25 feb 2009

Anche le archistar piangono....


In questi anni, abbiamo conosciuto le varie sfaccettature della crisi economica, e ci siamo abituati nel tempo, a rivedere i nostri credi e le nostre certezze. Eravamo increduli di fronte al crollo delle grandi banche americane, alla crisi del sistema americano e lo siamo ancor di piu' come architetti alla crisi delle grandi archistar come Norman Foster.
Il ridimensionamento, infatti, di grossi cantieri (vedi in Italia la svendita da parte di Zunino delle Aree Falck di Sesto San Giovanni e Santa Giulia a Milano)ed il fallimento di alcune opere (vedi la torre di 49 piani a Las Vegas ridimensionata in altezza per errori strutturali, con il conseguente rimborso degli 88 acquirenti che aveva versato gli anticipi)hanno portato Foster a ridurre del 30% il proprio organico nei vari studi disseminati per il mondo e chiudendo di fatto gli uffici di Berlino e di Istanbul.

Forse e' la fine dei megastudi? Forse i tempi moderni richiedono studi piu' snelli, o forse occorre ripensare alla globalizzazione?

2 commenti:

Walter Quattrocchi ha detto...

Niente panico da Day after. E' solo la "salutare legge del mercato ( vedi i prodotti tossici finanziari e i tassi mutui casa precipitati). La palla ritorna alla politica ché deve ridare iniezioni di etica al mercato , premiando i comportamenti virtuosi e non facendo finta di niente, come in Italia.Quindi come ribadisce spesso il bocconiano Monti sarebbero utili più' liberalizzazioni in tutti i settori e aggiungo più' crossing, un leggero intervento di uno Stato garante di un mercato sano,includente, incentivante la mobilita' sociale e la partecipazione attiva di più' donne nel mondo del lavoro

PEJA ha detto...

Bhè, anche Wright e Corbu han avuto le loro crisi e le loro fortune... Non mi pare un fenomeno così eccezionale, per quanto viverlo è certamente meno sereno che leggerlo...