2 mag 2008

Ara Pacis Augustea o Ara Bellis Alemannea ?


Riporto qui di seguito le precisazioni del neo-sindaco di Roma, Gianni Alemanno, in merito alla vicenda dell' Ara Pacis: "Nella conferenza stampa ho parlato di molte cose, dai nomadi dalla sicurezza fino alla commissione Attali e sulla teca ho specificato che non e' una priorita'". Alemanno ha ribadito che per lui il contenitore dell'Ara Pacis "e' un errore non solo di gusto ma anche urbanistico e di decoro: non c'entra niente in quel contesto". "Su fatti di questo genere -ha confermato il neo eletto- bisogna introdurre un referendum per chiedere ai cittadini se interventi come questi siano negativi o positivi". E a Meier, che ha ricordato che la sua opera e' una delle piu' visitate al mondo, il nuovo sindaco ha risposto: "E' l'Ara Pacis che viene visitata dai turisti, non certo la teca. E' un picco di confusione".

Premesso che non ho avuto ancora l'opportunita' di visitare l'opera di Meier e l'Ara Pacis, per cui non sono in grado di affermare come Aymonino che sia un progetto del c...o, (testuali parole), e che sia l'ultima delle priorita' che deve affrontare ora Roma, bisognerebbe spiegare ai Romani che demolire qualcosa che ha gia' avuto un costo enorme non e' un operazione a costo zero.
Mi sembra invece interessante il discorso che pone Alemanno circa la necessita' di indire un referendum (lo hanno gia' fatto a Firenze per il tram in centro),tuttavia ancor di piu' utile sarebbe far valutare i progetti dei concorsi di architettura dai cittadini, tramite internet, in questo modo si eviterebbero inutili polemiche, sprechi e scelte di parte.
Voi che ne pensate?

7 commenti:

Azalais ha detto...

Io l'ho visitata, e ho trovato il contrasto tra l'antico e il moderno molto ben riuscito. Ma se a loro non piace, che la tolgano. Prima però vorrei tanto sapere come proteggeranno l'Ara Pacis. Come sarà la nuova teca.

Giovanni D'Amico ha detto...

C'e' chi sostiene che andrebbe fatta tutta di vetro, pero' dovrebbero spiegare come si risolve il problema dell'effetto serra....
In ogni caso ci fa piacere che c'e' gente come te che approva gli interventi moderni nei centri storici.

Brontese ha detto...

Da Alemanno erede di una tradizione ..... non accettiamo certo suggerimenti di gusto.Del resto la "macchina da scrivere" di piazza Venezia, non è stata pensata certo dal movimento moderno.bUON lAVORO

FURNITTO.COM

cesareee ha detto...

premetto che nn l'ho ancora visitata... tuttavia ritengo che in un qualche modo quell'opera sia già entrata nella "storia " dell'architettura contemporanea, se non altro di quella italiana, aimè misera in confronto ad altre realtà... e ce ne vorremmo sbarazzare così, con un colpo di spugna?
Se l'Italia dovesse andare avanti a colpi di referendum staremmo belli freschi... tutti hanno paura del cambiamento, eppure nn si può rimanere fermi o addirittura tornare indietro...

Fabrizio Russo ha detto...

visto?.... il tema è sempre lo stesso; e sarebbe uno splendido tema per una tesi di laurea in Psicologia o Sociologia:
"La gestione del cambiamento nella società contemporanea - risvolti e conseguenze in architettura". CHe ne dite? Perchè gli italiani hanno così paura dell'architettura contemporanea a casa propria e magari apprezzano quella realizzata all'estero?
Perchè non si accetta l'idea che un contenitore di un'opera possa essere apprezzato quanto il suo contenuto? Non sarà che visto che siamo nati e cresciuti in un paese tra i più ricchi di beni culturali al mondo, abbiamo paura di perdere questo primato affidandoci ad architetti di cui non comprendiamo lo spirito e le finalità.
E' la paura del cambiamento che frena lo sviluppo del pensiero architettonico contemporaneo in italia. Vi invito a leggere un post di qualche mese fa sull'argomento: http://architetturacatania.blogspot.com/2008/02/pere-desiderare-bisogna-prima-vedere.html

P.S. Secondo me Alemanno non ha alcuna intenzione di fare quello che ha dichiarato (tra l'altro lo ha fatto con toni abbastanza morbidi e possibilisti). Probabilmente è uno strascico della campagna elettorale durante la quale avrà dato addosso su qualunque cosa avesse a che fare con la precedente amministrazione, compreso il concorso per la teca dell'Ara Pacis. Infatti, la sua successiva proposta del referendum sa di "acqua sul fuoco"; Vedrete che non si farà nessun referendum e l'opera sarà magari più visitata di prima grazie a tutto questo gran parlare.

Brontese ha detto...

Architetto Russo; approvo in pieno le tue riflessioni citate nell'articolo da te segnalato. In effetti la nostra "cultura", accetta la modernità in tutte le sue forme, anche estreme; ma riguardo l'abitare, il tabu è sempre lo stesso: "il moderno è roba da ricchi", per non pensare, al fatto, mi è capitato personalmente, che le soprindendenze sono restie all'approvazione di certe "modernità".Come dire:bisogna travestire il lupo da agnello.Allora proponi il compromesso che riecheggia il tradizionale, magari in un'area sottoposta a vincolo paesaggistico.Spero che in futuro, a breve magari, nella mia futura professione, non dovrò o meglio non dovremo, accontentarci di sfogliare immagini in bianco e nero delle ville Lecorbusieriane, con le auotomobili d'epoca parcheggiate sotto casa,e i nostri amici "profani" che ci sussurrano:"che bei fotoritocchi che rieci a fare".
Colgo l'occasione per complimentarmi con il vostro lavoro.
FURNITTO.COM

Fabrizio Russo ha detto...

per il lettore brontese;
Io non sono così sicuro che la colpa sia solo delle sovrintendenze. Ho conosciuto personalmente diversi funzionari che non sono proprio così "retrogradi ed antiquati" come spesso li si dipinge.
I più giovani soprattutto, con le dovute eccezioni, apprezzano l'architettura contemporanea forse perchè loro, probabilmente più di tutti, non ne possono più di esaminare coppi siciliani, modanature decorate e capitelli corinzi in versione "anni 2000".
Probabilmente la maggioranza delle proposte progettuali ha poco coraggio e troppo compromesso. Pertanto, visto il ruolo istituzionale di salvaguardia dell'Ente che li stipendia, indirizzano le proposte su soluzioni più tradizionali e meno rischiose per tutti.
Ovviamente conosco anche casi del tutto diversi in cui il pregiudizio aprioristico su tutto ciò che rappresenta il nuovo la fa da padrone.
La responsabilità è da cercare anche nella nostra categoria di architetti, che dovremmo aver maggiore coscienza del ruolo culturale oltre che professionale del nostro lavoro, e dei nostri committenti, che spesso hanno poca coscienza e conoscenza dell'architettura contemporanea e del LORO ruolo, (assai determinante) nel definire i caratteri qualitativi del costruito.
....dimenticavo, Grazie per i complimenti da Bronte ed auguri per il sito in costruzione che mi riprometto di visitare di nuovo prossimamente.

P.S. saluti al vecchio amico A. Leanza.