18 mag 2009

11x11 - Settima Intervista: ANGELO SPAMPINATO

Angelo Spampinato, architetto, lavora a Londra nello studio ARUP, dedicandosi in particolare alla progettazione di impianti sportivi con ArupSport. Nato a Catania nel 1978, si è laureato presso l’Università Roma Tre nel 2003. A Roma ha avviato la sua esperienza professionale dedicandosi alla ricerca e alla progettazione architettonica e concentrandosi negli ultimi anni sull’approfondimento teorico e progettuale della tipologia degli stadi e degli impianti sportivi più in generale.

Progetti rilevanti:

Presso lo studio ARUP di Londra:
- “Khalifa bin Zayed National Stadium”, Abu Dhabi (Emirati Arabi Uniti), inaugurazione prevista nel 2010;
- “Singapore National Stadium”, Singapore, inaugurazione prevista nel 2011.

Presso lo studio SHESA di Roma:
- Nuovo stadio Delle Alpi, Torino, per la Juventus FC, inaugurazione prevista nel 2011;
- Borg Al-Fateh Complex – Five Stars Hotel, Khartoum (Sudan), in collaborazione con CMC Ravenna, inaugurato nel 2008;
- Ristrutturazione e ampliamento temporaneo dello stadio Flaminio di Roma, inaugurato nel 2008;
- Ristrutturazione e trasformazione dello stadio Centrale del tennis di Roma, inaugurazione prevista nel 2009.

Presso lo studio Multiengineering Group di Roma:
- Punto Verde Qualità di Roma Tor Tre Teste, proposta per un nuovo centro multifunzionale.

Nel 2003 ha firmato il progetto dello stadio Dei Palici, proposta di un nuovo impianto per il calcio a Catania.

È autore del libro Stadi del Mondo – Sport & Architettura, pubblicato per Edizioni Gribaudo nel 2004 e tradotto in francese, spagnolo e olandese.
È tra gli autori di WorldStadiums.com, tra i più importanti siti web dedicati agli stadi, e autore della sezione dedicata all’architettura degli stadi.

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Evento 11x11 Organizzato da: Spazi Contemporanei, Fondazione Architetti PPC di Catania Luogo: Zo Centro Culture Contemporanee Piazzale Asia, 6 - Catania Data: 23.05.2009

INTERVISTA

1. Spesso si fa una gran confusione nel definire il lasso di tempo che racchiude le opere di architettura “contemporanea”. La Storia contemporanea è il periodo storico che parte dal Congresso di Vienna ad oggi (193 anni). L’Arte contemporanea si riferisce all’arte creata nel presente ed include generalmente tutta l’arte creata dalla fine degli anni sessanta del XX secolo fino ai giorni nostri (circa 40 anni). La Musica contemporanea è quella composta nel XX e nel XXI secolo. Il Teatro contemporaneo è quello che si è sviluppato in un periodo compreso tra gli inizi del Novecento e i giorni nostri (circa 30 anni). Qual è, a tuo parere, l’intervallo temporale corretto che definisce l’architettura contemporanea?

Mi piace definire contemporanea l’architettura molto vicina ai nostri giorni. Direi quella degli ultimi 15 anni, forse 20, non di più. Del resto basta sfogliare una “vecchia” rivista di architettura di 20 anni fa per accorgersi di come sia ormai cambiato l’orientamento della ricerca architettonica, mentre è sotto gli occhi di tutti l’evoluzione dell’uso dei software nell’architettura e il cambiamento che hanno portato nella loro trasformazione da supporto per il disegno a strumento di progettazione.

2. Per una buona riuscita di opera ci vuole un buon architetto, un committente illuminato e una buona impresa. Per l’esperienza che tu hai potuto maturare all’estero, puoi indicare che peso hanno questi 3 fattori nella realizzazione di un’opera?

Fanno tutti parte della stessa orchestra. La bacchetta è in mano all’architetto, tromba e violino rispettivamente al committente e all’impresa: le competenze e la sintonia sono essenziali affinché riesca l’esecuzione del brano; ma se stona uno soltanto, i fischi li prendono tutti.

3. Riguardo l’architettura contemporanea, l’Italia negli ultimi anni sta tentando di recuperare il grosso divario con gli altri stati europei e lo sta facendo lentamente. Una importante tappa a livello nazionale è stata l’avvio del P.A.R.C. “Direzione Generale per la qualità e la tutela del paesaggio, della qualità del progetto e dell’opera architettonica e urbanistica”. La Sicilia ha recepito le direttive ministeriali con l’istituzione del D.A.R.C. Sicilia e ad oggi l’attività del Dipartimento per l’Architettura e l’Arte Contemporanea rappresenta un punto di riferimento per tutti i professionisti e gli enti che operano nel settore avendo già all’attivo il patrocinio di ben 12 concorsi internazionali entro il 2009. Qual è il tuo parere sull’attività del D.A.R.C. e sui possibili cambiamenti e i contributi che la sua istituzione potrà apportare nella cultura isolana riguardo l’architettura contemporanea?

Il parere non può che essere positivo quando si tratta di promuovere e preservare l’architettura contemporanea in Italia e in Sicilia in particolare. A mio avviso il D.A.R.C. può contribuire in modo determinante alla valorizzazione dell’architettura in Sicilia, inserendosi con un ruolo differente in un percorso già tracciato nella nostra isola da altre valide realtà di promozione dell’architettura contemporanea quali, per citarne una a me cara, l’In/Arch Sicilia.

4. Qual’è l’esperienza che ha lasciato un segno indelebile nel tuo modo di progettare?

Aver imparato a vedere l’architettura come un’“arte scientifica”: l’estro e la creatività da una parte accompagnate dalla statica e dalle regole costruttive dall’altra, per fondersi in qualcosa che è al tempo stesso forma e sostanza, pensiero e parola. Fondamentale, in questo senso, è l’approccio culturale alla progettazione.

5. Quali sono gli aspetti che ritieni i più positivi ed i più negativi dell’architettura contemporanea?

Scelgo tre aspetti positivi e altrettanti negativi.
Tra i primi: la ricerca di identità nell’opera architettonica, l’evoluzione tecnologica nell’architettura, in particolare nell’uso dei materiali, e infine l’evoluzione tecnologica nella comunicazione, che ha accelerato i tempi del processo edilizio mutando le relazioni tra le diverse componenti.
Tra gli aspetti negativi: la subordinazione dell’architettura agli interessi economici, tanta ripetitività e poca innovazione in determinate tipologie architettoniche, la tendenza all’omologazione.

6. L’architettura, al di là delle componenti artistiche, filosofiche e culturali, è anche un servizio professionale che viene reso ad un committente pubblico o privato in regime di mercato a seconda della “domanda” e dell’ ”offerta” del servizio stesso. Ritieni che la scarsa diffusione della cultura architettonica contemporanea in Sicilia e in altre parti d’Europa sia causata dalla mancanza di una “domanda consapevole” circa i necessari requisiti di contemporaneità di un’opera nuova?

Sì. Dove l’architettura viene relegata al concetto essenziale del soddisfacimento di un’esigenza col minimo sforzo e la minima spesa, senza disponibilità di tempo e risorse per la ricerca e la sperimentazione, la cultura architettonica contemporanea difficilmente riuscirà a trovare spazio. Al contrario, nei Paesi in cui l’architettura è una scommessa per il committente, l’architettura contemporanea diventa protagonista, interprete di un servizio professionale proprio nelle sue componenti artistiche, filosofiche e culturali.

7. Conoscendo la realtà siciliana ed in particolare di una delle città che conosci meglio, quale opera di architettura potrebbe risultare fondamentale per lo sviluppo del territorio?

Sono sicuramente tante le opere che potrebbero dare un forte impulso allo sviluppo del territorio ma se dovessi sceglierne una per Catania penserei a un nuovo stadio. Non voglio tirare acqua al mio mulino avendo già avanzato una proposta concreta in questo senso con lo stadio Dei Palici, ma a prescindere dal mio progetto credo che un impianto di nuova generazione capace di riflettere la passione per lo sport e per il calcio in particolare e in grado di ospitare non solo tifosi e spettatori ma anche famiglie e visitatori sette giorni su sette possa essere una scommessa vincente per la città.
Uno stadio concepito come una nuova centralità urbana può diventare protagonista dello sviluppo economico e sociale del territorio.

8. Qual’è la principale differenza nell’organizzazione del lavoro all’interno dello studio professionale in cui operi rispetto a quella che si ha in Sicilia? (se l’intervistato opera all’estero)

La differenza che salta subito agli occhi rispetto all’organizzazione del lavoro che ho visto in generale in Italia è la predisposizione a lavorare in gruppo, con “team” organizzati e strutturati che riescono a dare un valore aggiunto al prodotto finale.
Inoltre, si investe molto in termini di tempo e risorse per la progettazione e la ricerca architettonica anche quando il progetto è ormai in una fase avanzata e ha già ottenuto le approvazioni necessarie: si ridiscutono le idee, si torna indietro sul progetto, si valutano proposte diverse, consapevoli dell’importanza di queste fasi e che risultato finale sarà qualitativamente migliore.

9. Nella realizzazione di un’opera, grande importanza viene data all’effettiva esecutività del progetto; ritieni che l’Italia e la Sicilia in particolare siano ancora indietro rispetto agli standard qualitativi europei riguardo la qualità media dei progetti?

Per molti aspetti sì, e tra questi quello che più mi preme sottolineare riguarda i tempi di realizzazione dell’opera di architettura. In tanti Paesi europei il processo costruttivo è più snello e veloce, si passa dal progetto all’edificio realizzato in poco tempo e questo favorisce l’interesse dell’opinione pubblica per il dibattito architettonico. Di conseguenza la ricerca architettonica e l’innovazione tecnologica sono viste con favore.

10. L’avvento di internet ha reso di facile visione e diffusione le immagini dei progetti e delle opere costruite. Ritieni che il fascino e la seduzione visiva delle rappresentazioni grafiche ottenute con l’uso degli strumenti di visualizzazione digitale abbia in qualche modo condizionato i criteri progettuali e le tendenze compositive?

Sì, penso che questo accada spesso. Molte opere di architettura contemporanea sono “svelate” al grande pubblico, addetti ai lavori e non, attraverso i rendering pubblicati su internet o su giornali e riviste. Affinché l’opera abbia successo, anche l’impatto mediatico deve essere accuratamente “progettato” e questo ha spostato l’asse della ricerca verso un’architettura che riesca a comunicare in modo rapido ed efficace attraverso segni netti e facilmente identificabili e memorizzabili.
Questo è quello che accade anche, nella mia esperienza attuale con ArupSport, per la progettazione del nuovo stadio Nazionale degli Emirati Arabi, ad Abu Dhabi: nonostante il cantiere sia ormai avviato da tempo, i rendering del progetto non sono stati ancora mai pubblicati per una precisa volontà di continuare a lavorare alla ricerca di una immagine architettonica finale (intesa anche nel senso di singolo fotogramma) dal forte impatto comunicativo.


11. Si ritiene che lo strumento del concorso di idee sia utile per la diffusione del principio di qualità e di trasparenza di un opera architettonica pubblica. Sei d’accordo con questa affermazione e ritieni che il livello di equità di giudizio offerto dalle commissioni giudicatrici sia mediamente accettabile?

Non del tutto, perché penso che il principio di qualità dell’architettura non sia assoluto ma che sia fortemente influenzato dalla sensibilità e dalla cultura architettonica di chi è chiamato a giudicare.
Senza voler entrare nel merito delle accuse più o meno fondate sulla correttezza e la trasparenza di tanti concorsi di architettura, spesso non mi sono trovato d’accordo con gli esiti dei concorsi per via delle motivazioni: non per “obiettivi errori di valutazione”, ma più semplicemente perché la giuria tendeva a valorizzare maggiormente alcuni aspetti del progetto per me meno rilevanti rispetto ad altri.
Penso infatti che sia difficile che, in generale, una commissione giudicatrice possa farsi garante del principio di qualità, proprio perché credo che non possa esistere un principio di qualità assoluto, valido per tutti. Ma il bello dell’architettura è anche questo!

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