21 mag 2009

11x11 - Undicesima Intervista: FRANCESCO DUCATO

E' L'ULTIMA DELLE INTERVISTE DA NOI PUBBLICATE per introdurre l'evento denominato "11 domande x 11 architetti" e dunque con l'Arch. Ducato si conclude la prima tappa di un percorso conoscitivo che sarà ampliamente studiato, esaminato ed esposto al Centro Culturale Zo di Catania il giorno 23 maggio 2009. Di seguito dunque una breve descrizione dell'undicesimo partecipante alla tavola rotonda assieme ad altri esponenti dell'arte, della cultura e dell'architettura in Sicilia.

Francesco è nato nel 1979 a Montecchio Emilia (Reggio Emilia), una cittadina nel nord d'Italia, da una famiglia siciliana. Si trasferì in Sicilia, quando era molto giovane ed è cresciuto a Siracusa. Lì ha cominciato a ricevere uno educazione artistica dalla scuola e dall'ambiente stesso, pieno di carattere storico e naturale "monumenti". Fin da piccolo ha dimostrato capacità artistiche, ha partecipato a mostre e ottenuto premi. Poi ha deciso di studiare architettura.
"L'architettura è l'arte", con questa idea Francesco cresceva nel mondo universitario, ed ha sempre abbinato agli studi d'arte attività (mostre, workshop).
Dopo aver vissuto due anni a Palermo nel 2000 ha ottenuto una sovvenzione (Erasmus) per andare a Barcellona Università di Barcellona, una delle più importanti scuole di architettura in Europa. Lo spostamento a Barcellona è stato un grande cambiamento in termini di vita e di formazione.
Francesco completato gli studi con lode e menzione speciale tra Palermo e Barcellona per immergersi nella nuova cultura europea. Al momento sta dottorando in Progetto Architettonico su "I nuovi strumenti di architettura", anche a Barcellona, dove si basa.
È stato sempre lontano dalle definizioni delle arti, e questo divenne gradualmente evidente in diversi tipi di lavori che ha svolto durante il primo periodo della sua carriera. Industrial design, interior design, l'architettura, la mostra di progettazione, la fase di progettazione, web design, la scultura, la pittura e la poesia è l'arte di qualche settore in cui Francesco sta lavorando e ottenere risultati di rilievo.
Sempre in continuo divenire è stata proprio la progettazione e la collaborazione con importanti studi di architettura o di artisti come Cloud 9 (www.themakingofcloud9projects.com) a Barcellona o Robert Wilson (www.robertwilson.com), a New York. Con l'approccio di Wilson taglienti e multitasking è l'ultimo dei progetti in via di sviluppo come il Cloud 9 di installazione per la Biennale di Venezia 2008 chiuso lo scorso novembre la 23a con un importante successo di pubblico.

INTERVISTA

1. Spesso si fa una gran confusione nel definire il lasso di tempo che racchiude le opere di architettura “contemporanea”. La Storia contemporanea è il periodo storico che parte dal Congresso di Vienna ad oggi (193 anni). L’Arte contemporanea si riferisce all’arte creata nel presente ed include generalmente tutta l’arte creata dalla fine degli anni sessanta del XX secolo fino ai giorni nostri (circa 40 anni). La Musica contemporanea è quella composta nel XX e nel XXI secolo. Il Teatro contemporaneo è quello che si è sviluppato in un periodo compreso tra gli inizi del Novecento e i giorni nostri (circa 30 anni). Qual è, a tuo parere, l’intervallo temporale corretto che definisce l’architettura contemporanea?

Ho poco interesse per le definizioni in genere perché ritengo che siano necessarie piú alle accademie che a chi costruisce. Direi che contemporaneo puó essere ogni cosa che abbia ripercussioni sulla vita quotidiana attuale, includendo anche la dimensione intellettuale chiaramente, indipendentemente dal periodo di realizzazione. Non sono quindi d’accordo nell’organizzare i programmi di Storia dell’architettura per ordine cronologico.

2. Per una buona riuscita di opera ci vuole un buon architetto, un committente illuminato e una buona impresa. Per l’esperienza che tu hai potuto maturare all’estero, puoi indicare che peso hanno questi 3 fattori nella realizzazione di un’opera?

L’architettura é l’arte collettiva per eccellenza, non la puó fare una sola persona, ogni componente della squadra ha esattamente la stessa importanza, come avviene in un’orchestra o nel team che realizza un film. Un’opera riesce bene quando ogni componente della squadra ha rispetto e coscienza del lavoro altrui e si rema insieme con entusiasmo nella stessa direzione. In questo senso l’idea di Star System é del tutto falsante della situazione reale e anche in questo é una semplificazione dei mezzi di comunicazione assolutamente inutile per gli attori reali del’arte del costruire.

3. Riguardo l’architettura contemporanea, l’Italia negli ultimi anni sta tentando di recuperare il grosso divario con gli altri stati europei e lo sta facendo lentamente. Una importante tappa a livello nazionale è stata l’avvio del P.A.R.C. “Direzione Generale per la qualità e la tutela del paesaggio, della qualità del progetto e dell’opera architettonica e urbanistica”. La Sicilia ha recepito le direttive ministeriali con l’istituzione del D.A.R.C. Sicilia e ad oggi l’attività del Dipartimento per l’Architettura e l’Arte Contemporanea rappresenta un punto di riferimento per tutti i professionisti e gli enti che operano nel settore avendo già all’attivo il patrocinio di ben 12 concorsi internazionali entro il 2009. Qual è il tuo parere sull’attività del D.A.R.C. e sui possibili cambiamenti e i contributi che la sua istituzione potrà apportare nella cultura isolana riguardo l’architettura contemporanea?

In Italia il senso del Bello é diffuso in tutte le sue espressioni, lo é e lo sará sempre nonostante le intenzioni distruttive e banalizzanti della sciocca classe politica che abbiamo, con poche eccezioni purtroppo. L’estetica si respira nell’aria ovunque. La creazione di istituzioni puó servire se chi le compone sono persone intelligenti, attive e con una voglia reale di cambiamento. La D.A.R.C. puó essere davvero importante per la diffusione di una cultura contemporanea e per contribuire a generare la necessitá del nuovo, attraverso la realizzazione di concorsi (non solo di idee) e per poi accompagnare i team di professionisti alla realizzazione sotto il concetto di “Controllo di Qualitá”. “Una societá incapace di produrre il nuovo é una societá malata”, dice Roberto Alajmo in “Palermo é una cipolla”. Speriamo che le cure che si stanno sperimentando siano effettive.

4. Qual’è l’esperienza che ha lasciato un segno indelebile nel tuo modo di progettare?

La mia fortuna credo sia stata l’esperienza professionale fin dagli inizi. Appena finita l’università ho iniziato a lavorare con Pere Riera (www.rga.es), tra i migliori architetti di Barcellona, misicista e scenografo in gioventù. Da lui ho imparato che il rigore nella progettazione deve essere accompagnato dalla apertura mentale e la pratica interdisciplinare.
A questo si é accompagnata la possibilitá di progettare in vari contesti e con varie persone o collettivi. Superare la dicotomia tra pensare e fare che mi avevano insegnato all’universitá (sia in Italia che in Spagna), cosí é per Enric Ruiz Geli/Cloud 9 (www.themakingofcloud9projects.com) con cui collaboro dal 2007).
Per Bob Wilson (www.robertwilson.com con cui collaboro dall’estate scorsa) l’idea contemporanea del multitasking si traduce nella possibilitá accedere a tutti i linguaggi artistici immaginabili (nonostante lui stesso sia architetto). Questa é la mia scuola e spero sia sempre piú evidente nei miei progetti (www.francescoducato.com).

5. Quali sono gli aspetti che ritieni i più positivi ed i più negativi dell’architettura contemporanea?

L’aspetto piú negativo probabilmente é la sua spettacolarizzazione e conseguente banalizzazione.
L’aspetto piú positivo la popolarizzazione: é piú facile per tutti accedere a architettura di qualitá.
L’ultima Biennale di Architettura di Venezia, a cui ho partecipato, è stata un’occasione per riflettere su questi aspetti. Sia Aaron Bestky con il suo invito a riflettere sulla “Architettura aldilà dell’edificio”, sia Emiliano Gandolfi che ci ha diretto come curator nel Padiglione Italia (architettura sperimentale), hanno fatto un ottimo lavoro e ci hanno obbligato a pensare e far pensare su questi aspetti.

6. L’architettura, al di là delle componenti artistiche, filosofiche e culturali, è anche un servizio professionale che viene reso ad un committente pubblico o privato in regime di mercato a seconda della “domanda” e dell’ ”offerta” del servizio stesso. Ritieni che la scarsa diffusione della cultura architettonica contemporanea in Sicilia e in altre parti d’Europa sia causata dalla mancanza di una “domanda consapevole” circa i necessari requisiti di contemporaneità di un’opera nuova?

Sicuramente la committenza ha un ruolo fondamentale. Molta architettura contemporanea viene commissionata con obiettivi pubblicitari, di marketing, sfruttando il nome dell’architetto o l’immagine “moderna” del prodotto, ruolo fondamentale delle istituzioni e delle universitá dovrebbe essere divulgare la cultura contemporanea in genere e di conseguenza anche architettonica.

7. Conoscendo la realtà siciliana ed in particolare di una delle città che conosci meglio, quale opera di architettura potrebbe risultare fondamentale per lo sviluppo del territorio?

Probabilmente il ponte sullo stretto di Messina. Costruendo in Sicilia una delle difficoltá é usare materiali e tecnologie contemporanee, per problemi economici e di circolazione delle idee e persone soprattuto. Potrebbe aiutare a superare gli aspetti negativi dell’”isolamento” della Sicilia, diventerebbe un’opera “simbolo” del link con il continente europeo e credo che potrebbe avere un impatto pratico e psicologico di enorme portata.

8. Qual’è la principale differenza nell’organizzazione del lavoro all’interno dello studio professionale in cui operi rispetto a quella che si ha in Sicilia? (se l’intervistato opera all’estero)

Innanzitutto l’intorno dello studio é diverso. Aperto alla innovazione e alla nascita di giovani attivitá. La ricerca e apprezzata e agevolata. Bisogna lavorare duro, ma impegnandosi i risultati arrivano. La sensazione é di avere prospettive. Collabori con uno studio sapendo che se lavori seriamente riuscirai a costruire la tua dimensione creativa autonoma (anche economicamente) che potrai difendere e alimentare nel tempo.
In Sicilia “l’isolamento” congenito e la mentalitá mafiosa diffusa porta a permettere certi meccanismi inaccettabili che rendono difficile pensare a una propria attività. Tutto questo determina alla lunga una situazione insostenibile per i giovani che per questo emigrano numerosi.

9. Nella realizzazione di un’opera, grande importanza viene data all’effettiva esecutività del progetto; ritieni che l’Italia e la Sicilia in particolare siano ancora indietro rispetto agli standard qualitativi europei riguardo la qualità media dei progetti?

Si. Comunque il caso siciliano é particolare. Nel costruire in Sicilia si ritrova una difficoltá innanzitutto nella cultura architettonica del cliente che determina un ruolo educativo dell’architetto fondamentale. Quando si arriva al cantiere nasce il problema delle maestranze che devono reimparare a costruire a certi livelli. E se é vero che tramite internet si puó fare ricerca sui materiali e le tecnologie attuali, però purtroppo spesso i costi di trasporto materiali e della manodopera specializzata sono proibitivi. Dal mio punto di vista la sfida in Sicilia si converte oggi nella ricerca di nuove applicazioni di materiali e know how tradizionali su concetti contemporanei piú che nella ricerca su materiali e tecnologia. Questo richiede all’architetto uno sforzo maggiore riguardo aspetti di contenuto, concettuali e di reinterpretazione tipologica.

10. L’avvento di internet ha reso di facile visione e diffusione le immagini dei progetti e delle opere costruite. Ritieni che il fascino e la seduzione visiva delle rappresentazioni grafiche ottenute con l’uso degli strumenti di visualizzazione digitale abbia in qualche modo condizionato i criteri progettuali e le tendenze compositive?

Effettivamente il rischio per noi giovani architetti cresciuti nella societá dell’immagine é di costruire alla ricerca delle immagini da rivista, perdendo concetti e contenuti, l’dea di spazio. Per me ha detto bene Zevi, l’architettura non si puó rappresentare, bisogna viverla con i cinque sensi. E quindi in fase di progettazione (che comprende la costruzione) bisogna immaginarla con i cinque sensi e nelle quattro stagioni aggiungerei.
Per quanto riguarda gli strumenti di rappresentazione digitale ritengo che siano di grande utilitá alla progettazione e realizzazione, basti pensare ai processi Cad Cam sempre piú diffusi o i software di animazione come Maya che stanno diffondendo un nuovo approccio al progetto architettonico basata sul concetto di performative particles. Noi ne facciamo uso quotidiano e non vedo perché non dovremmo farlo.

11. Si ritiene che lo strumento del concorso di idee sia utile per la diffusione del principio di qualità e di trasparenza di un opera architettonica pubblica. Sei d’accordo con questa affermazione e ritieni che il livello di equità di giudizio offerto dalle commissioni giudicatrici sia mediamente accettabile?

Effettivamente il concorso di idee é uno strumento importante per le istituzioni e un esercizio interessante per chi progetta. Ancora piú interessante sarebbe se si sviluppassero le fasi successive al brain storming e si potesse scendere in dettaglio e andare in cantiere in piú occasioni. Negli ultimi concorsi in cui ho partecipato in Sicilia il livello delle commissioni giudicatrici é migliorato molto e credo che la tendenza sia positiva. Spero che in genere gli architetti siciliani avremo modo di partecipare in molti altri concorsi in Sicilia e costruire molto di piú.