Da tempo pensavo di fare una breve intervista a due colleghi che ritengo siano singolari sia per la grande umiltà che li contraddistingue sia per la abilità compositiva che li fa ai miei occhi dei bravi architetti nonostante operino nel pessimismo generalizzato della Sicilia. Loro portano avanti, senza far chiasso, il concetto di architettura contemporanea ed ecosostenibile nei lavori pubblici come nel settore del privato. Ho avuto la fortuna di conoscerli e per un breve periodo collaborare con loro a Palermo, città dove entrambi tuttora svolgono la professione. Rappresentano quella fetta di professionisti che si dedica con passione e dedizione ad uno dei lavori più affascinanti cioè quello di fare l’”Architetto” tenendo fuori da tutto le logiche che appartengono ai politici, ai politicanti, agli aspiranti tale che purtroppo esistono più di quanto immaginavo nella nostra professione.
Gli architetti sono: Enrico Anello e Fabia Adelfio entrambi 38 anni.
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L’intervista:
Il periodo storico che stiamo attraversando non è da considerarsi felice per l’architettura, inoltre la poca considerazione che anche le istituzioni hanno verso questo settore è rilevante. In Italia quello dell’architetto è un mestiere che sembra offuscato, desueto. Come impostate il vostro lavoro consapevoli del ruolo che al momento l’architetto ha perso e come traete entusiasmo da un intorno ostile, particolarmente in Sicilia?
“Operiamo da anni in Sicilia, a Palermo in particolar modo. Questi ultimi anni di lavoro hanno condensato problematiche progettuali di diversa natura, che hanno prodotto una crescita progettuale in una direzione che ci ha fatto confrontare con l’inserimento di architetture moderne nei centri storici, in un continuo contrapporsi tra la tensione generata dall’architettura storica e le trasformazioni che impone una contemporaneità progettuale.
Ciò che abbiamo sviluppato nel nostro lavoro è stato il considerare ogni progetto come un laboratorio d’idee, in cui un premuroso sguardo alla modernità in continua evoluzione cerca di coniugarsi all’attenta analisi della cultura e della storia locale. Questo ci ha consentito un’interpretazione moderna del divenire di un centro storico, di una borgata nel centro della Sicilia o di altre tematiche di scala diversa per capire ed individuare nuove strategie di sviluppo. La nostra caratteristica è quella di superare prima di tutto l’incessante scetticismo che sta nell’intimo del meridionale, fare tesoro dei nostri valori e provare ad essere propositivi e positivi per riscattare quei luoghi che oggi senza ottimismo e buona volontà rimarrebbero nelle mani del deterioramento. I sacrifici sono enormi, la dedizione e la passione però non mancano. Accogliamo sempre con ingenuo trasporto le suggestioni che la tradizione costruttiva ci trasmette, coi materiali, coi colori, le proporzioni, per poi trasporle al presente, alla attualità”.
Conosco molti dei vostri progetti, avete però un repertorio di opere legate al settore dei Musei e degli Allestimenti, del Design e degli arredi che riguarda opere per lo più di privati illuminati, pronti a sperimentare e rendere unici i loro ambienti. Dove ricercate gli elementi funzionanti per la elaborazione di un opera contemporanea che soddisfi le esigenze dei committenti attenti ai cambiamenti del vivere moderno?
“Alvar Aalto scriveva che si deve sempre ricercare una sintesi degli opposti e che tutti gli incarichi progettuali comprendono spesso decine, spesso centinaia e talvolta migliaia di fattori diversi e contraddittori, riuniti in una armonia funzionale soltanto dalla volontà dell'uomo. Questa armonia, scriveva Aalto, può essere raggiunta solo attraverso l'arte.
Il nostro percorso progettuale comprende una architettura dell'inclusione, ovvero consente sia al frammento, sia alla contraddizione e alla improvvisazione, uno spazio espressivo durante le fasi di lavoro. Nasce così il “contemporaneo” quello di cui tu parli, ma io credo che sia un processo naturale, forzato solo nella scelta coraggiosa di materiali nuovi, non ancora radicati nella coscienza di tutti, ma estremamente duttili. Un esempio per noi significativo è il Progetto di Recupero e parziale ricostruzione di un edificio che si affaccia su Via Salita S.Antonio, strada di collegamento tra la Via Vittorio Emanuele e Via Maqueda a Palermo. Le pessime condizioni di conservazione in cui versava l’edificio esistente hanno dato luogo ad una serie d’interventi mirati al suo completo recupero e destinazione ad uso residenziale, secondo le direttrici operative contenute nel Piano Particolareggiato Esecutivo del Centro Storico, cercando tuttavia, nel caso della ricostruzione, di operare secondo la ricomposizione di uno spazio in cui preesistenze storiche dialogassero con elementi moderni. La nota distintiva del progetto sta nel “ponte” di acciaio e vetro che sovrasta l’ingresso al cortile, costituendo una ricucitura con il passato, infatti l’arco d’ingresso in pietra arenaria, contenuto tra l’antico paramento murario, con doppia arcata sovrapposta, ed il grande arco sul fronte principale, viene ricostruito e utilizzando un linguaggio architettonico del presente si è dimostrato come l’architettura contemporanea può dialogare con quella storica”.
Quali sono i parametri che usate nei confronti della Progettazione degli spazi contemporanei, trovate delle difficoltà nell’intendervi con maestranze e artigiani ancora non istruite e pronte a mettersi alla prova col contemporaneo?
“Noi pensiamo che tutte le forme, gli spazi interni ed esterni devono essere pensati attraverso un uso adeguato di materiali. L'architettura è nella pietra, nel metallo, nel legno, nel verde e nel paesaggio, tutto per raggiungere una qualità della vita alta e per permettere agl individui di identificarsi con i luoghi poiché alla fine l'Architettura è per l'Uomo. Proprio per questo il lavoro con gli artigiani si basa su un dialogo continuo che arricchisce le fasi progettuali in continua evoluzione e perfezionamento”.
Nel 1997 si laureano in Architettura presso l'Università degli Studi di Palermo con una tesi dal titolo “Progetto di un Museo di arte contemporanea in Via Maqueda”, con la quale affrontano il tema dell'inserimento dell'architettura moderna nel centro storico. La tesi nel 1999 viene pubblicata sul bimestrale “Paesaggio Urbano”. Nel 1998 Enrico Anello apre il proprio studio. Lavora prevalentemente nell’ambito della riqualificazione ambientale. Nel 2000 si unisce allo studio Fabia Adelfio.
L’ attività professionale dello studio adelfio anello architetti riguarda vari aspetti dell’architettura, riunendo le esperienze condotte dai due architetti nell’ambito della progettazione d’interni ed allestimenti, del restauro e della riqualificazione ambientale e nel campo del design.
Il loro lavoro è stato pubblicato in prestigiose riviste italiane e straniere, quali Paesaggio Urbano, Parametro, Ottagono, L’Architecture d’Aujourd’hui, Concept , Arhitectura, un numero monografico sulla rivista World Architecture Review edito dall’ Università di Architettura di Shenzhen (Cina) nel 2001 e un'altro numero della stessa rivista nel 2009 (World Architecture Review- vol. 24/ no.128 Shenzhen ,China).
Ultimamente sono stati impegnati in progetti di restauro e allestimento museale, quali quello del Museo del Gioiello Antico Siciliano e delle arti Applicate e della mostra “ Architettura norvegese: sulle orme di Sverre Fehn” presso la sede dell'Ordine degli Architetti della Provincia di Palermo.
Di recente sono stati Invitati dalla Municipalità del Distretto di Bao'an (Shenzhen) per partecipare alla conferenza “ International Seminar : Bao'an Central District, Urban Planning and Development Strategy” 26-27 /11/2009, Bao'an, Shenzhen, China.
1 commento:
Sono sempre stata convinta del valore delle vostre progettazioni, quindi della vostra bravura di architetti capaci di coniugare con rara sensibilità il moderno con la storia dei luoghi. Per questo vi ho seguito con attenzione, da prof che non vi ha avuti allievi ma soddisfatta del buono che è uscito dalla scuola palermitana. Complimenti per i riconoscimenti meritati, rosanna pirajno
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