16 ago 2010

MENTRE CATANIA LANGUE E SI COMPIACE DEL PASSATO , REGGIO CALABRIA AFFIDA ALL'ARCHISTAR ZAHA HADID IL MUSEO DEL MEDITERRANEO


Da fine maggio, con l’attesissima inaugurazione del MAXXI di Roma, Zaha Hadid, l’architetta irachena naturalizzata britannica, è ormai un volto noto e amato anche in Italia da tutti quelli che vorrebbero il Bel Paese lanciato nel futuro anche dal punto di vista architettonico ed artistico. Alla soglia dei centomila visitatori in due mesi, il MAXXI rappresenta un marchio indelebile lasciato dalla Hadid nel nostro paese, in attesa del completamento di un altro polo museale di enorme importanza che porterà la firma dell’archistar irachena, il Museo del Mediterraneo di Reggio Calabria. Con una forma che richiama quella della stella marina, il nuovo museo dovrebbe essere completato entro il 2015 e andando ad arricchire un lungomare che Gabriele D’Annunzio definì “il chilometro più bello d’Italia”.
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Nata nel 1950 in Iraq, Zaha Hadid è oggi ai vertici del pantheon delle archistar, quegli architetti un po’ artisti e un po’ superstar che con il loro lavoro e le loro visioni hanno contribuito a cambiare il panorama delle metropoli di tutto il mondo, lavorando in bilico tra tradizioni diverse e spinta verso il futuro. Dopo un’infanzia trascorsa a Baghdad e una laurea in matematica conseguita all’università di Beirut, Zaha si trasferisce negli anni ’70 in una Londra che era lontana anni luce dalla metropoli postmoderna attuale. “L’esperienza del trasferimento fu molto liberatoria”, racconta, “Adesso so che gli inglesi in realtà sono sciovinisti e misogini, ma allora coglievo soprattutto il loro amore per tutto ciò che è eccentrico, che mi ha permesso di fare ciò che desideravo”.

E sicuramente l’eccentricità è una delle cifre stilistiche di quest’artista assoluta, che ha nelle sue influenze più radicate l’avanguardia russa e il suprematismo di artisti come El Lissitzky, Kasimir Malevich e Alexander Rodchenko: esponente del decostruttivismo, Zaha è stata la prima donna a vincere il prestigioso Premio Pritzker per l’architettura nel 2004. I progetti del suo studio, con base a Londra, hanno segnato svariate città in tutto il mondo, piccole e grandi: da un impressionante complesso alberghiero ad Hong Kong alla stazione antincendio nella cittadina tedesca di Vitra, dal bar ristorante Moonsoon di Sapporo, in Giappone, al Centro di Arte Contemporanea di Cincinnati, USA.

In Italia è sua una delle più importanti realizzazioni dell’architettura contemporanea nella capitale: dopo l’Auditorium di Renzo Piano e in attesa della Nuvola, l’avveniristico grattacielo che dovrebbe sorgere nel quartiere dell’EUR su progetto di Massimiliano Fuksas, il MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo, progettato dall’architetta irachena, è diventato la nuova meta di turisti e appassionati d’arte a caccia di tracce di futuro nel cuore della città che più di altre ispira un senso di profondità storica.

il MAXXI




3 commenti:

n+1 ha detto...

Cioè dovremmo essere orgogliosi del fatto che gli amministratori di Reggio Calabria hanno selezionato il progetto presumibilmente per il blasone che deriverà da tale scelta?
Per la serie, guarda, il mio lungo mare indossa uno Zaha Hadid nuovo di zecca, ma per piacere!
Ma scherziamo? Invece di valorizzare l'esistente si mette una cosa che starebbe bene anche in Florida o a Pechino; poi se il manufatto sarà totalmente avulso dal contesto con quale pretesa si parla di architettura?
E che c'entra Catania? A parte il fatto che questa distorsione degenere che vuole per effetto della globalizzazione le stesse cose dappertutto con grande comodità degli amministratori che da millenni non sanno che elargire panem et circenses, se i soldi non ci sono che archistar inviti? Con la beneficenza? E per fare che?
Qua s'è persa la lucidità!

Giovanni D'Amico ha detto...

Prendo le difese di Walter...non che ne abbia bisogna.
Si sente il bisogno di rinnovamento, credo, e a tutti i livelli.
Dalle piccole alle grandi cose.
Eppoi la globalizzazione è un fatto con cui ci si deve confrontare, non possiamo restare nella logica del "cortile".
Io non so se starebbe bene in Florida o a Pechino e non so nemmeno qual'è l'archittura giusta per Reggio, so solo che in Italia non si fa altro che criticare.
Prescindendo dal caso Reggio Calabria, ti pongo infine una domanda:
Credi che basti valorizzare l'esistente per risolvere i problemi delle nostre città?

Josef Von Makaronen ha detto...

Caro Giovanni, sono n+1, ho semplicemente smarrito i miei vecchi dati d'accesso. Seppur a distanza di tempo avverto la necessità di alcune precisazioni:
1. la difesa è inopportuna :) nel senso che non intendevo attaccare frontalmente l'autore, piuttosto la mia invettiva era rivolta ai giudici del concorso (a proposito, su europaconcorsi sarebbe interessante esaminare anche qualche altra idea proposta per il Regium Waterfront, giusto per avere il polso della situazione)
2. è chiaro che il confronto con la globalizzazione deve produrre un "g-local" ovvero un "local" nel "global", come più ti piace;
serve dialogo con il posto, ma la s'è piazzata una cosa tutta storta a casaccio XD. Peraltro anche in seguito ad un rapido esame
delle tavole del concorso non si capisce bene cosa sia sta cosa, passami il termine. Per inciso, non passo il giorno facendo l'apologia dei muretti a secco, quindi non mi sta antipatica la cara Zaha ma se siamo responsabili sappiamo che un'architettura fa del sito un luogo, ovvero deve esserci un dialogo con il posto in cui operi altrimenti tutto si riduce ad un effimero esercizio di retorica edilizia. Evidentemente
quella cosa gratutiamente storta dialoga con se stessa e dice "oh quanto so bella, oh come so brava" XD. Intanto zaha si ammucca 100.000 euro di primo premio, avendo vinto, poi prenderà verosimilmente un 8% dell'importo de lavori, che saranno milioni di euro, alla faccia nostra, ma vabe questa è un'altra storia :)
3. La logica del cortile, con rispetto parlando, sarebbe proprio quella che fa dire.."aperti a tutto costi quel che costi" e questo non fa altro che
provocare traumi. Mi spiego, anche esagerando. Prendi il pescatore di reggio che torna all'alba per portare il pescato della notte; come vedrà sto coso ed esclamerà "chisti su pazzi" XDXD per dire che ci sono occasioni in cui con rispetto per tutti si costruisce e non solo per coloro i quali si esaltano vedendo una forma tutta tondeggiante tipo "vasino" del bebè che non dialoga con il contesto e non rispecchia alcuna necessità degli abitanti, spero solo che abbiano curato l'orientamento e comunque di sicuro è sempre meglio di una serra a picco sul mare, che sarebbe stata buona solo per le piante XD
4. sono certo che se avessero fatto un referendum avrebbero fatto fare le corse a tutti, date le priorita' che ci sono (a Reggio come a Catania n.d.r.), e per di piu' sono certo
che il futuro non può non essere per grandissima parte che valorizzazione, restauro..riqualificazione, perchè non si può continuare ad ingurgitare territorio
irrazionalmente, giurerei sul fatto che a Reggio hanno bisogno di altro, sta cosa non urgeva. Di certo i posteri sapranno giudicare.
Con simpatia