi sembra che quello che manchi sia proprio la consapevolezza della necessitá di spazi e luoghi contemporanei che accolgano le funzioni delle nostre cittá, che migliorino i servizi, la qualitá dello spazio urbano, delle infrastrutture.

7. Conoscendo la realtà siciliana ed in particolare di una delle città che conosci meglio, quale opera di architettura potrebbe risultare fondamentale per lo sviluppo del territorio?

Purtroppo non credo che una sola opera di architettura possa cambiare le nostre cittá; non basterebbe un Guggenheim come a Bilbao per trasformare la situazione di decadenza del nostro territorio. Io comincerei piuttosto dallo spazio pubblico, da microprogetti urbani disseminati nelle cittá, azioni di agopuntura su un territorio malato.

8. Qual’è la principale differenza nell’organizzazione del lavoro all’interno dello studio professionale in cui operi rispetto a quella che si ha in Sicilia? (se l’intervistato opera all’estero)

Conosco poco l’organizzazione di uno studio professionale in Sicilia. Lo studio in cui lavoro a Barcellona fa parte di una rete píu grande di studi sparsi nelle cittá in cui Isozaki ha progetti e cantieri (Milano, Shangai e Tokyo). A Barcellona ci occupiamo solo dei progetti locali, ma siamo parte di una trama piú grande e questo garantisce il confronto continuo con quello che si fa altrove

9. Nella realizzazione di un’opera, grande importanza viene data all’effettiva esecutività del progetto; ritieni che l’Italia e la Sicilia in particolare siano ancora indietro rispetto agli standard qualitativi europei riguardo la qualità media dei progetti?

Da quello che vedo siamo indietro

10. L’avvento di internet ha reso di facile visione e diffusione le immagini dei progetti e delle opere costruite. Ritieni che il fascino e la seduzione visiva delle rappresentazioni grafiche ottenute con l’uso degli strumenti di visualizzazione digitale abbia in qualche modo condizionato i criteri progettuali e le tendenze compositive?

Farei una distinzione importante tra le immagini e le rappresentazioni grafiche digitali e l’uso della tecnologia avanzata nella progettazione. Le immagini sono solo un mezzo di visualizzazione e diffusione, ma una bella immagine non fa il progetto.
Quello che é interessante oggi della tecnologia del computer é il livello di controllo e di manipolazione dello spazio a cui si puó arrivare. L’immagine non é, e non deve essere, il risultato. Anche se spesso é quello di cui ci si preoccupadi piú.

11. Si ritiene che lo strumento del concorso di idee sia utile per la diffusione del principio di qualità e di trasparenza di un opera architettonica pubblica. Sei d’accordo con questa affermazione e ritieni che il livello di equità di giudizio offerto dalle commissioni giudicatrici sia mediamente accettabile?

I concorsi sono utili quando le opere si realizzano.Ho visto troppi concorsi fatti in Italia che lasciano solo tracce di giurie e vincitori ma non costruiscono edifici. Isozaki ha vinto 10 anni fa il concorso per la nuova entrata degli Uffizi a Firenze. Ancora non é cominciato il cantiere. E forse non comincerá mai.
Se servono a costruire sul serio, i concorsi possono comunque essere un ottimo strumento per garantire la qualitá dell’architettura.

18 mag 2009

11x11 - Ottava Intervista: FRANCESCO LIBRIZZI


Francesco Librizzi nasce nel 1977.
La sua formazione accademica alla Facoltà di Architettura di Palermo, si conclude a Milano con una tesi sviluppata con Paolo Rizzatto e Luceplan, sulla possibilità di sviluppare nuove tipologie di illuminazione per architettura.
Tra il 2004 e il 2005 collabora con Stefano Boeri ad alcuni progetti legati alla nuova sede del gruppo editoriale RCS e in particolare con Mario Piazza sul progetto di interni dei nuovi headquarters RCS a Milano.
Tra il 2005 e il 2007, dopo un articolo monografico a lui dedicato inizia una collaborazione con la rivista Domus.
Nel 2005 apre ufficialmente la sua attività professionale indipendente, uno studio di progettazione che si occupa di architettura, interni e design, sperimentando nuovi paradigmi del vivere contemporaneo.
I suoi lavori più significativi, alcuni interni privati, una scuola d’infanzia, la nuova facciata dell’Allianz Teatro, il padiglone esposisitivo per Iris ceramiche al Cersaie di Bologna, son stati pubblicati dalle principali riviste internazionali di architettura e design, sui più conosciuti magazine online (Dezeen, Europa Concorsi), ed esposte in tutto il mondo.
Attualmente insegna Interior Design alla NABA (Nuova Accademia di Belle Arti) di Milano, dove collabora alla direzione del Master Interior Design.
Tra I principali premi vinti nel 2008, il primo premio per la riqualificazione architettonica delle Corti di Baires a Milano, e il premio ex aequo per la prima edizione del Prix Hemile Hermes, concorso internazionale di design.

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INTERVISTA

1. Spesso si fa una gran confusione nel definire il lasso di tempo che racchiude le opere di architettura “contemporanea”. La Storia contemporanea è il periodo storico che parte dal Congresso di Vienna ad oggi (193 anni). L’Arte contemporanea si riferisce all’arte creata nel presente ed include generalmente tutta l’arte creata dalla fine degli anni sessanta del XX secolo fino ai giorni nostri (circa 40 anni). La Musica contemporanea è quella composta nel XX e nel XXI secolo. Il Teatro contemporaneo è quello che si è sviluppato in un periodo compreso tra gli inizi del Novecento e i giorni nostri (circa 30 anni). Qual è, a tuo parere, l’intervallo temporale corretto che definisce l’architettura contemporanea?

Contemporaneo è un termine relativo. Non può che riferirsi agli ultmi sviluppi leggibili dei fenomeni che ci circondano, allo “stato dell’arte” in ogni ambito. Credo che una parte della nostra contemporaneità sia cominciata con la messa in crisi del movimento moderno, sia passata attraverso l’architettura radicale e finalmente dopo la crisi post moderna e decostruttivista del linguaggio, adesso prova a trovare nuova sintesi. Ci siamo quasi, ma non ancora.

2. Per una buona riuscita di opera ci vuole un buon architetto, un committente illuminato e una buona impresa. Per l’esperienza che tu hai potuto maturare all’estero, puoi indicare che peso hanno questi 3 fattori nella realizzazione di un’opera?

L’impresa condiziona in maniera definitiva la realizzazione di un’opera. Quindi merita il primo posto. Senza degli esecutori eccezionali, innamorati del progetto , in grado di rendere esecutivo e infine realizzare nel dettaglio, nessuno dei miei progetti avrebbe potuto essere realizzato. Secondo posto all’architetto. Postazione di mezzo, in quanto il progettista è davvero un tramite. Il committente illuminato è un abbaglio tanto quanto il progettista genio. Un committente intelligente è gran parte del progetto, ma l’architetto esiste proprio in quanto il cliente non riesce da solo a mettere a fuoco né i suoi bisogni né soprattutto i suoi desideri. I miei clienti si sono sempre aspettati da me delle soluzioni, delle risposte a domande che non riuscivano a porsi con chiarezza. E’ questo il primo ruolo del progettista: provare a capire cosa davvero desidera il cliente, in che modo il progetto può davvero essere una risorsa inedita per il fruitore finale.

3. Riguardo l’architettura contemporanea, l’Italia negli ultimi anni sta tentando di recuperare il grosso divario con gli altri stati europei e lo sta facendo lentamente. Una importante tappa a livello nazionale è stata l’avvio del P.A.R.C. “Direzione Generale per la qualità e la tutela del paesaggio, della qualità del progetto e dell’opera architettonica e urbanistica”. La Sicilia ha recepito le direttive ministeriali con l’istituzione del D.A.R.C. Sicilia e ad oggi l’attività del Dipartimento per l’Architettura e l’Arte Contemporanea rappresenta un punto di riferimento per tutti i professionisti e gli enti che operano nel settore avendo già all’attivo il patrocinio di ben 12 concorsi internazionali entro il 2009. Qual è il tuo parere sull’attività del D.A.R.C. e sui possibili cambiamenti e i contributi che la sua istituzione potrà apportare nella cultura isolana riguardo l’architettura contemporanea?

Il Non mi aspetto che siano delle istituzioni a promuovere l’architettura. Una committenza privata è sempre più vicina a ciò che realmente accade: sente il mercato, è diretta espressione della cultura di un luogo, incarna una generazione e una classe. Le istituzioni più lentamente provano a creare ritratti di gruppo, cercano identità territoriali lavorando solo in “post produzione”.

4. Qual’è l’esperienza che ha lasciato un segno indelebile nel tuo modo di progettare?

Aver Il primo progetto che ho realizzato. Una casa di 50 mq a Milano. Una casa in cui ho anche vissuto per un periodo. In quel progetto sono stato radicale. Non ho ceduto su nessun fronte. Ho diegnato anche le pulsantiere per i comandi delle luci. Non ho accettato quasi alcuno standard, perché avevo bisogno di verificare ogni cosa, di vederla funzionare. Non una ossessione per il customized, ma piuttosto davvero un bisogno di risposte specifiche. Questo bisogno non mi lascia mai. Quando lo sento meno forte, capisco che sono stanco, o che sto perdendo di vista il mio obiettivo.

5. Quali sono gli aspetti che ritieni i più positivi ed i più negativi dell’architettura contemporanea?

Si sente in alcuni progetti un nuovo bisogno di misura e di forma.

Gli architetti riprenderanno ad amare e approfondire il proprio mestiere nello specifico ambito della disciplina: il progetto e la composizione di architettura. La mancanza di un linguaggio maturo potrebbe portare su posizioni conservative o neo post moderne.

6. L’architettura, al di là delle componenti artistiche, filosofiche e culturali, è anche un servizio professionale che viene reso ad un committente pubblico o privato in regime di mercato a seconda della “domanda” e dell’ ”offerta” del servizio stesso. Ritieni che la scarsa diffusione della cultura architettonica contemporanea in Sicilia e in altre parti d’Europa sia causata dalla mancanza di una “domanda consapevole” circa i necessari requisiti di contemporaneità di un’opera nuova?

No, la domanda non esiste. Esistono solo delle risposte convincenti.
Io nutro sempre più ammirazione per gli architetti che realizzano, non solo progettano, opere innovative. Se realizzi un’opera vuol dire che sei riuscito a inserirla nel corso della storia, che hai convinto chi ha pagato l’opera che quella fosse una soluzione possibile, e tra le possibili la migliore. Vuol dire anche che hai trovato degli esecutori in grado di amare e realizzare l’opera. Vuol dire infine che l’opera sarà giudicata da chi ne potrà fruire e potrà influenzare committenti e progettisti a venire.

7. Conoscendo la realtà siciliana ed in particolare di una delle città che conosci meglio, quale opera di architettura potrebbe risultare fondamentale per lo sviluppo del territorio?

Si parte sempre dalle case. Si finisce sempre nelle case. Il modo in cui viviamo influenza le nostre azioni, così come l’ambiente che ci circonda trasforma il nostro modo di vivere e il nostro paesaggio domestico. Credo quindi in una trasformazione intima e minuta, condizionata anche dagli oggetti che si toccano ogni mattina prima di uscire di casa. Le grandi opere pubbliche, senza una certa preparazione richiamo di venire assorbite con lentezza e spesso rimangono incomprese.

8. Qual’è la principale differenza nell’organizzazione del lavoro all’interno dello studio professionale in cui operi rispetto a quella che si ha in Sicilia? (se l’intervistato opera all’estero)

La vera differenza non è all’interno dello studio. La prima vera differenza è la rete di operatori e fornitori che un ambito territoriale sviluppato offre a un progettista. Io ogni giorno sono in contatto con fornitori eccellenti, in grado di interpretare le mie necessità con competenza specisalistica, in grado quindi di migliorare i miei “prodotti” tramite la loro sapienza.

9. Nella realizzazione di un’opera, grande importanza viene data all’effettiva esecutività del progetto; ritieni che l’Italia e la Sicilia in particolare siano ancora indietro rispetto agli standard qualitativi europei riguardo la qualità media dei progetti?
Ciò in cui la Sicilia è ancora indietro è il Desiderio di progetto.

10. L’avvento di internet ha reso di facile visione e diffusione le immagini dei progetti e delle opere costruite. Ritieni che il fascino e la seduzione visiva delle rappresentazioni grafiche ottenute con l’uso degli strumenti di visualizzazione digitale abbia in qualche modo condizionato i criteri progettuali e le tendenze compositive?

Sicuramente si è influenzati da ciò che si vede. Ogni progettista oggi dispone di un ampio repertorio di immagini di architettura fresca. Può essere un ottimo strumento. Certo la ricchezza di informazione può creare confusione, superficialità e quindi perdita di linguaggio. Può.

11. Si ritiene che lo strumento del concorso di idee sia utile per la diffusione del principio di qualità e di trasparenza di un opera architettonica pubblica. Sei d’accordo con questa affermazione e ritieni che il livello di equità di giudizio offerto dalle commissioni giudicatrici sia mediamente accettabile?

Credo sicuramente nell’efficacia del concorso di architettura, come strumento. I criteri di giudizio delle commissioni possono essere opinabili, ma sono nella maggior parte dei casi, seri.

11x11 - Settima Intervista: ANGELO SPAMPINATO

Angelo Spampinato, architetto, lavora a Londra nello studio ARUP, dedicandosi in particolare alla progettazione di impianti sportivi con ArupSport. Nato a Catania nel 1978, si è laureato presso l’Università Roma Tre nel 2003. A Roma ha avviato la sua esperienza professionale dedicandosi alla ricerca e alla progettazione architettonica e concentrandosi negli ultimi anni sull’approfondimento teorico e progettuale della tipologia degli stadi e degli impianti sportivi più in generale.

Progetti rilevanti:

Presso lo studio ARUP di Londra:
- “Khalifa bin Zayed National Stadium”, Abu Dhabi (Emirati Arabi Uniti), inaugurazione prevista nel 2010;
- “Singapore National Stadium”, Singapore, inaugurazione prevista nel 2011.

Presso lo studio SHESA di Roma:
- Nuovo stadio Delle Alpi, Torino, per la Juventus FC, inaugurazione prevista nel 2011;
- Borg Al-Fateh Complex – Five Stars Hotel, Khartoum (Sudan), in collaborazione con CMC Ravenna, inaugurato nel 2008;
- Ristrutturazione e ampliamento temporaneo dello stadio Flaminio di Roma, inaugurato nel 2008;
- Ristrutturazione e trasformazione dello stadio Centrale del tennis di Roma, inaugurazione prevista nel 2009.

Presso lo studio Multiengineering Group di Roma:
- Punto Verde Qualità di Roma Tor Tre Teste, proposta per un nuovo centro multifunzionale.

Nel 2003 ha firmato il progetto dello stadio Dei Palici, proposta di un nuovo impianto per il calcio a Catania.

È autore del libro Stadi del Mondo – Sport & Architettura, pubblicato per Edizioni Gribaudo nel 2004 e tradotto in francese, spagnolo e olandese.
È tra gli autori di WorldStadiums.com, tra i più importanti siti web dedicati agli stadi, e autore della sezione dedicata all’architettura degli stadi.

Per leggere l'intervista clica sul Titolo
Evento 11x11 Organizzato da: Spazi Contemporanei, Fondazione Architetti PPC di Catania Luogo: Zo Centro Culture Contemporanee Piazzale Asia, 6 - Catania Data: 23.05.2009

INTERVISTA

1. Spesso si fa una gran confusione nel definire il lasso di tempo che racchiude le opere di architettura “contemporanea”. La Storia contemporanea è il periodo storico che parte dal Congresso di Vienna ad oggi (193 anni). L’Arte contemporanea si riferisce all’arte creata nel presente ed include generalmente tutta l’arte creata dalla fine degli anni sessanta del XX secolo fino ai giorni nostri (circa 40 anni). La Musica contemporanea è quella composta nel XX e nel XXI secolo. Il Teatro contemporaneo è quello che si è sviluppato in un periodo compreso tra gli inizi del Novecento e i giorni nostri (circa 30 anni). Qual è, a tuo parere, l’intervallo temporale corretto che definisce l’architettura contemporanea?

Mi piace definire contemporanea l’architettura molto vicina ai nostri giorni. Direi quella degli ultimi 15 anni, forse 20, non di più. Del resto basta sfogliare una “vecchia” rivista di architettura di 20 anni fa per accorgersi di come sia ormai cambiato l’orientamento della ricerca architettonica, mentre è sotto gli occhi di tutti l’evoluzione dell’uso dei software nell’architettura e il cambiamento che hanno portato nella loro trasformazione da supporto per il disegno a strumento di progettazione.

2. Per una buona riuscita di opera ci vuole un buon architetto, un committente illuminato e una buona impresa. Per l’esperienza che tu hai potuto maturare all’estero, puoi indicare che peso hanno questi 3 fattori nella realizzazione di un’opera?

Fanno tutti parte della stessa orchestra. La bacchetta è in mano all’architetto, tromba e violino rispettivamente al committente e all’impresa: le competenze e la sintonia sono essenziali affinché riesca l’esecuzione del brano; ma se stona uno soltanto, i fischi li prendono tutti.

3. Riguardo l’architettura contemporanea, l’Italia negli ultimi anni sta tentando di recuperare il grosso divario con gli altri stati europei e lo sta facendo lentamente. Una importante tappa a livello nazionale è stata l’avvio del P.A.R.C. “Direzione Generale per la qualità e la tutela del paesaggio, della qualità del progetto e dell’opera architettonica e urbanistica”. La Sicilia ha recepito le direttive ministeriali con l’istituzione del D.A.R.C. Sicilia e ad oggi l’attività del Dipartimento per l’Architettura e l’Arte Contemporanea rappresenta un punto di riferimento per tutti i professionisti e gli enti che operano nel settore avendo già all’attivo il patrocinio di ben 12 concorsi internazionali entro il 2009. Qual è il tuo parere sull’attività del D.A.R.C. e sui possibili cambiamenti e i contributi che la sua istituzione potrà apportare nella cultura isolana riguardo l’architettura contemporanea?

Il parere non può che essere positivo quando si tratta di promuovere e preservare l’architettura contemporanea in Italia e in Sicilia in particolare. A mio avviso il D.A.R.C. può contribuire in modo determinante alla valorizzazione dell’architettura in Sicilia, inserendosi con un ruolo differente in un percorso già tracciato nella nostra isola da altre valide realtà di promozione dell’architettura contemporanea quali, per citarne una a me cara, l’In/Arch Sicilia.

4. Qual’è l’esperienza che ha lasciato un segno indelebile nel tuo modo di progettare?

Aver imparato a vedere l’architettura come un’“arte scientifica”: l’estro e la creatività da una parte accompagnate dalla statica e dalle regole costruttive dall’altra, per fondersi in qualcosa che è al tempo stesso forma e sostanza, pensiero e parola. Fondamentale, in questo senso, è l’approccio culturale alla progettazione.

5. Quali sono gli aspetti che ritieni i più positivi ed i più negativi dell’architettura contemporanea?

Scelgo tre aspetti positivi e altrettanti negativi.
Tra i primi: la ricerca di identità nell’opera architettonica, l’evoluzione tecnologica nell’architettura, in particolare nell’uso dei materiali, e infine l’evoluzione tecnologica nella comunicazione, che ha accelerato i tempi del processo edilizio mutando le relazioni tra le diverse componenti.
Tra gli aspetti negativi: la subordinazione dell’architettura agli interessi economici, tanta ripetitività e poca innovazione in determinate tipologie architettoniche, la tendenza all’omologazione.

6. L’architettura, al di là delle componenti artistiche, filosofiche e culturali, è anche un servizio professionale che viene reso ad un committente pubblico o privato in regime di mercato a seconda della “domanda” e dell’ ”offerta” del servizio stesso. Ritieni che la scarsa diffusione della cultura architettonica contemporanea in Sicilia e in altre parti d’Europa sia causata dalla mancanza di una “domanda consapevole” circa i necessari requisiti di contemporaneità di un’opera nuova?

Sì. Dove l’architettura viene relegata al concetto essenziale del soddisfacimento di un’esigenza col minimo sforzo e la minima spesa, senza disponibilità di tempo e risorse per la ricerca e la sperimentazione, la cultura architettonica contemporanea difficilmente riuscirà a trovare spazio. Al contrario, nei Paesi in cui l’architettura è una scommessa per il committente, l’architettura contemporanea diventa protagonista, interprete di un servizio professionale proprio nelle sue componenti artistiche, filosofiche e culturali.

7. Conoscendo la realtà siciliana ed in particolare di una delle città che conosci meglio, quale opera di architettura potrebbe risultare fondamentale per lo sviluppo del territorio?

Sono sicuramente tante le opere che potrebbero dare un forte impulso allo sviluppo del territorio ma se dovessi sceglierne una per Catania penserei a un nuovo stadio. Non voglio tirare acqua al mio mulino avendo già avanzato una proposta concreta in questo senso con lo stadio Dei Palici, ma a prescindere dal mio progetto credo che un impianto di nuova generazione capace di riflettere la passione per lo sport e per il calcio in particolare e in grado di ospitare non solo tifosi e spettatori ma anche famiglie e visitatori sette giorni su sette possa essere una scommessa vincente per la città.
Uno stadio concepito come una nuova centralità urbana può diventare protagonista dello sviluppo economico e sociale del territorio.

8. Qual’è la principale differenza nell’organizzazione del lavoro all’interno dello studio professionale in cui operi rispetto a quella che si ha in Sicilia? (se l’intervistato opera all’estero)

La differenza che salta subito agli occhi rispetto all’organizzazione del lavoro che ho visto in generale in Italia è la predisposizione a lavorare in gruppo, con “team” organizzati e strutturati che riescono a dare un valore aggiunto al prodotto finale.
Inoltre, si investe molto in termini di tempo e risorse per la progettazione e la ricerca architettonica anche quando il progetto è ormai in una fase avanzata e ha già ottenuto le approvazioni necessarie: si ridiscutono le idee, si torna indietro sul progetto, si valutano proposte diverse, consapevoli dell’importanza di queste fasi e che risultato finale sarà qualitativamente migliore.

9. Nella realizzazione di un’opera, grande importanza viene data all’effettiva esecutività del progetto; ritieni che l’Italia e la Sicilia in particolare siano ancora indietro rispetto agli standard qualitativi europei riguardo la qualità media dei progetti?

Per molti aspetti sì, e tra questi quello che più mi preme sottolineare riguarda i tempi di realizzazione dell’opera di architettura. In tanti Paesi europei il processo costruttivo è più snello e veloce, si passa dal progetto all’edificio realizzato in poco tempo e questo favorisce l’interesse dell’opinione pubblica per il dibattito architettonico. Di conseguenza la ricerca architettonica e l’innovazione tecnologica sono viste con favore.

10. L’avvento di internet ha reso di facile visione e diffusione le immagini dei progetti e delle opere costruite. Ritieni che il fascino e la seduzione visiva delle rappresentazioni grafiche ottenute con l’uso degli strumenti di visualizzazione digitale abbia in qualche modo condizionato i criteri progettuali e le tendenze compositive?

Sì, penso che questo accada spesso. Molte opere di architettura contemporanea sono “svelate” al grande pubblico, addetti ai lavori e non, attraverso i rendering pubblicati su internet o su giornali e riviste. Affinché l’opera abbia successo, anche l’impatto mediatico deve essere accuratamente “progettato” e questo ha spostato l’asse della ricerca verso un’architettura che riesca a comunicare in modo rapido ed efficace attraverso segni netti e facilmente identificabili e memorizzabili.
Questo è quello che accade anche, nella mia esperienza attuale con ArupSport, per la progettazione del nuovo stadio Nazionale degli Emirati Arabi, ad Abu Dhabi: nonostante il cantiere sia ormai avviato da tempo, i rendering del progetto non sono stati ancora mai pubblicati per una precisa volontà di continuare a lavorare alla ricerca di una immagine architettonica finale (intesa anche nel senso di singolo fotogramma) dal forte impatto comunicativo.


11. Si ritiene che lo strumento del concorso di idee sia utile per la diffusione del principio di qualità e di trasparenza di un opera architettonica pubblica. Sei d’accordo con questa affermazione e ritieni che il livello di equità di giudizio offerto dalle commissioni giudicatrici sia mediamente accettabile?

Non del tutto, perché penso che il principio di qualità dell’architettura non sia assoluto ma che sia fortemente influenzato dalla sensibilità e dalla cultura architettonica di chi è chiamato a giudicare.
Senza voler entrare nel merito delle accuse più o meno fondate sulla correttezza e la trasparenza di tanti concorsi di architettura, spesso non mi sono trovato d’accordo con gli esiti dei concorsi per via delle motivazioni: non per “obiettivi errori di valutazione”, ma più semplicemente perché la giuria tendeva a valorizzare maggiormente alcuni aspetti del progetto per me meno rilevanti rispetto ad altri.
Penso infatti che sia difficile che, in generale, una commissione giudicatrice possa farsi garante del principio di qualità, proprio perché credo che non possa esistere un principio di qualità assoluto, valido per tutti. Ma il bello dell’architettura è anche questo!

16 mag 2009

16 e 17/05 : COSTANTI del classico nell'arte del XX e XXI secolo “in omaggio" alla citta'


La Fondazione Puglisi Cosentino aderendo come “privato” a " LA NOTTE DEI MUSEI ”e " LA GIORNATA DEI MUSEI ", due iniziative europee che vedono coinvolte solo istituzioni culturali pubbliche , ha deciso di offrire l’ingresso omaggio alla mostra (domenica gratuite anche le visite guidate) che chiudera’ il 29 giugno prossimo e che ha avviato l’attivita’ del sito culturale e la lunga fase di recupero e restauro di Palazzo Valle , capolavoro dell’architettura barocca di Giovanni Battista Vaccarini .
Un’ occasione imperdibile per ammirare le opere moderne e contemporanee di un secolo di grande arte internazionale , da Medardo Rosso a Matisse, da Mondrian a De Chirico, a Sironi, da Arp a Malevic ,tra gli anni Trenta e la seconda guerra mondiale da Arturo Martini a Melotti, da Morandi a Fontana, a Rothko , nel dopoguerra da Burri a Colla, da Beuys a Klein, da LeWitt a Castellani, a Uncini , dopo gli anni Sessanta da Pistoletto ad Anselmo, da Kounellis a Fabro, da Paolini a Calzolari, da Dibbets a Parmigiani , negli anni Settanta, da Ranaldi a Messina, da Plensa a Bassiri, da Nunzio a Tirelli .
La mostra , a cura di Bruno Cora' , propone una lettura trasversale del concetto di classico , ponendo in relazione diretta le opere di artisti distanti tra loro per generazione o per geografia . L'organizzazione museale offre correntemente un servizio didattico diversificato .
(nella foto una delle 3 riproduzioni rimaste dello smarrito originale del capolavoro "Roue de bicyclette" di Marcel Duchamp -1913/1964)
tel.095/7152118
http://www.fondazionepuglisicosentino.it/
nella foto un kandisky






11x11 - Sesta Intervista: ROBERTO FORTE


La sesta intervista riguarda: Roberto Forte.
Roberto dopo alcune esperienze nel campo della cooperazione internazionale, si laurea in architettura nel 2000 con una tesi sulla tutela e valorizzazione dell’area portuale di Catania. Il progetto, partendo da una approfondita indagine storica sulla città, ha come obiettivo la rivalutazione integrata di spazi urbani ed attrezzature pubbliche con destinazione a museo e polo universitario.
Dopo una breve esperienza presso una struttura professionale romana, si trasferisce in Germania dove collabora alla stesura del progetto per il Centro del Commercio Polacco a Berlino.
Dal febbraio del 2001 viene ingaggiato dallo Studio Daniel Libeskind dove, iniziando come model maker, assume presto il ruolo di project leader per un cinema multisala, una delle 4 principali sezioni del vasto centro commerciale WestSide di Berna.
Nell’aprile del 2003 si trasferisce in Australia dove inizia una breve e proficua collaborazione con un giovane studio locale sviluppando progetti residenziali e turistici.
Rientrato in Italia nel settembre del 2003 lavora sia in proprio sia in collaborazione con diversi studi professionali.
Nel dicembre del 2003 viene invitato e partecipa ad una consultazione internazionale per la ricostruzione della stazione turistica Etna Nord distrutta dall’eruzione del 2002. La proposta ottiene una menzione d’onore.
Da Maggio 2004 è partner fondatore di ZERO Architetti. Vincitori nel 2006 del Concorso Europeo di progettazione “Piazze Botaniche – recupero di cinque piazze a Catania”, con la proposta per piazza San Leone. Il team si è anche classificato al terzo posto per il progetto di piazza Spirito Santo e al quarto per Piazza Montessori. Recentemente lo studio ha conseguito una menzione d’onore con il progetto per il concorso “Centro Televisivo Sperimentale e Didattico-Culturale, Reggio Calabria”.

Per leggere l'intervista clicca sul Titolo

LINK dell'Evento del 23 maggio 2009:
http://undiciperundici.wordpress.com/

INTERVISTA

1. Spesso si fa una gran confusione nel definire il lasso di tempo che racchiude le opere di architettura “contemporanea”. La Storia contemporanea è il periodo storico che parte dal Congresso di Vienna ad oggi (193 anni). L’Arte contemporanea si riferisce all’arte creata nel presente ed include generalmente tutta l’arte creata dalla fine degli anni sessanta del XX secolo fino ai giorni nostri (circa 40 anni). La Musica contemporanea è quella composta nel XX e nel XXI secolo. Il Teatro contemporaneo è quello che si è sviluppato in un periodo compreso tra gli inizi del Novecento e i giorni nostri (circa 30 anni). Qual è, a tuo parere, l’intervallo temporale corretto che definisce l’architettura contemporanea?
Credo che la contemporaneità sia un concetto abbastanza vasto e la cui delimitazione ad un preciso intervallo storico-temporale sia poco produttiva. Come citi nella stessa domanda, il contemporaneo è estremamente “variabile” in base che si parli di arte, musica, teatro.
Il panorama dell’architettura contemporanea, per entrare nello specifico, è così sfaccettato che certe opere, per quanto realizzate il semestre scorso, sono di difficile collocazione temporale. Merito della “contemporaneità”? Non saprei dire, comunque, come non credo negli “ismi” o nella necessità di etichettare questo o quello, penso che alla fine qual è l’utilità di individuare l’arco temporale che definisce l’architettura contemporanea? Lascio l’arduo compito agli storici!

2. Per una buona riuscita di opera ci vuole un buon architetto, un committente illuminato e una buona impresa. Per l’esperienza che tu hai potuto maturare all’estero, puoi indicare che peso hanno questi 3 fattori nella realizzazione di un’opera?

Tutti e tre allo mosto modo, assolutamente.

3. Riguardo l’architettura contemporanea, l’Italia negli ultimi anni sta tentando di recuperare il grosso divario con gli altri stati europei e lo sta facendo lentamente. Una importante tappa a livello nazionale è stata l’avvio del P.A.R.C. “Direzione Generale per la qualità e la tutela del paesaggio, della qualità del progetto e dell’opera architettonica e urbanistica”. La Sicilia ha recepito le direttive ministeriali con l’istituzione del D.A.R.C. Sicilia e ad oggi l’attività del Dipartimento per l’Architettura e l’Arte Contemporanea rappresenta un punto di riferimento per tutti i professionisti e gli enti che operano nel settore avendo già all’attivo il patrocinio di ben 12 concorsi internazionali entro il 2009. Qual è il tuo parere sull’attività del D.A.R.C. e sui possibili cambiamenti e i contributi che la sua istituzione potrà apportare nella cultura isolana riguardo l’architettura contemporanea?

Conosco troppo poco l’attività del D.A.R.C. per essere in grado di rispondere a questa domanda. Posso però dire che sono abbastanza perplesso riguardo i “possibili cambiamenti e i contributi” che una qualsiasi istituzione possano apportare alla conoscenza – ancora prima di cultura – nell’isola dell’architettura contemporanea. Sono più ottimista verso quelle iniziative che partono “dal basso”. Nelle realtà estere dove ho vissuto e lavorato il vero “fermento” culturale, e non necessariamente architettonico, è alimentato da tantissime iniziative private, a volte occasionali, a volte programmatiche. Da queste parti, per lo più, si parla d’architettura tra architetti. Ci si incontra per lamentarsi, criticare, discutere di questo o quel problema, ma non mi sembra ci siano poi tutte queste reali opportunità di scambio di opinioni che sia costruttivo a favore della divulgazione della conoscenza dell’architettura contemporanea. Comunque per quanto attiene una mia personale “sensazione” sulla D.A.R.C. e sui concorsi banditi da questa istituzione, devo dire che non nutro una grande ammirazione. Piuttosto, in certi casi, il patrocinio mi è sembrato un ennesimo tentativo di pilotare i risultati in favore di questo o quell’amico, collega o altro. A questo proposito concludo con una riflessione presa in prestito a Luigi Prestinenza Puglisi ( contenuta, tra l’altro, all’interno di un articolo comparso su l’Arca). In merito ai concorsi banditi dal D.A.R.C. o con il patrocinio del Dipartimento, Prestinenza riteneva più corretto e trasparente che nessun membro del D.A.R.C. figurasse all’interno della giuria.

4. Qual’è l’esperienza che ha lasciato un segno indelebile nel tuo modo di progettare?

L’ esperienza che farò domani mi darà qualcosa in più di quanto ho oggi. Mi piace rimettermi in discussione e per questo evito di farmi lasciare “segni” indelebili.

5. Quali sono gli aspetti che ritieni i più positivi ed i più negativi dell’architettura contemporanea?

Non credo di essere in grado di dare una risposta in termini così generici e generali.

6. L’architettura, al di là delle componenti artistiche, filosofiche e culturali, è anche un servizio professionale che viene reso ad un committente pubblico o privato in regime di mercato a seconda della “domanda” e dell’ “offerta” del servizio stesso. Ritieni che la scarsa diffusione della cultura architettonica contemporanea in Sicilia e in altre parti d’Europa sia causata dalla mancanza di una “domanda consapevole” circa i necessari requisiti di contemporaneità di un’opera nuova?

Credo sia necessaria una maggiore opera di divulgazione e conoscenza della cultura architettonica in generale. La consapevolezza può derivare dalla conoscenza di quelli che possono essere orizzonti decisamente più ampi di quelli del proprio orticello.
Non possiamo parlare di scarsa diffusione della “cultura contemporanea” quando riviste, blog, trasmissioni, video ci circondano e sommergono di informazioni sull’architettura anche contemporanea. Chiaramente bisogna valutare ciò che arriva fino a noi, che comunque restiamo tagliati fuori dagli importanti circuiti culturali nazionali ed internazionali. Le università, l’INARCH si sforzano di organizzare occasioni di divulgazione e di crescita della sensibilità del pubblico verso l’architettura ma le difficoltà ordinarie rendono tutto difficile, improduttivo e improgrammabile. Bisogna imparare a decodificare queste informazioni e soprattutto a sviluppare un senso critico. Tutto ciò non può avvenire dall’oggi al domani, ma è innegabile che rispetto ad altre parti del’Europa abbiamo molto di più da fare.

7. Conoscendo la realtà siciliana ed in particolare di una delle città che conosci meglio, quale opera di architettura potrebbe risultare fondamentale per lo sviluppo del territorio?

Qualunque opera se ben pensata e ben progettata può dare un contributo, piccolo o grande che sia. In una condizione critica come quella del territorio dell’area metropolitana catanese, per esempio, la congestione del traffico veicolare è patologica come è patologica la gestione del trasporto pubblico che è anche causa concomitante. Credo che in un futuro prossimo temi progettuali legati alla mobilità ed intermodalità debbano essere affrontati con urgenza e soprattutto competenza e lungimiranza.

8. Qual’è la principale differenza nell’organizzazione del lavoro all’interno dello studio professionale in cui operi rispetto a quella che si ha in Sicilia? (se l’intervistato opera all’estero)
…………………………….

9. Nella realizzazione di un’opera, grande importanza viene data all’effettiva esecutività del progetto; ritieni che l’Italia e la Sicilia in particolare siano ancora indietro rispetto agli standard qualitativi europei riguardo la qualità media dei progetti?

Credo ci siano differenze sostanziali tra gli standard qualitativi europei e quelli italiani/siciliani Le cause sono molteplici. Buona parte delle responsabilità sono comunque anche nostre.

10. L’avvento di internet ha reso di facile visione e diffusione le immagini dei progetti e delle opere costruite. Ritieni che il fascino e la seduzione visiva delle rappresentazioni grafiche ottenute con l’uso degli strumenti di visualizzazione digitale abbia in qualche modo condizionato i criteri progettuali e le tendenze compositive?

Nell’attività progettuale impieghiamo gli strumenti di visualizzazione digitale come supporto alla progettazione, come strumenti stessi del progettare. Al pari dei vecchi “plastici” di studio, degli schizzi a matita, gli strumenti di visualizzazione servono indubbiamente alla fase progettuale che alla fase “illustrativa” del progetto a terzi. Chiaramente ci sono architetti che invece “spingono” le capacità e potenzialità di questi strumenti incanalandoli in un tema di ricerca che, magari, ha più a che fare con la sperimentazione plastica di forme, tessiture, trame. In ogni caso questi strumenti restano tali. La “composizione” è prima nella mente del progettista e poi passa allo strumento. Ma il contrario spesso avviene pure. Bisognerebbe comunque spostare la discussione sulla qualità del prodotto.

11. Si ritiene che lo strumento del concorso di idee sia utile per la diffusione del principio di qualità e di trasparenza di un opera architettonica pubblica. Sei d’accordo con questa affermazione e ritieni che il livello di equità di giudizio offerto dalle commissioni giudicatrici sia mediamente accettabile?

Non è il concorso come strumento a garantire qualità e trasparenza di un opera architettonica pubblica. E’ l’operato di chi giudica le proposte all’interno di un concorso che dovrebbe garantire tutto ciò. Sulla trasparenza: Partecipiamo spesso a concorsi di idee o di progettazione. Purtroppo noto con sempre maggiore frequenza che l’operato dei giudici sia poco chiaro nell’enunciare e applicare coerentemente i criteri di valutazione delle proposte. Al di là di somme algebriche di questi o quei punteggi, a volte i giudizi pubblicati non sono altro che banali “trasposizioni” di parti delle relazioni descrittive delle proposte stesse. Quanto di più “trasparente”!!! Sulla qualità: Non credo che il concorso, nella nostra realtà, sia sempre espressione di qualità. Un po’ per via dei meccanismi di scelta che non sono sempre oggettivi e trasparenti. Come dicevo inizialmente, bisogna vedere da chi è composta la commissione e quindi dall’”autorità” dei giurati, dalle loro capacità di valutare le proposte concorsuali. Noto comunque che nei concorsi nazionali le commissioni sono comunque troppo “locali”, a volte poco qualificate e spesso non estranee a legami con vincitori e premiati. Tutto questo non necessita di ulteriori commenti sul “livello di equità” del giudizio.

15 mag 2009

11x11 - Quinta Intervista: CLAUDIO LUCCHESI

Claudio Lucchesi, si laurea alla facoltà di Architettura di Reggio Calabria, nel 1995. Ha lavorato presso lo studio dell’architetto Bruno Isgrò, prima di frequentare il corso di progettazione post-laurea all’Architectural Association di Londra con Jeff kipnis e Bahram Shirdel. Dal 1996 è iscritto all’Ordine degli Architetti della Provincia di Messina e associato all’istituto nazionale di bioarchitettura. È stato uno dei progettisti del progetto vincitore per l’auditorium di Sarajevo e insieme a Centola Associati per il progetto per l’ex cartiera Milano di Amalfi all’interno del piano di recupero generale denominato “Water Power” ha ricevuto a Ginevra l’Holcim Award 2005, medaglia d’oro come miglior progetto europeo, e a Bangkok la medaglia d’argento per l’Holcim Global Award 2006, una sorta di oscar per l’architettura sostenibile.
È stato assistente di Luigi Prestinenza alla facoltà di architettura di Siracusa e ospite critico presso la Metropolitan University, l’Architectural Associationdi e la Greenwich University di Londra. Ha esposto alla Triennale di Milano, nel 2000, 2004 e 2006 alla Biennale di Architettura di Venezia, sempre nel 2006 alla Biennale di Pechino, ospiti nel Padiglione Inglese ed alla 5 Biennale di Brasilia.
Tra le principali pubblicazioni segnaliamo 10×10_2 10 critici per 100 architetti, edito da Phaidon London/New York, dove il gruppo UFO è stato selezionato da Zaha Hadid, come uno dei dieci giovani gruppi emergenti nel panorama internazionale.

Per leggere l'intervista clicca sul Titolo

LINK dell'Evento del 23 maggio 2009:
http://undiciperundici.wordpress.com/

1 Spesso si fa una gran confusione nel definire il lasso di tempo che racchiude le opere di architettura “contemporanea”. La Storia contemporanea è il periodo storico che parte dal Congresso di Vienna ad oggi (193 anni). L’Arte contemporanea si riferisce all’arte creata nel presente ed include generalmente tutta l’arte creata dalla fine degli anni sessanta del XX secolo fino ai giorni nostri (circa 40 anni). La Musica contemporanea è quella composta nel XX e nel XXI secolo. Il Teatro contemporaneo è quello che si è sviluppato in un periodo compreso tra gli inizi del Novecento e i giorni nostri (circa 30 anni). Qual è, a tuo parere, l’intervallo temporale corretto che definisce l’architettura contemporanea?

Mettiamo a confronto due architetture che sono state realizzate nello stesso periodo: l’Altare della Patria a Roma (inaugurata nel 1910) e villa Savoye a Poissy (1931), la prima sembra appartenere ai primi dell’ottocento, la seconda potrebbe essere considerata una costruzione dei giorni nostri, quindi mi piace più pensare alle opere realizzate che all’intervallo temporale per definire l’architettura contemporanea.

2 Per una buona riuscita di opera ci vuole un buon architetto, un committente illuminato e una buona impresa. Per l’esperienza che tu hai potuto maturare all’estero, puoi indicare che peso hanno questi 3 fattori nella realizzazione di un’opera?

Tutti e tre gli elementi sono fondamentali ma credo che i primi due abbiano maggiore importanza; le imprese se dirette con attenzione e costanza possono raggiungere livelli di realizzazione molto alti, personalmente ho avuto esperienze dove maestranze abituate a non curare troppo i dettagli, hanno ottenuto risultati eccezionali. Sono convinto che il ruolo dell’architetto sia determinante per un risultato eccellente, in tutto l’iter del lavoro, dalla progettazione alla direzione dei lavori.

3 Riguardo l’architettura contemporanea, l’Italia negli ultimi anni sta tentando di recuperare il grosso divario con gli altri stati europei e lo sta facendo lentamente. Una importante tappa a livello nazionale è stata l’avvio del P.A.R.C. “Direzione Generale per la qualità e la tutela del paesaggio, della qualità del progetto e dell’opera architettonica e urbanistica”. La Sicilia ha recepito le direttive ministeriali con l’istituzione del D.A.R.C. Sicilia e ad oggi l’attività del Dipartimento per l’Architettura e l’Arte Contemporanea rappresenta un punto di riferimento per tutti i professionisti e gli enti che operano nel settore avendo già all’attivo il patrocinio di ben 12 concorsi internazionali entro il 2009. Qual è il tuo parere sull’attività del D.A.R.C. e sui possibili cambiamenti e i contributi che la sua istituzione potrà apportare nella cultura isolana riguardo l’architettura contemporanea?

Noi come gruppo ufo abbiamo avuto la possibilità di farci conoscere a livello internazionale attraverso i concorsi, quindi ben venga qualsiasi sforzo fatto in tal senso. Il D.A.R.C., viste le buone intenzioni iniziali, potrà dare una grossa spinta alla crescita della qualità dell’architettura in Sicilia. L’organizzazione di mostre contribuirà sicuramente in termini di visibilità, il patrocinio di concorsi potrebbe essere fondamentale per il salto di qualità che manca da tempo alla nostra architettura in Sicilia.

4 Qual’è l’esperienza che ha lasciato un segno indelebile nel tuo modo di progettare?

Sicuramente l’esperienza fatta presso l’Architettural Association di Londra, un anno alla AA mi ha cambiato la vita.

5 Quali sono gli aspetti che ritieni i più positivi ed i più negativi dell’architettura contemporanea?

Dell’architettura contemporanea penso solo agli aspetti positivi: far vivere le persone in luoghi sempre più funzionali, comodi ed integrati con l’ambiente.

6 L’architettura, al di là delle componenti artistiche, filosofiche e culturali, è anche un servizio professionale che viene reso ad un committente pubblico o privato in regime di mercato a seconda della “domanda” e dell’ ”offerta” del servizio stesso. Ritieni che la scarsa diffusione della cultura architettonica contemporanea in Sicilia e in altre parti d’Europa sia causata dalla mancanza di una “domanda consapevole” circa i necessari requisiti di contemporaneità di un’opera nuova?

Ritengo che la causa principale sia una scarsa educazione verso l’architettura. Per esempio si dovrebbe diffondere una sensibilità simile a quella che c’è per la moda, con le numerose riviste, i servizi televisivi, l’attenzione nei periodi delle sfilate, con la gente che segue e conosce le nuove tendenze. Questo non accade per l’architettura, la gente non sa apprezzare un’opera dai disegni o da 1000 immagini, ma solo quando la vede realizzata. Quindi credo che la colpa sia soprattutto della mancanza di una buona architettura da vedere e da vivere.

7 Conoscendo la realtà siciliana ed in particolare di una delle città che conosci meglio, quale opera di architettura potrebbe risultare fondamentale per lo sviluppo del territorio?

Il recupero del vecchio mulino Lo Presti nel porto di Milazzo, dovrebbe rappresentare la casa che accoglie il turista appena arriva in città ed offrirgli tutto quello di cui ha bisogno: biglietterie per i collegamenti con le Eolie, prenotazioni Hotel, bar, ristoranti, centro conferenze, cinema, ne trarrebbe vantaggio non solo Milazzo ma anche le isole Eolie e tutto il comprensorio.

8 Qual’è la principale differenza nell’organizzazione del lavoro all’interno dello studio professionale in cui operi rispetto a quella che si ha in Sicilia? (se l’intervistato opera all’estero)

Spesso lavoro a Londra quindi conosco bene la differenza con la Sicilia. In Inghilterra i disegni vengono rappresentati fino alla scala 1:1, per farvi un esempio quando si progetta un edificio gli ambienti vengono definiti secondo le misure della pavimentazione scelta, in modo che non ci siano sprechi inutili e si possano abbattere i costi. La differenza sostanziale è che a Londra tutta la professionalità e l’energia che metti nei lavori ti viene riconosciuta mentre in Sicilia è già un successo sopravvivere. Ho constatato con molto dispiacere che molte volte la qualità interessa a pochissime persone.

9 Nella realizzazione di un’opera, grande importanza viene data all’effettiva esecutività del progetto; ritieni che l’Italia e la Sicilia in particolare siano ancora indietro rispetto agli standard qualitativi europei riguardo la qualità media dei progetti?

La differenza sta nella suddivisione delle varie professionalità, all’estero ognuno ha un compito preciso, per esempio anche se si deve progettare un piccolo parcheggio si chiede la consulenza agli ingegneri del traffico, qui molti pensano di saper e poter fare tutto e questo rischia di abbassare la qualità media dei progetti.

10 L’avvento di internet ha reso di facile visione e diffusione le immagini dei progetti e delle opere costruite. Ritieni che il fascino e la seduzione visiva delle rappresentazioni grafiche ottenute con l’uso degli strumenti di visualizzazione digitale abbia in qualche modo condizionato i criteri progettuali e le tendenze compositive?

Sono stato 2 anni fa a Londra per festeggiare con i miei colleghi i dieci anni del master alla AA in concomitanza con la mostra dei progetti finali. Siamo tutti rimasti un po’ delusi, è vero che le immagini erano molto accattivanti ma di concetti veri e innovativi secondo noi non c’era molto. Ovviamente il contributo del computer è importante ma ogni grande progetto nasce comunque da segni su un foglio e la qualità la si può intuire da un semplice schizzo.

11 Si ritiene che lo strumento del concorso di idee sia utile per la diffusione del principio di qualità e di trasparenza di un opera architettonica pubblica. Sei d’accordo con questa affermazione e ritieni che il livello di equità di giudizio offerto dalle commissioni giudicatrici sia mediamente accettabile?

Ritengo che i criteri applicati attualmente non funzionino. Per esempio è inaccettabile che un tecnico comunale, che normalmente si occupa di tutt’altro, solo perché il concorso si svolge nella propria città debba andare in commissione per giudicare la qualità architettonica del progetto. Anche in questo caso credo che si dovrebbero semplicemente rispettare i propri ruoli, va bene che il tecnico comunale stia in commissione, ma solo per verificare che non ci siano difformità dal punto di vista urbanistico.